sabato, febbraio 14, 2009
E' CHIUSA LA POLEMICA SUL NEGAZIONISMO ?
Con l’intervento di ieri l’altro ad un gruppo di rabbini statunitensi, Benedetto XVI spera di aver chiuso la triste polemica con gli ebrei per il perdono ad alcuni lefebvriani che ostentano il negazionismo più sfrontato nei riguardi della Shoah.
Nella speranza di chiudere definitivamente il contenzioso, il Papa ha utilizzato addirittura le parole pronunciate da Wojtila nel marzo 2000 di fronte al Muro Occidentale di Gerusalemme: “Signore dei nostri padri che scegliesti Abramo e i suoi discendenti per portare il tuo Nome alle Nazioni, siamo profondamente addolorati per il comportamento di coloro che nel corso della storia hanno causato sofferenza ai tuoi figli e, nel chiedere perdono, vogliamo impegnare noi stessi per una autentica fratellanza con il Popolo dell’Alleanza”.
Il rabbino David Rosen – facente parte della delegazione ricevuta in Vaticano – ha affermato che “nessun equilibrato osservatore ebreo potrebbe chiedere niente di più al Papa di quanto ha detto oggi nel suo eloquente discorso”.
Sembrerebbe un sigillo autorevole alle parole del Papa e quindi dovremmo dare per scontato che la polemica è chiusa, anche perché stanno per iniziare i preparativi per la prossima visita del Pontefice a Gerusalemme.
Eppure non è così pacifico come potrebbe apparire ad una lettura superficiale; il rabbino Rosen, infatti, ha aggiunto che “Ratzinger ci ha assicurato che ogni progressiva negoziazione con i lefebviani verrà rigorosamente vigilata sulla base della inaccettabilità per la Chiesa di qualunque negazione della Shoah”.
E con questa dichiarazione di un eminente rappresentanza dell’ebraismo mondiale, il nostro Papa è stato – come dire – ingabbiato in una sorta di obbligatorietà di controllare le fasi della riconciliazione con Williamson e compagnia bella; insomma, non si sono fidati della parola, ma lo hanno voluto ribadire in una solenne dichiarazione che impegna il Vaticano – ma il Papa in prima persona – a controllare i “fratelli” con i quali viene fatta la pace, o meglio, coloro ai quali viene rimessa una scomunica.
Per la verità, coloro che sono riusciti a mettere alle corde il Papa, hanno avuto vita facile, in quanto nelle alte sfere vaticane c’era sicuramente diversi personaggi che nella circostanza hanno remato contro il Pontefice, per qualche oscuro disegno che solo i preti sanno fare così oscuro.
L’atteggiamento della struttura vaticana è stato così dilettantesco che ha dato modo a vari personaggi di dire la loro: cito ad esempio la Merkel che ha invitato il Papa a pronunciarsi con la massima chiarezza su qualsiasi tentativo di ridimensionare l’Olocausto; a proposito, la Cancelliera farebbe meglio a dare il via ai rimborsi per le stragi perpetrate dai soldati tedeschi (es. Stazzema); per questi risarcimenti mi sembra che la signora mostri meno disponibilità di quando prende le difese degli ebrei.
E quando il portavoce della Sala Stampa vaticana ha detto che “il Papa non sapeva”, si è raggiunto il massimo dell’incapacità: ma come si può affermare che per una cosa del genere il Papa non sapesse? Sicuramente avrà chiesto il fatidico “tutto a posto?” e, sentendosi rispondere affermativamente, ha proceduto alla revoca della scomunica; ma coloro che dovevano controllare le posizioni attuali dei Vescovi che si stavano riammettendo, sono vivi e vegeti ed hanno nome, cognome e grado.
E se non mi sbaglio grossolanamente, il bravo Ratzinger – dopo avere incassato questa figuraccia – state tranquilli che farà una caccia spietata a coloro che lo hanno tradito; la ricerca non è neppure difficile: sono proprio al suo fianco.
Nella speranza di chiudere definitivamente il contenzioso, il Papa ha utilizzato addirittura le parole pronunciate da Wojtila nel marzo 2000 di fronte al Muro Occidentale di Gerusalemme: “Signore dei nostri padri che scegliesti Abramo e i suoi discendenti per portare il tuo Nome alle Nazioni, siamo profondamente addolorati per il comportamento di coloro che nel corso della storia hanno causato sofferenza ai tuoi figli e, nel chiedere perdono, vogliamo impegnare noi stessi per una autentica fratellanza con il Popolo dell’Alleanza”.
Il rabbino David Rosen – facente parte della delegazione ricevuta in Vaticano – ha affermato che “nessun equilibrato osservatore ebreo potrebbe chiedere niente di più al Papa di quanto ha detto oggi nel suo eloquente discorso”.
Sembrerebbe un sigillo autorevole alle parole del Papa e quindi dovremmo dare per scontato che la polemica è chiusa, anche perché stanno per iniziare i preparativi per la prossima visita del Pontefice a Gerusalemme.
Eppure non è così pacifico come potrebbe apparire ad una lettura superficiale; il rabbino Rosen, infatti, ha aggiunto che “Ratzinger ci ha assicurato che ogni progressiva negoziazione con i lefebviani verrà rigorosamente vigilata sulla base della inaccettabilità per la Chiesa di qualunque negazione della Shoah”.
E con questa dichiarazione di un eminente rappresentanza dell’ebraismo mondiale, il nostro Papa è stato – come dire – ingabbiato in una sorta di obbligatorietà di controllare le fasi della riconciliazione con Williamson e compagnia bella; insomma, non si sono fidati della parola, ma lo hanno voluto ribadire in una solenne dichiarazione che impegna il Vaticano – ma il Papa in prima persona – a controllare i “fratelli” con i quali viene fatta la pace, o meglio, coloro ai quali viene rimessa una scomunica.
Per la verità, coloro che sono riusciti a mettere alle corde il Papa, hanno avuto vita facile, in quanto nelle alte sfere vaticane c’era sicuramente diversi personaggi che nella circostanza hanno remato contro il Pontefice, per qualche oscuro disegno che solo i preti sanno fare così oscuro.
L’atteggiamento della struttura vaticana è stato così dilettantesco che ha dato modo a vari personaggi di dire la loro: cito ad esempio la Merkel che ha invitato il Papa a pronunciarsi con la massima chiarezza su qualsiasi tentativo di ridimensionare l’Olocausto; a proposito, la Cancelliera farebbe meglio a dare il via ai rimborsi per le stragi perpetrate dai soldati tedeschi (es. Stazzema); per questi risarcimenti mi sembra che la signora mostri meno disponibilità di quando prende le difese degli ebrei.
E quando il portavoce della Sala Stampa vaticana ha detto che “il Papa non sapeva”, si è raggiunto il massimo dell’incapacità: ma come si può affermare che per una cosa del genere il Papa non sapesse? Sicuramente avrà chiesto il fatidico “tutto a posto?” e, sentendosi rispondere affermativamente, ha proceduto alla revoca della scomunica; ma coloro che dovevano controllare le posizioni attuali dei Vescovi che si stavano riammettendo, sono vivi e vegeti ed hanno nome, cognome e grado.
E se non mi sbaglio grossolanamente, il bravo Ratzinger – dopo avere incassato questa figuraccia – state tranquilli che farà una caccia spietata a coloro che lo hanno tradito; la ricerca non è neppure difficile: sono proprio al suo fianco.