mercoledì, aprile 29, 2009
LA SPARATA DI AHMADINEJAD
La “sparata” di Ahmadinejad alla Conferenza sul razzismo tenutasi a Ginevra sotto l’egida dell’O.N.U. deve essere inquadrata, con precisione, sulla nuova strada che l’uomo di Teheran sta percorrendo per raggiungere un posto di prestigio nello scacchiere mediorientale; non dimentichiamo che questa posizione è stata “promessa” al popolo iraniano dallo stesso Obama nel suo messaggio del dopo insediamento.
Per inquadrare con chiarezza la situazione, dobbiamo riportare il brano del discorso che ha fatto scandalo: “Israele, con l’aiuto di americani ed altri paesi occidentali, ha formato uno stato razzista in Medio Oriente”.
A questo punto dell’intervento – ben più lungo di quanto stabilito dalla Presidenza – molti rappresentanti dei Paesi europei, si sono alzati e, in fila indiana, hanno abbandonato l’aula.
Una prima considerazione: Ahmadinejad non ha ribadito il concetto che gli è sempre stato chiaro e cioè che Israele “deve essere distrutto”, ma si è limitato ad affermare che quel governo attua una politica razzista.
Da notare che la base di questa Conferenza era il documento denominato “Durbhan 1”, in cui la maggioranza dei membri dell’ONU definiva razzista lo Stato di Israele; i contenuti di questo documento hanno rappresentato i motivi dominanti per i quali diversi stati – fra cui Italia, Stati Uniti, Canada, Olanda, Australia – non vi hanno partecipato; quindi si potrebbe dire che il Presidente iraniano si è limitato a ribadire quanto già affermato da molti Paesi.
Seconda considerazione: in Iran tra un paio di mesi ci sono le elezioni e, ovviamente, Ahmadinejad è in lizza per ribadire la vittoria del suo partito e sua personale; la Conferenza di Ginevra ha rappresentato l’ideale trampolino di lancio per potersi presentare sul palcoscenico internazionale; al suo rientro in Iran, una folla oceanica – forse opportunamente orchestrata o forse spontanea – lo ha atteso all’aeroporto tributandogli accoglienze trionfali, da eroe nazionale. Chiaro che questo va a suo vantaggio nelle prossime elezioni!!
Le frasi di Ahmadinejad, al di là della tempestiva uscita dall’aula di molti delegati europei, hanno provocato una sostanziale divisione in campo occidentale, in quanto alcuni hanno continuato a stigmatizzare – tipo Inghilterra, Francia, Polonia, Germania – mentre altri si sono visti addirittura applaudire il leader iraniano al termine del suo intervento.
Quando alcuni giornalisti hanno comunicato ad Ahmadinejad questa divisione che si stava verificando nel campo degli occidentali, la sua risposta è stata allo stesso tempo semplice e scontata: “vuol dire che da ora in poi parteciperò a tutti gli incontri internazionali!!”.
Singolare l’atteggiamento del Vaticano che – oltre a partecipare alla Conferenza nonostante l’assenza di Italia e Stati Uniti – è rimasto fino in fondo ed ha sottoscritto il documento finale (di una genericità disarmante), affermando, al di là di ogni polemica, che “la Conferenza è stata un’occasione importante per affermare l’impegno contro razzismo e intolleranza”; come si può notare, nessun accenno al caso Israele.
È chiaro che a questo punto la palla passa in campo americano e israeliano: dalle loro mosse si comprenderà se e come potrà proseguire il negoziato con palestinesi e iraniani, tenendo altresì conto che in Israele si è insediato un governo di centro-destra che ha al Ministero degli Esteri un estremista come Liebermann; speriamo bene!!
Per inquadrare con chiarezza la situazione, dobbiamo riportare il brano del discorso che ha fatto scandalo: “Israele, con l’aiuto di americani ed altri paesi occidentali, ha formato uno stato razzista in Medio Oriente”.
A questo punto dell’intervento – ben più lungo di quanto stabilito dalla Presidenza – molti rappresentanti dei Paesi europei, si sono alzati e, in fila indiana, hanno abbandonato l’aula.
Una prima considerazione: Ahmadinejad non ha ribadito il concetto che gli è sempre stato chiaro e cioè che Israele “deve essere distrutto”, ma si è limitato ad affermare che quel governo attua una politica razzista.
Da notare che la base di questa Conferenza era il documento denominato “Durbhan 1”, in cui la maggioranza dei membri dell’ONU definiva razzista lo Stato di Israele; i contenuti di questo documento hanno rappresentato i motivi dominanti per i quali diversi stati – fra cui Italia, Stati Uniti, Canada, Olanda, Australia – non vi hanno partecipato; quindi si potrebbe dire che il Presidente iraniano si è limitato a ribadire quanto già affermato da molti Paesi.
Seconda considerazione: in Iran tra un paio di mesi ci sono le elezioni e, ovviamente, Ahmadinejad è in lizza per ribadire la vittoria del suo partito e sua personale; la Conferenza di Ginevra ha rappresentato l’ideale trampolino di lancio per potersi presentare sul palcoscenico internazionale; al suo rientro in Iran, una folla oceanica – forse opportunamente orchestrata o forse spontanea – lo ha atteso all’aeroporto tributandogli accoglienze trionfali, da eroe nazionale. Chiaro che questo va a suo vantaggio nelle prossime elezioni!!
Le frasi di Ahmadinejad, al di là della tempestiva uscita dall’aula di molti delegati europei, hanno provocato una sostanziale divisione in campo occidentale, in quanto alcuni hanno continuato a stigmatizzare – tipo Inghilterra, Francia, Polonia, Germania – mentre altri si sono visti addirittura applaudire il leader iraniano al termine del suo intervento.
Quando alcuni giornalisti hanno comunicato ad Ahmadinejad questa divisione che si stava verificando nel campo degli occidentali, la sua risposta è stata allo stesso tempo semplice e scontata: “vuol dire che da ora in poi parteciperò a tutti gli incontri internazionali!!”.
Singolare l’atteggiamento del Vaticano che – oltre a partecipare alla Conferenza nonostante l’assenza di Italia e Stati Uniti – è rimasto fino in fondo ed ha sottoscritto il documento finale (di una genericità disarmante), affermando, al di là di ogni polemica, che “la Conferenza è stata un’occasione importante per affermare l’impegno contro razzismo e intolleranza”; come si può notare, nessun accenno al caso Israele.
È chiaro che a questo punto la palla passa in campo americano e israeliano: dalle loro mosse si comprenderà se e come potrà proseguire il negoziato con palestinesi e iraniani, tenendo altresì conto che in Israele si è insediato un governo di centro-destra che ha al Ministero degli Esteri un estremista come Liebermann; speriamo bene!!