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venerdì, gennaio 02, 2009

I DISCORSI DEL COLLE E DEL VATICANO 

L’ultimo dell’anno è un giorno caratteristico per fare dei discorsi che – pur essendo sempre uguali – suscitano grande interesse ed attenzione.
Ha cominciato il Colle, cioè il Presidente della Repubblica che, a reti unificate, ha raccolto 13 milioni di telespettatori i quali erano in attesa di stappare la bottiglia di spumante o di cominciare a sparare botti e qualcos’altro: ovvio il riferimento principale alla crisi che attanaglia tutti i paesi per effetto di una economia – e di una finanza – che ruba ai poveri per fare ancora più ricchi i ricchi; senza entrare in queste polemiche che non può certo permettersi, ha pronosticato che “dalla crisi verrà un’Italia più giusta, con meno disparità”; Dio volesse, allora la crisi sarebbe veramente salutare, peccato che il nostro beneamato Presidente si sia dimenticato di dirci “in quale modo” questo riassetto sociale dovrebbe avvenire.
Se intendeva “con le buone”, mi sembra poco veritiero che “i ricchi” si disfacciano di una parte della loro ricchezza per darla ai poveri; se invece intendeva “con le cattive”, non mi sembra che i poveri di questi tempi abbiano le palle per andare dai ricchi a strappare loro almeno una parte di ricchezza; quindi…..
Peraltro, il saggio Napolitano si è completamente dimenticato di affrontare la questione morale, cioè tutta la gran massa di esponenti politici, locali e nazionali, che sono più o meno inquisiti dalla Magistratura; è chiaro che non spetta a lui prendere posizione – solo Cossiga ebbe il coraggio di farlo – ma sono certo che il Presidente conosce bene la situazione della battaglia magistrati/politici e sa altrettanto bene che questa lotta è una delle componenti dell’immobilismo politico del Paese: adesso gli inquisiti sono quelli dell’opposizione e le loro energie sono quasi interamente volte a difendersi da queste accuse ed infatti il loro mestiere, inteso come progettualità alternativa alla maggioranza, latita e parecchio. Per il resto l’anziano Presidente si è tenuto su un naturale generalismo cosicché, anche Berlusconi, può tirare il suo discorso dalla propria parte: “il Colle approva il mio lavoro” è il suo commento.
Sull’altra riva del Tevere, il Papa non ha lesinato discorsi e, tra le tante cose, ha fatto due affermazioni importanti: la prima è quella che abbandona la traslazione automatica delle leggi italiani nella normativa Vaticana; che avrà voluto dire questo provvedimento? Fermandoci alla sostanza risulta che la Santa Sede non ritiene le leggi che vengono approvate in Italia come un patrimonio da utilizzare tranquillamente anche dal Vaticano, perché evidentemente – sia pure con un governo di centro destra – l’indirizzo parlamentare su alcune tematiche di carattere etico (eutanasia, staminali, RU 54, aborto, ecc) non è più palesemente allineato con il dettame della Chiesa. E poi ci sono questi ministri che non hanno – quasi nessuno – una stabile famiglia e questo, alla lunga, fa andare su tutte le furie il pur mite Benedetto; del resto il Presidente ha dato il “cattivo esempio”, con quella cerimonia di nozze, ripresa dalle sue TV, in cui la figlia – che ha già avuto un figlio dal proprio compagno - regolarizza la situazione, civilmente, in una solenne cerimonia nella quale le cosiddette “famiglie allargate” si sprecano: no, così non va !!
C’è poi la questione della lotta alla povertà, nella quale il Papa ha ribadito il suo “no” a sterili rattoppi ed a norme tampone, ma ha auspicato “una solidarietà sociale globale”, in linea a quanto affermato dal suo predecessore Giovanni Paolo II; il milione di euro con cui la Diocesi di Milano ha aperto un fondo speciale per la povertà, è la prova che la Chiesa sta facendo sul serio; vediamo ora come la pensa la periferia!!

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