giovedì, dicembre 25, 2008
IL CETO MEDIO: IL PIU' TARTASSATO
E’ un discorso che ho già fatto, ma mi sento di doverlo rifare, specie dopo che alcuni amici mi segnalano episodi inquietanti di persone dignitosamente vestite che si danno al “furto del sacchetto della spesa” e che, presi in flagrante, si mettono mestamente a piangere, dopo avere confessato il reato e chiesto umilmente scusa.
Già da qualche anno la forbice tra ricchi e poveri si va progressivamente allargando e il ceto medio, che componeva una fetta rilevante a cavallo tra le due categorie, si sta sfaldando con una parte minoritaria che sale verso la ricchezza e un’altra – molto più cospicua – che scende nell’inferno della povertà.
Queste persone, abituate finora ad avere un minimo di agiatezza, si ritrovano improvvisamente a dover tirare la cinghia e, qualche volta, anche peggio, con la particolarità che del ceto popolare, non possono avere acquisito la forza di sopportazione e l’arte di arrangiarsi tipica di chi è abituato a ricorrere a qualunque scamotto per sopravvivere, compresa una rete di solidarietà che il ceto medio non ha.
E quindi il disagio di non riuscire a sopravvivere è anche una frustrazione ed una vergogna infinita per coloro che lo vivono, abituati come sono a vivere una vita medio borghese che, pur in assenza degli agi dei ricchi ha comunque una sua dignità alla quale non è facile rinunciare.
In passati articoli ho fatto riferimento al borghese decaduto del film di De Sica “Umberto D”, ma adesso mi voglio riferire anche alla pellicola di Soldini dal titolo “Giorni e Nuvole”, nel quale un manager di mezza età viene licenziato in tronco insieme ad alcuni dei suoi operai; l’essenza dell’opera è nella contrapposizione tra l’atteggiamento dei proletari che trovano il modo di cavarsela e riusciranno addirittura a trovare un nuovo posto di lavoro, mentre l’ex manager va incontro ad un calvario infinito, che inizia con la frustrazione dei colloqui di lavoro tenuti da sbarbatelli senza alcuna cultura etica e la freddezza dei suoi ex colleghi; e quando – ormai sconfitto – cercherà di tirare avanti umiliandosi in lavori manuali come il tappezziere o altro, si accorgerà di non riuscirci, non per cattiva volontà, ma proprio per carenza di capacità.
Ecco, adesso abbiamo una situazione nella quale affiorano tante storie come quella narrata da Soldini e queste, proprio nei giorni di festa, durante i quali si vede che questa maledetta crisi è “solo per alcuni”, mentre altri intasano i voli per le isole esotiche oppure riempiono gli alberghi delle località sciistiche alla moda; insomma, gli Hotel a 5 stelle sono ricolmi, gli aerei pure e allora chiediamoci dove sta questa crisi, dove sta la recessione o comunque ammettiamo che le persone che possono spendere e spandere sono un grande numero.
Ed allora facciamo anche una considerazione di ordine più generale: la ricchezza del mondo continua in modo quasi costante ad aumentare, se teniamo per buono l’andamento del Pil delle varie Nazioni, ma il popolo di questi Paesi, preso nei singoli individui, fa fatica a mantenere le posizioni e, in molti casi passa dalla parte dei poveri.
Quindi dobbiamo dedurre che questa crescita costante della ricchezza mondiale, non ricade in forma egualitaria su tutti, ma investe solo alcuni individui, mentre altri li sfiora appena; inoltre – ed anche qui affermo una cosa già detta varie volte – una cosa è essere poveri dove tutti, più o meno lo sono, come eravamo in un lontano passato (anni ’50), ma essere miserabili quando intorno a te brilla la più sfacciata opulenza può indurre a qualunque gesto, anche quello più sconsiderato come il furto: auguriamoci che almeno sia una presa di coscienza per atti più mirati e concreti!
Già da qualche anno la forbice tra ricchi e poveri si va progressivamente allargando e il ceto medio, che componeva una fetta rilevante a cavallo tra le due categorie, si sta sfaldando con una parte minoritaria che sale verso la ricchezza e un’altra – molto più cospicua – che scende nell’inferno della povertà.
Queste persone, abituate finora ad avere un minimo di agiatezza, si ritrovano improvvisamente a dover tirare la cinghia e, qualche volta, anche peggio, con la particolarità che del ceto popolare, non possono avere acquisito la forza di sopportazione e l’arte di arrangiarsi tipica di chi è abituato a ricorrere a qualunque scamotto per sopravvivere, compresa una rete di solidarietà che il ceto medio non ha.
E quindi il disagio di non riuscire a sopravvivere è anche una frustrazione ed una vergogna infinita per coloro che lo vivono, abituati come sono a vivere una vita medio borghese che, pur in assenza degli agi dei ricchi ha comunque una sua dignità alla quale non è facile rinunciare.
In passati articoli ho fatto riferimento al borghese decaduto del film di De Sica “Umberto D”, ma adesso mi voglio riferire anche alla pellicola di Soldini dal titolo “Giorni e Nuvole”, nel quale un manager di mezza età viene licenziato in tronco insieme ad alcuni dei suoi operai; l’essenza dell’opera è nella contrapposizione tra l’atteggiamento dei proletari che trovano il modo di cavarsela e riusciranno addirittura a trovare un nuovo posto di lavoro, mentre l’ex manager va incontro ad un calvario infinito, che inizia con la frustrazione dei colloqui di lavoro tenuti da sbarbatelli senza alcuna cultura etica e la freddezza dei suoi ex colleghi; e quando – ormai sconfitto – cercherà di tirare avanti umiliandosi in lavori manuali come il tappezziere o altro, si accorgerà di non riuscirci, non per cattiva volontà, ma proprio per carenza di capacità.
Ecco, adesso abbiamo una situazione nella quale affiorano tante storie come quella narrata da Soldini e queste, proprio nei giorni di festa, durante i quali si vede che questa maledetta crisi è “solo per alcuni”, mentre altri intasano i voli per le isole esotiche oppure riempiono gli alberghi delle località sciistiche alla moda; insomma, gli Hotel a 5 stelle sono ricolmi, gli aerei pure e allora chiediamoci dove sta questa crisi, dove sta la recessione o comunque ammettiamo che le persone che possono spendere e spandere sono un grande numero.
Ed allora facciamo anche una considerazione di ordine più generale: la ricchezza del mondo continua in modo quasi costante ad aumentare, se teniamo per buono l’andamento del Pil delle varie Nazioni, ma il popolo di questi Paesi, preso nei singoli individui, fa fatica a mantenere le posizioni e, in molti casi passa dalla parte dei poveri.
Quindi dobbiamo dedurre che questa crescita costante della ricchezza mondiale, non ricade in forma egualitaria su tutti, ma investe solo alcuni individui, mentre altri li sfiora appena; inoltre – ed anche qui affermo una cosa già detta varie volte – una cosa è essere poveri dove tutti, più o meno lo sono, come eravamo in un lontano passato (anni ’50), ma essere miserabili quando intorno a te brilla la più sfacciata opulenza può indurre a qualunque gesto, anche quello più sconsiderato come il furto: auguriamoci che almeno sia una presa di coscienza per atti più mirati e concreti!