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sabato, marzo 21, 2009

UN PAIO DI COSE GUSTOSE 

La prima cosa gustosa che appare sulla stampa riguarda il Presidente Obama che ha dato luogo ad una colossale gaffe – tanto per intenderci “alla Berlusconi” - quando si è paragonato ai disabili che partecipano alle Paraolimpiadi nella sua scarsa dimestichezza con il bowling; il suo staff si è subito accorto dell’errore e il bravo Barack si è immediatamente scusato: scuse accettate e incidente chiuso.
Ma l’attività del Presidente è continuata con un “video messaggio” – strumento utilizzato dal suo quasi omonimo Osama – diretto agli iranianii; in questo video, con i sottotitoli in lingua araba per non creare fraintendimenti, viene ribadito che la nuova amministrazione americana intende avere rapporti diplomatici “normali” con l’Iran il quale ha diritto di riprendere il suo posto nel consesso mondiale delle nazioni; oltre questo appello alla ragionevolezza ed alla discussione dei problemi ancora aperti, non è andato e quindi – come era logico attendersi – la risposta degli ayatollah è stata quanto meno scontata: queste sono chiacchiere, ci aspettiamo dei fatti e, per la precisione, fatti che portino all’allontanamento degli Stati Uniti da Israele ed al riconoscimento delle colpe relative ad alcuni golpe organizzati in medio oriente.
E quindi siamo al punto di partenza, anche se adesso non ci sono più le minacce americane e neppure l’inclusione dell’Iran tra gli “stati canaglia” (la lista però non è stata ancora ufficialmente aggiornata); quello che invece ha provocato il video messaggio di Obama è una forte apprensione negli stati confinanti con l’Iran, a cominciare da Israele, ma proseguendo anche con buona parte degli stati arabi che hanno una fifa tremenda dell’arma nucleare in mano ad una nazione governata da una teocrazia che pone alla base del proprio operato il Corano e che è autoritariamente diretta da una squadra di ayatollah che se ne infischia delle elezioni.
L’altra vicende che viene strombazzata dalla stampa riguarda il destino della gloriosa fabbrica di elettrodomestici “Indesit”, facente parte del gruppo Merloni, la cui attuale A.D., Maria Paola, figlia del fondatore, figura tra i parlamentari del PD; che cosa è successo? È successo che la fabbrica situata nel torinese, comprendente 600 lavoratori, è stata smantellata e la produzione trasferita in una struttura – anch’essa di proprietà Merloni – già operante in Polonia.
Due considerazioni: la prima è che non sta scritto da nessuna parte che un aderente ad un partito “di sinistra” debba fare cose “di sinistra” anche nella sua vita privata; specifico meglio: a volte è molto comodo ad operatori economici appartenere – o fare finta di appartenere – a partiti che si ispirano a idee progressiste, ma tenere ben saldo il controllo del proprio portafoglio e scegliere, di conseguenza, quello che permette un sempre maggiore arricchimento a danno, magari, della socialità del lavoro.
La seconda considerazione – per bocca di Maria Paola Merloni – è che l’Azienda è stata costretta a trasferirsi in Polonia, stante la differenza dei costi del personale e dell’energia tra quel Paese (che è nell’U.E.) e l’Italia; se vogliamo riequilibrare questa situazione dovremmo concedere incentivi alle nostre Aziende, ma così facendo cadremmo nel peccato del “protezionismo”, da tutti vituperato ma poi abbracciato.
Volete un esempio? Il Presidente Sarkozy sembra che abbia compiuto il percorso opposto: ha “costretto” (scucendo un sacco di soldi) la Renault a ridimensionare il proprio stabilimento in Slovenia (anche lei nell’U.E.) e a riportare parte della produzione in Francia; scontate le proteste di quel Paese che pare intenzionato a portare la questione di fronte alla Commissione UE. Staremo a vedere come finisce!!

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