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sabato, gennaio 24, 2009

PUGNO DI FERRO E DI BURRO 

In Cina non si scherza con la salute pubblica: questo sembra essere il significato delle condanne comminate al processo per il latte contaminato alla melamima: il carcere a vita a Tian Wenhua, 66 anni, nota imprenditrice cinese e due condanne a morte, a Zhang Yujiun, produttore e commerciante di melanina ed a Gen Jinping che avrebbe venduto all’azienda distributrice cinese, del latte al quale era già stato aggiunta la sostanza tossica; ad un altro imputato è stata inflitta la pena di morte, ma questa è stata “sospesa” e probabilmente verrà riconsiderata a trasformata nell’ergastolo; sono state inoltre comminate varie condanne minori, a partire dai cinque anni di carcere, ad altri personaggi minori dello scandalo.
Ricorderete la vicenda che risale appena al settembre dello scorso anno e che è consistita in una improvvida aggiunta di melanina (sostanza impiegata nella produzione di colla che può provocare gravi danni al fegato ed ai reni) al normale latte per uso umano, allo scopo di aumentarne l’apparente contenuto proteico; per effetto di questa contraffazione sono morti in Cina almeno 6 (il numero non è sicuro) bambini e si sono ammalati in 300mila; nel resto del mondo c’è stato allarme, anche panico in qualche caso, ma nessun danno concreto, per fortuna.
Non ho riportato questa notizia soltanto per evidenziare la durezza della giustizia cinese – appunto il “pugno di ferro” - ma anche, e soprattutto, per mostrare a tutti noi che in quel Paese la giustizia va avanti spedita: da settembre ad oggi sono quattro mese e siamo già alla fase della sentenza; qui da noi nello stesso tempo non ci sarebbe stato neppure il cosiddetto “rinvio a giudizio”, la fase cioè in cui il magistrato inquirente dichiara chiusa le indagini e fissa quella dibattimentale in aula.
È facile dirmi che non si possono fare paragoni in quanto lì abbiamo un regime che può fare e disfare a suo piacimento: anzitutto questo è vero solo in parte e poi non vogliamo mica fare di queste contrapposizioni perdenti per la democrazia, altrimenti qualcuno – come diceva Longanesi – potrebbe affermare che “si stava meglio quando si stava peggio”; e non mi sembra proprio il caso!!
Per il pugno di burro cito la giustizia brasiliana e, in particolare il caso di Cesare Battisti, “combattente per il comunismo” e assassino di ben quattro persone, una delle quali per rapinarlo; rifugiato prima in Francia e poi in Brasile, quest’ultimo stato lo ha arrestato e, quando sembrava imminente l’estradizione in Italia, gli ha concesso lo status di “rifugiato politico”, cosa che viene rilasciata a coloro che fuggono da stati e situazioni dove non esiste un briciolo di democrazia e quindi i giudizi dei tribunali possono risentire di questa situazione.
Invocare questo per il nostro Paese è semplicemente ridicolo, ma sembra che dietro questo atteggiamento della giustizia brasiliana ci sia un velato intervento di Sarkozy, al quale era stato richiesto, o meglio implorato dalla moglie Carlà (in Francia lo scrivono così), non è dato sapere in quale contesto.
Cioè, mi spiego meglio: non è dato sapere se tra Nicolas e Carlà c’è una frazione di tempo, giornaliera o settimanale, nella quale si parla di questi interventi “umanitari” (come nella vicenda Petrella non estradata dalla Francia verso l’Italia) o se invece queste pratiche vengono trattate in luoghi più riparati e forse più convenienti, cioè l’alcova matrimoniale.
In quest’ultimo caso, ci starebbe bene un detto che si usa dalle mie parti e che recita “tira più un pelo di f…che un paio di buoi”; chiaro il concetto ??!!

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