martedì, novembre 04, 2008
TUTTI A PARLARE DI CRISI
Basta aprire un qualsiasi giornale o sintonizzarsi su un qualsiasi canale televisivo per assistere ad un coro di “siamo in crisi!”: vogliamo un po’ riflettere su questo concetto?
Il primo argomento che viene portato da tutti è il fatto che i prezzi sono aumentati di “tot” e gli stipendi e salari “meno”: questo – a mio modo di vedere – è vero fino ad un certo punto, in quanto ad un aumento del costo della vita di 100 è corrisposto un incremento salariale di 99 (cifre esemplificative ma rispondenti alla realtà statistica).
Il problema sta nell’abitudine di considerare il nostro tenore di vita come un qualcosa in continuo aumento e mai in fase di leggero stallo; mi spiego meglio: se l’anno scorso la mia famiglia di è potuta permettere una quindicina di giorni al mare e una settimana in montagna e quest’anno i giorni dedicati alle vacanze sono diminuiti – diciamo del 10% - succede un dramma, in quanto l’albergatore si era aspettato la mia presenza per tot giorni ed in vece io ci sto meno, i locali di divertimento mi vedono presente per meno tempo e quindi strillano alla crisi e via di questo passo.
Ed allora consideriamo un dato: è vietato andare indietro, sia nella vita di tutti i giorni che nelle vacanze più o meno estemporanee (invernali ed estive), altrimenti generiamo il fattore “valanga”.
Ma nessuno arriva a considerare che la nostra “base di consumi” si è enormemente ampliata rispetto a una diecina di anni fa e che continua a implementarsi per effetto di nuove diavolerie che la tecnologia moderna ci propone come “cosa che non può assolutamente mancare” in casa nostra? Anche qui un piccolo esempio: alcuni giorni addietro ho citato il fatto che la mia generazione considera “il gettone” uno strumento per telefonare, mentre adesso è “un premio televisivo”; ebbene, in quella occasione ebbi a dire che in quegli anni, quando i nostri figli partivano per gite o vacanze, venivano riforniti di “gettoni” in modo da facilitare le loro chiamate a casa; adesso gli compriamo un cellulare, gli forniamo una ricarica e via di questo passo.
Ci rendiamo conto che le madri della quasi totalità degli alunni delle scuole medie inferiori considera “il cellulare” come uno strumento indispensabile per il proprio figlio, in quanto permette il collegamento con la famiglia? Per la verità consente anche tante altre cose, tipo video piccanti ed altro, ma lasciamo stare!
Ovviamente, tra una manciata di gettoni telefonici ed un cellulare (che deve avere tutte le funzioni, senno che figura ci faccio!!) c’è un abisso in fatto di spese sia iniziali che di gestione e questo mi intacca la logica delle spese che incidono sul nostro personale “paniere” su cui calcolare il nostro benessere.
Altra modifica nelle abitudine la possiamo rilevare nell’abbigliamento: adesso se i vestiti – specie quelli dei figli – non sono “griffati” ci fanno quasi schifo, ma non perché siano peggiori degli altri o durino meno tempo, ma perché non riusciamo a sopportare gli sguardi di sufficienza che accompagnano la nostra “sfilata” quotidiana di fronte ad amici e colleghi; e questo naturalmente aggrava notevolmente il budget familiare alla voce abbigliamento.
Quindi, per essere sinceri e per giungere più vicini alla verità, dobbiamo dire che il nostro ventaglio di cose da acquistare si è ampliato (e continuerà ancora, specie con l’elettronica) e che pertanto siamo costretti a “fare delle scelte”, le quali molte volte penalizzano il comparto alimentare, dato che, non avendo il pane o la pasta o il prosciutto una “griffe” da rispettare, cerchiamo di approvvigionarsi anche in strutture più economiche e quindi il budget per questo comparto è inferiore a prima. Tutto qui!!
Il primo argomento che viene portato da tutti è il fatto che i prezzi sono aumentati di “tot” e gli stipendi e salari “meno”: questo – a mio modo di vedere – è vero fino ad un certo punto, in quanto ad un aumento del costo della vita di 100 è corrisposto un incremento salariale di 99 (cifre esemplificative ma rispondenti alla realtà statistica).
Il problema sta nell’abitudine di considerare il nostro tenore di vita come un qualcosa in continuo aumento e mai in fase di leggero stallo; mi spiego meglio: se l’anno scorso la mia famiglia di è potuta permettere una quindicina di giorni al mare e una settimana in montagna e quest’anno i giorni dedicati alle vacanze sono diminuiti – diciamo del 10% - succede un dramma, in quanto l’albergatore si era aspettato la mia presenza per tot giorni ed in vece io ci sto meno, i locali di divertimento mi vedono presente per meno tempo e quindi strillano alla crisi e via di questo passo.
Ed allora consideriamo un dato: è vietato andare indietro, sia nella vita di tutti i giorni che nelle vacanze più o meno estemporanee (invernali ed estive), altrimenti generiamo il fattore “valanga”.
Ma nessuno arriva a considerare che la nostra “base di consumi” si è enormemente ampliata rispetto a una diecina di anni fa e che continua a implementarsi per effetto di nuove diavolerie che la tecnologia moderna ci propone come “cosa che non può assolutamente mancare” in casa nostra? Anche qui un piccolo esempio: alcuni giorni addietro ho citato il fatto che la mia generazione considera “il gettone” uno strumento per telefonare, mentre adesso è “un premio televisivo”; ebbene, in quella occasione ebbi a dire che in quegli anni, quando i nostri figli partivano per gite o vacanze, venivano riforniti di “gettoni” in modo da facilitare le loro chiamate a casa; adesso gli compriamo un cellulare, gli forniamo una ricarica e via di questo passo.
Ci rendiamo conto che le madri della quasi totalità degli alunni delle scuole medie inferiori considera “il cellulare” come uno strumento indispensabile per il proprio figlio, in quanto permette il collegamento con la famiglia? Per la verità consente anche tante altre cose, tipo video piccanti ed altro, ma lasciamo stare!
Ovviamente, tra una manciata di gettoni telefonici ed un cellulare (che deve avere tutte le funzioni, senno che figura ci faccio!!) c’è un abisso in fatto di spese sia iniziali che di gestione e questo mi intacca la logica delle spese che incidono sul nostro personale “paniere” su cui calcolare il nostro benessere.
Altra modifica nelle abitudine la possiamo rilevare nell’abbigliamento: adesso se i vestiti – specie quelli dei figli – non sono “griffati” ci fanno quasi schifo, ma non perché siano peggiori degli altri o durino meno tempo, ma perché non riusciamo a sopportare gli sguardi di sufficienza che accompagnano la nostra “sfilata” quotidiana di fronte ad amici e colleghi; e questo naturalmente aggrava notevolmente il budget familiare alla voce abbigliamento.
Quindi, per essere sinceri e per giungere più vicini alla verità, dobbiamo dire che il nostro ventaglio di cose da acquistare si è ampliato (e continuerà ancora, specie con l’elettronica) e che pertanto siamo costretti a “fare delle scelte”, le quali molte volte penalizzano il comparto alimentare, dato che, non avendo il pane o la pasta o il prosciutto una “griffe” da rispettare, cerchiamo di approvvigionarsi anche in strutture più economiche e quindi il budget per questo comparto è inferiore a prima. Tutto qui!!