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lunedì, aprile 06, 2009

A CHI MUORE DI FAME? NIENTE! 

A sentire tutti quei potenti del pianeta riuniti prima a Londra, poi a Strasburgo e infine a Praga, si direbbe che hanno tutti “le tasche bucate” come si dice dalle mie parti, cioè sono disposti a spendere a piene mani; ne fanno fede tutti i fantastiliardi che vengono erogati a Banche in difficoltà, Industrie sull’orlo del fallimento e ad altre situazioni di emergenza causata dalla crisi (per la quale nessuno ha pagato).
E quindi si potrebbe pensare che i soldi per i “poveri del mondo” sono una goccia nel mare delle disponibilità di questi signori; e invece, se vi andate a rileggere i vari comunicati del G20, non c’è una riga destinata a questo problema e quindi il tutto è rinviato a “impegni precedenti”, peraltro disattesi, oppure a iniziative locali che, pur nella loro generosità, lasciano le cose come stanno.
A queste iniziative – ripeto, poche e mal coordinate – si oppone anche la ferraginosa burocrazia amministrativa che governa ormai tutto l’universo; pensate che nella mia regione, un comune alle porte di Firenze ha stanziato la “stratosferica” somma di 15.214 euro per un cofinanziamento alla costruzione di un ospedale nella Selva Locandina (Messico), per contributi per un lebbrosario in Guinea gestito dalle suore e per un pozzo in Angola; ebbene, la Corte dei Conti – come è noto il Tribunale amministrativo – ha deciso che non è giusto spendere i soldi dei cittadini per aiutare popolazioni distanti mille miglia; eventualmente la donazione si può fare, ma solo inviando i soldi al Ministero degli Esteri, l’unico autorizzato a effettuare simili interventi.
Quindi non viene riconosciuto il concetto di “cooperazione decentrata”, sulla quale si basano tante iniziative dei singoli Enti Locali (grandi e piccoli); da notare che la gente ha l’idea che se questi denari entrano nel calderone della cooperazione centralizzata, va a finire che ne arrivano una minima parte!
Comunque, dopo la sentenza della Corte dei Conti, il Sindaco del Comune finanziatore rischia di pagare quei soldi di tasca propria rimettendoli nelle casse dell’Istituzione; e sembra anche che da questa sentenza possa discendere un provvedimento che rimette in discussione l’intera cooperazione decentrata, anche quella regionale che – nel 2008 – è stata di 8 milioni di euro per vari interventi anche di natura sanitaria.
Insomma, tutto, se del caso, dovrebbe passare dal Ministero degli Esteri: questo mi ha richiamato un mio vecchio pallino circa gli aiuti al terzo mondo; seguite un attimo il mio ragionamento: si fa riferimento agli aiuti che il Ministro Frattini ha consegnato all’ANP nella striscia di Gaza, al termine dei noti accadimenti che hanno provocato vittime, danni e dolori infiniti; si tratta di 40 tonnellate di “generi umanitari” che, ritengo siano rappresentati da alimenti (a lunga conservazione), da generi di abbigliamenti e di copertura e da oggetti occorrenti in una casa “normale”.
Soffermiamoci in uno di questi comparti – il latte in polvere – e vediamo come può fare il ministero a scegliere quello da mandare; non producendo lo stesso dicastero un suo alimento del genere, dovrà rivolgersi al mercato, ma a chi si rivolge, alla Ditta Bianchi o alla Ditta Rossi? Magari si potrà fare un’asta, ma sappiamo bene come vanno a finire queste cose; in buona sostanza, voglio dire che scegliere la Ditta Rossi anziché l’altra, sposta e di parecchio la bilancia industriale di queste due aziende del settore e quindi danno alla stessa una facilitazione non da poco; la scelta è gratuita? Se così fosse ne resterei fortemente meravigliato; credo invece che ci siano interessi (soldi) che corrono!! Quindi si lucra anche sulle disgrazie? Certo!! Anzi, è proprio quando la gente soffre che il vero “carognone” specula sul dolore! Chiaro il concetto??

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