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domenica, dicembre 14, 2008

LA PARTE GIUSTA 

Qual è la parte giusta nella vita? Tutti noi siamo chiamati a “scegliere” al grande bivio che l’esistenza ci presenta di continuo e, alcuni di noi, imbroccano la parte giusta e altri invece quella sbagliata. Questo ragionamento “pseudo filosofico” mi serve per introdurre quanto sta accadendo a margine della vicenda Alitalia, ma con una parte minore della vicenda, quella dei creditori della nostra ex Compagnia di bandiera, che sembra non interessare a nessuno.
“Mi dicono, sa lei è creditore della “bad company” e purtroppo la CAI con lei non ha obblighi”: questo è grosso modo lo sfogo di un industriale che ha di recente costruito per Alitalia tutte le sale VIP di Fiumicino e di Linate, per un totale di un milione e quattrocento mila euro di credito vantato e a fronte del quale non ha incassato niente.
Nel caso specifico, la parte giusta è CAI – cioè la nuova compagnia che si addenta la parte buona di Alitalia – mentre la parte sbagliata è quella di chi è rimasto coinvolto in Alitalia, la bad company, cioè la parte cattiva della compagnia, e adesso si ritrova con un pugno di mosche dopo avere addirittura già pagato l’IVA sulla fatturazione del credito e non averlo ancora incassato.
L’industriale di cui sopra ha anche un nome – Aldo De Marco – ed è titolare di una piccola ma stimata azienda che fa parte della lista, lunghissima, delle aziende creditrici di Alitalia. Solo per lo scalo di Fiumicino le imprese coinvolte nel disastro sono una trentina, nelle quali lavorano quasi ottocento dipendenti (una media di una venticinquina l’una) che stanno rischiando il posto di lavoro e dei quali nessuno si occupa: per i piloti (il cui numero è molto simile a questo) si è mobilitato tutto quello che era possibile mobilitare – è mancato solo il Papa, poi c’erano tutti – mentre per questi signori che dovrebbero essere altrettanto meritevoli di tutela e di attenzione, nessuno si muove e, ancora peggio, nessuno ne parla.
Si è formato un comitato spontaneo per la tutela delle imprese creditrici costituito da un primo lotto di 14 aziende con un credito di 15 milioni di euro; hanno incontrato i vertici della Regione Lazio che “si sono mostrati interessati a difendere la loro causa, magari con una legge ad hoc che potrebbe aiutare le imprese ad attingere al credito agevolato”; ho messo tra virgolette questa parte in quanto non è opera mia ma ricalca quanto uscito dalla Regione: il termine “interessati a difendere” poteva essere solo appannaggio di una struttura pubblica che comprende tutta gente “con il culo al caldo” (quest’ultimo virgolettato è mio!!).
Pensate che per i piloti in esubero – mi pare poco più di mille unità – si è snaturata la Cassa Integrazione, portandone la durata fino a 7 anni (mi sembra più una pensione che un intervento tampone); di contro per questi lavoratori dell’indotto Alitalia non c’è proprio niente e per di più, trattandosi in massima parte di piccole o medie aziende, anche l’approccio al welfare è particolarmente difficile.
Concludo con una “sensata” dichiarazione del titolare di una di queste aziende in difficoltà, il cui contenuto sposo integralmente: “Il nostro Paese è uno strano Paese: chi sbaglia, come gli amministratori di Alitalia, non paga e gli danno pure liquidazioni milionarie e chi non sbaglia, come noi, invece paga; la mia azienda lavora da 20 anni con Alitalia e tutto è andato bene fino all’inizio del 2008, poi tutto è precipitato, tant’è vero che da otto mesi non ricevo più una lira, nonostante abbia continuato le forniture”.
Caro amico, si vede che lei è dalla parte sbagliata nel bivio della vita e questa posizione è impossibile cambiarla: lei è lì e ci resta, purtroppo!!

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