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martedì, aprile 28, 2009

DALLA CRONACA 

Accantonata, con qualche polemica, la Festa della Liberazione, ormai divenuta “Festa della Resistenza”, la cronaca ci propone due notizie che hanno più spazio delle altre: l’influenza suina e l’attacco dei pirati verso una nave da crociera italiana; e così, anche se i due argomenti non mi stimolano più di tanto, mi vedo “costretto” a parlarne.
L’influenza suina ha avuto origine in Messico e da lì è arrivata negli USA: nel primo stato si contano, al momento in cui scrivo, 149 vittime e oltre 1.600 contagiati, mentre negli USA i casi accertati sono 40.
Questa epidemia ha la particolarità di prendere l’avvio dai suini – analogamente a quanto avvenne con i polli – e da lì trasmettersi, attraverso le vie aeree, quindi niente contagio dalla carne degli animali; ovviamente nessuno ci crede e gli acquisti di carne suina sono letteralmente crollati; in Europa si hanno segnalazioni di contagi in Scozia e in Spagna; niente casi in Italia, dove è stata allestita un’unità di crisi al Ministero della Salute; l’epicentro dell’infezione è comunque in Messico e l’unica indicazione che ci arriva è di non recarsi in quel paese a meno di grosse necessità.
Ai tempi dell’aviaria, ebbi a dire che le forze della natura – in quel particolare momento: i polli – si stavano ribellando all’uomo che le stava nutrendo con modalità e sostanze diverse da quelle previste dal ciclo naturale della vita; da qui la “ribellione” e l’avvertimento all’uomo che l’infezione potrebbe tramutarsi in vera e propria “pandemia”. Per l’epidemia in atto non aggiungo una virgola, in quanto siamo nelle stesse condizioni: per lucrare sulle carni di questi animali si compiono veri e propri misfatti che – a gioco lungo – siamo chiamati a pagare con perdite umane; sempre poche, comunque, ce ne vorrebbero di più per insegnarci a rispettare gli animali.
Nella vicenda dei pirati, per la prima volta da quando è iniziato questo “flagello”, la nave ha battuto i corsari che sono stati costretti a ritirarsi in gran fretta; vediamo come sono andate le cose: anzitutto diciamo subito che l’attacco è avvenuto molto distante dalle coste somale (segno che l’appetito aumenta) ed ha riguardato una nave passeggeri anziché il solito mercantile. Le modalità sono state le stesse di sempre: attacco dei barchini da una parte della grande nave e inizio di una sparatoria intimidatoria (sono stati esplosi oltre 200 colpi); a questo punto però si è verificata una novità sostanziale nella risposta dell’aggredito: a bordo della nave c’era un certo numero di agenti della “security” incaricati di servizi antiterrorismo, i quali hanno immediatamente risposto al fuoco con le pistole che avevano in dotazione; il capitano ha dato l’”avanti tutta” e la mastodontica nave è passata dai 19 ai 27 nodi di velocità, facendo anche registrare un forte beccheggio (mirato a scoraggiare l’arrembaggio); contestualmente viene lanciato il “may day” che è ricevuto da una nave militare, la quale si dirige a tutta forza verso l’area interessata.
A questo punto i nostri pirati, che forse hanno intercettato la conversazione tra la nave passeggeri e quella militare, hanno pensato bene di lasciar perdere e di andare alla ricerca di una nave che non fosse, come dire, “più abbordabile”; ovviamente il comportamento della nave italiana viene portato a esempio e ora tutti la imiteranno, riempiendo le stive di “pistoleri” più o meno legittimi.
Come ho detto in un altro mio post sull’argomento, i pirati non si combattono in mare, ma ponendo in grado il governo legittimo di ripristinare la legalità nelle zone di terra dove ci sono le loro basi, e agire attraverso interventi sociali mirati a risolvere i tanti problemi di quei luoghi. Ogni altro modo di intervenire è velleitario!!

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