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domenica, febbraio 22, 2009

MOLTO "NERO" NEL MONDO DEL LAVORO 

Con una di quelle affermazioni che definire pleonastiche è dir poco, il Governatore della Banca d’Italia, Draghi, ci informa che “la crisi in atto si protrarrà nei prossimi trimestri e, di conseguenza, avrà ripercussioni sull’occupazione”;quindi visto che la crisi economica che sta sfociando in una autentica recessione, non è sicuramente uno dei modi per fare ripartire il mondo del lavoro, l’affermazione di Draghi è fatta soltanto per dare fiato alla bocca: ci scusi signor Governatore, ma siamo abituati a dire la verità!
Il Governo, per sua parte, ha fatto quanto poteva, aumentando sensibilmente il fondo del welfare, ma oltre non può andare, temendo di incappare nei richiami di Bruxelles e rischiando anche di sforare sui famosi parametri di Mastrick; una cosa che invece ci aspettiamo dal Ministro dell’Economia è l’apertura del rubinetto che faccia circolare quella valanga di soldi che lo Stato deve – a vario titolo - alle piccole e medie imprese e che sarebbero una autentica mano santa per far respirare ossigeno fresco da tramutare in nuovi posti di lavoro.
A proposito di posti di lavoro, ho saputo un paio di storielle sul modo con cui vengono impiegati i cinesi in Italia: anzitutto è bene sapere che esistono squadre modulari di lavoratori cinesi guidate da uno o più “caporali” che si occupano di reperire il lavoro; quando questo è individuato, si provvede a redigere un preventivo assai più basso di quello di tutti gli altri operatori del settore e, dopo aver acquisito la commessa, viene stabilita l’entità della squadra da impiegare nel lavoro; di questo ho avuto modo di conoscere tutti i dettagli da un amico che sta cambiando l’ubicazione del proprio negozio e deve fare i lavori nella nuova sede: tra tutte le ditte invitate, i cinesi hanno stravinto la commessa; l’operazione avrà luogo “a nero” oppure con regolare fatturazione della cifra pattuita? L’amico su questo punto è stato reticente e quindi devo arguire che le cose non sono chiarissime.
Il secondo campo di intervento della mano d’opera cinese è la lavorazione di pellame: facciamo l’ipotesi che una piccola azienda produttrice di capi in pelle, abbia una richiesta di un numero molto alto di confezioni e con pochissimo tempo a disposizione per provvedervi con il proprio personale; il titolare della piccola fabbrica contatta il cinese che, avuto sentore della quantità dei capi da realizzare e del tempo entro cui eseguire la lavorazione, stabilisce il numero di lavoranti cinesi che – alla chiusura della fabbrica – entrano in azione e lavorando la notte, producono i capi occorrenti; al mattino, gli operai rientrano in fabbrica ed i cinesi vanno a dormire: tutti contenti e felici; in questo caso mi è stato confermato che l’intera operazione si svolge “a nero”.
Ho raccontato questi due episodi, per mostrare una delle situazioni nelle quali la statistica non riesce ad entrare nel problema: il lavoro diminuisce e la disoccupazione aumenta: ebbene non è sempre così semplice e soprattutto così automatico.
I cinesi poi, a differenze dei magrebini e dei romeni, sono per noi degli “intoccabili”, stante la loro provenienza da un Paese che potrebbe comprarci tutti; volete l’ultimo esempio? La brava Hilary Clinton, nel suo primo viaggio da Segretario di Stato, si è recata in Cina e, anziché parlare di diritti civile, di problemi con il Tibet e di altre fesserie del genere, si è raccomandata che lo Stato cinese acquisti ancora più Buoni del Tesoro americani, operazione indispensabile a Obama per rastrellare fondi per la sua politica espansiva; ed ha aggiunto che se loro aumenteranno il possesso di Buoni del Tesori, gli USA guarderanno con occhio di favore le merci cinesi in arrivo in America. Ora dico: se si prostituiscono loro, lo possiamo fare anche noi!!

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