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martedì, febbraio 24, 2009

GLI OSCAR 2009 

Mi è sembrato interessante mettere on-line l’articolo integrale da me scritto nello scorso dicembre per una Rivista del settore sul film che ha fatto man bassa di Premi alla recente rassegna degli Oscar 2009, cioè “The Millionaire” del regista Danny Boyle:
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E’ la storia di Jamal e della rocambolesca vincita di 20 milioni di rupie (circa 420.000 dollari) cifra massima di ogni tempo per l’edizione indiana del quiz “Chi vuol essere milionario”; Jamal è un giovanissimo indiano di appena 18 anni che si ritrova a partecipare al concorso televisivo, ma all’inizio del film lo incontriamo presso una stazione di Polizia dove un grasso e burbero sergente lo interroga e lo picchia per ottenere delle risposte al seguente quesito: come ha fatto a rispondere a tutte le domande che gli sono state poste fino a quel momento? Chi è che gli ha fornito le risposte? Subito dopo arriva l’Ispettore e anch’esso continua l’interrogatorio, integrato da alcune torture elettriche che, comunque, non inducono il ragazzo a parlare; vista questa strenua resistenza, il poliziotto inizia ad interrogare Jamal e scopre che ciascuna domanda che gli è stata posta durante il quiz, ha ottenuto risposta in quanto durante la sua breve ma intensa vita vissuta, gli è capitato di imbattersi in quella situazione e quindi il sapere la risposta è un gioco da ragazzi; e così conosciamo il piccolo Jamal, nato in una fetida baraccopoli alla periferia di Bombay, è dedito a qualunque azione pur di portare a casa qualche soldo, dall’accattonaggio alla vendita di cianfrusaglie, dalle piccole truffe alle situazione via via sempre più pericolose.
Le avventure di Jamal si svolgono sempre insieme al fratello maggiore, Salim e i due prendono a chiamarsi “I due moschettieri” (Athos e Portos); quando incontrano la piccola Latika, la fanno entrare in combutta con loro come “terzo moschettiere”, anche se non le viene assegnato il nome specifico.
Si arriva all’adolescenza e un mascalzone locale li ingaggia per far parte di un gruppo di mendicanti: assistono all’accecamento di uno del gruppo (un cieco nel gruppo porta più soldi) e riescono a fuggire per merito di Selim che si comporta da vero eroe; i tre si sparpagliano e Jamal, dedito a piccoli commerci sotterranei, rimane innamorato di Latika e continua a cercarla, ma senza risultato.
I ragazzi crescono e mentre Jamal è diventato il ragazzo del tè in un call center, Salim ha scelto la strada del crimine, diventando il guardaspalle di un bieco gangster locale che si è preso anche la ragazzina, Latina, come amante; sempre alla ricerca del perduto amore, Jamal decide di partecipare alla trasmissione a quiz che, in India, è quella più vista in assoluto e infatti il giovane parteciperà solo per farsi vedere da Latika, sperando così che essa lo contatti.
Mano a mano che Jamal dipana il racconto, il poliziotto comincia a credere sempre più al giovane e a rendersi conto che in effetti la vita del ragazzo è stata talmente piena di eventi da avergli fornito – direttamente o indirettamente – le risposte a tutti i quiz che gli sono stati presentati.
Arriviamo alla penultima serata e Jamal, vincitore di 10 milioni di rupie, decide di raddoppiare; a questo punto il presentatore della trasmissione – invidioso della vincita e del successo popolare di Jamal – denuncia il ragazzo alla Polizia che lo arresta e lo sottopone all’interrogatorio che ho sopra accennato.
Intanto Latika “vede Jamal alla TV e vorrebbe raggiungerlo, ma le difficoltà sono insuperabili; sarà Salim ad aiutarla ed a riscattare così la propria esistenza, sacrificando la propria vita per permettere la fuga di Latika dalle grinfie del gangster; nell’ultima trasmissione il giovane deve rispondere a una domanda che riguarda il libro della loro infanzia (I tre moschettieri) e gli viene chiesto di dire il nome del terzo moschettiere (dopo Athos e Portos); il ragazzo non lo sa, in quanto è il personaggio assegnato alla bambina che non ha mai avuto un nome; tenta la risposta su “Aramis” e vince tra il tripudio generale; la ragazza lo sta aspettando al loro solito posto – alla Stazione Vittoria – e così il lieto fine è assicurato: i due giovani sono vincitori sia in TV che nella vita, il fratello Salim si è rivalutato con il gesto finale, il bieco gangster muore per mano del suo guardaspalle e il presentatore televisivo deve inghiottire la vittoria del giovane e la popolarità dello stesso.
La struttura narrativa è condotta a flash-back in quanto si inizia dalla penultima domanda che il presentatore rivolge a Jamal e si arriva all’ultima, ma passando da tutto il racconto della vita del giovane, quel racconto che viene utilizzato per le risposte alle domande; data questa incastellatura di ordine generale, possiamo dividere la vicenda in tre parti, con un epilogo: la prima ci mostra i ragazzi ancora piccoli, diciamo tra i cinque e gli otto anni, che vivono nella Bombay delle baraccopoli, con tutta questa gran massa di umanità sofferente che cerca di sbarcare il lunario: i due fratelli, a cui si aggiunge presto la ragazzina, vivono spensieratamente e sembrano non vedere le brutture in cui è ridotta questa parte dell’India; anche le sofferenze, le fughe e gli inseguimenti della Polizia o di qualcuno che è stato truffato, vengono vissuti come un modo per “crescere” e fare esperienza.
Nella seconda parte abbiamo i tre giovani che sono passati all’adolescenza e in questa età cominciano le malizie, le situazioni particolari, ma sempre votate a procurarsi il fabbisogno per tirare avanti: è in questa parte del film che nasce l’amore – che diverrà incancellabile – tra Jamal e Latika, che porterà alla separazione dei ragazzi ed alla loro vana ricerca: ognuno di loro sembra avere scelto una strada diversa e, in quei 19 milioni di esseri umani che popolano la megalopoli, sarà difficile che si rincontrino.
La terza parte ha luogo anzitutto nella Mombai che è sbocciata sulle ceneri di Bombay: è una metropoli fitta di grattacieli e di strade brulicanti di automobili, di grandi Banche e di manager indaffarati; in questo contesto è logicamente imperante la televisione e, in particolare “Chi vuol essere milionario”, trasmissione più vista in assoluto e dal grande fascino per tutti coloro che la seguono; è a questo mezzo, nuovissimo, che Jamal affida la sua ultima speranza di trovare Latika; tra l’altro c’è da aggiungere – a titolo di cronaca – che il format televisivo della trasmissione è lo stesso di quello che vediamo in Italia, uguali addirittura anche le musiche di scena e della sigla; il presentatore – collocato allo stesso modo nello studio televisivo – è piuttosto antipatico, a differenza della innata simpatia che scaturisce dal nostro rubicondo Gerry Scotti.
Dell’epilogo ho già accennato: tutte le tessere del mosaico vanno al loro posto, a cominciare dai due giovani che si ritrovano e si giurano eterno amore, per passare al fratello, Salim, che riscatta con il proprio sacrificio la scelta di vita dedita alla criminalità.
Come impostazione narrativa ai fini del racconto, l’autore si preoccupa di fare emergere – da ciascuna domanda che Jamal deve ricondurre alla sua esperienza diretta – le grandi disuguaglianze di questo grandissimo Paese e le differenze di casta che aleggiano in modo sostanziale in tutta la narrazione; questa idea tematica aleggia sull’ìntera vicenda e diventa una sorta di ambito narrativo.
Tutto questo per portare avanti il discorso che preme all’autore e che, magari ci sembrerà un po’ semplicistico: l’amore trionfa sempre e comunque e la fraternità è un sentimento che travalica qualsiasi ostacolo e al momento opportuno mostrerà la sua importanza; infatti, i due fratelli, distanti per anni, al momento in cui si ritrovano è come se non si fossero mai lasciati: Salim è pronto a sacrificare la vita per aiutare il fratello nel ricongiungimento con l’amata fanciulla; e la ragazza, ormai introdotta in una vita di schiava, sia pure con belle vesti e belle case, nel ritrovare l’amato bene non ha dubbi sulla strada da scegliere: anch’essa rischierà la vita per poter ricongiungersi con Jamal.
E Jamal, in fondo, dopo aver conquistato il premio - “io non concorro per i soldi, ma per farmi vedere da una ragazza che ho perduto” – avrà il suo vero e agognato premio, l’amore di Latika e la prospettiva di una vita futura serena e costellata da tanti piccoli e borghesi bambini, cioè tutto il contrario di quella che hanno vissuto loro (Jamal e Salim) soltanto una diecina di anni prima.
L’autore del film è un inglese di poco più di 50 anni, divenuto famoso al grande pubblico nel 2002 per “Trainspotting”, visto da mezzo mondo e che ha fruttato al regista fama e denaro; in questo film, girato in India, le tematiche rutilanti dei film prodotti a Bollywood, vengono usate per ricavare dei messaggi di speranza e le atmosfere coloratissime dell’India attuale ci mostrano alcune trasformazioni del grande sub continente indiano, trasformazioni che ancora peraltro paiano tutt’altro che risolutive socialmente per la marea sterminata di indiani.
Ho parlato di speranza e lo voglio ribadire: questo sentimento traspare nelle facce di tutti i telespettatori che seguono con attenzione il quiz e su questo compiono quell’operazione di identificazione che li porta a sopportare tutte le mostruose contraddizioni della megalopoli indiana; ma Boyle conduce il suo protagonista ad una realizzazione diversa da quella che tutti sperano: Jamal si realizzerà nel sentimento dell’amore, unico autentico e salvifico elemento per uscire dalle turpitudini di questo mondo.
Il film è ben fatto, con un ritmo eccezionale e con una fotografia sempre viva e attenta alla espressione dell’idea; gli attori seguono i desideri dell’autore e quindi la confezione dell’opera non può essere che gradevole: ne è valente riprova il successo al Festival di Toronto, al quale ha seguito un altrettanti vivo successo in Italia, sia pure con le poche copie messe a disposizione della distribuzione.

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