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martedì, novembre 18, 2008

"NOI" E LE RISULTANZE DEL G 20 

Come era facile prevedere, la pletorica assemblea dei 20 Paesi definiti “grandi” non ha dato esito alcuno, almeno in termini di collaborazione tra gli Stati che poi era la ragione principale dell’incontro; ci sono stati dei progetti delle singole Nazioni che sono stati annunciati in quella sede, ma sta poi a vedere se verranno realizzati.
A questa categoria appartengono le fumose e generiche dichiarazioni del nostro Ministro Tremonti: “troveremo i soldi per pensionati, bebé e imprese”; poche righe di commento: anzitutto è interessante il terzetto, cioè quel mettere i bebé insieme ai pensionati ed alle imprese; poi c’è da riflettere sul concetto di “trovare i soldi” che significa che al momento non ci sono e bisogna andare a toglierli a qualcuno per impiegarli in questo modo. Come ho già avuto modo di dire, questa sarebbe una vera e propria azione politica in quanto verrebbe effettuata una scelta sulla ridistribuzione delle risorse: staremo a vedere.
Occupiamoci al momento di coloro che non appartengono a nessuna delle tre categorie interessate, cioè non è pensionato (o almeno non è un “povero pensionato”) non ha figli da chiamare bebé in quanto i suoi vanno già a scuola o sono in cerca di un lavoro e non è neppure un titolare d’impresa: se ci pensate bene quelli che ho descritto rappresentano la maggioranza del Paese.
Dunque vediamo cosa possiamo suggerire a questa “maggioranza silenziosa” del Paese che non è aiutata dal ministro Tremonti: alcuni scrittori catastrofisti danno come indicazione per il futuro, quella di tornare all’economia di villaggio e cioè comprare un terreno coltivabile, due mucche e qualche gallina ; dalla mucca si ricava latte e carne, nonché vitellini da scambiare con il vicino per avere altri generi di prima necessità, le galline e altri animali domestici forniscono il pasto quotidiano e dai derivati (uova e pellame) supporti sia all’alimentazione che al vestiario.
Vedo già che molti dei miei amici-lettori storcono il naso alla mia proposta ed allora provo a farne un’altra mitigando la cruda realtà sulla quale intervenire: cambiare il nostro atteggiamento di consumatore, rendendolo più cosciente e meno servile.
Mi spiego: il mondo industriale della produzione ha al momento tre sistemi per indurre il consumatore ad acquistare sempre più beni, magari che al momento neppure gli servono: il primo è quello “dell’obsolescenza programmata del prodotto”, cioè l’abbandono del concetto di durata nel tempo, pur in presenza di una tecnologia capace di forgiare materiali quasi indistruttibili; un altro sistema è quello di introdurre su beni già esistenti delle continue varianti tecniche – quasi sempre superflue – per attirare l’interesse del consumatore; la terza è “creare nuovi bisogni da soddisfare con nuovi beni”, cioè in pratica rovesciare lo slogan che l’offerta segue la domanda, con l’altro più “moderno” in cui è l’offerta che crea la domanda.
Se l’uomo dei nostri tempi arriverà a liberarsi dalla schiavitù del consumo a tutti i costi ed acquisterà quella responsabilità economica di fronte all’acquisto, il sistema capitalistico dovrà mutare direzione ed approdare a nuovi lidi produttivi.
E si arriverà anche a rivedere il concetto di “sviluppo” che al momento è simile ad un veicolo lanciato in una corsa a velocità esponenziale che – se rallentata per un qualsiasi motivo congiunturale – fa deragliare il mezzo, cioè il sistema; spero che ci si renda conto che tale concetto è assolutamente assurdo, ma purtroppo completamente realistico; infatti in questa situazione recessiva, siamo qui ad invocare la ripresa dei consumi e non genericamente il miglioramento della vita del singolo e dell’impresa.

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