venerdì, novembre 21, 2008
MA COSA C'ENTRA ??
In questo momento di viva preoccupazione di quasi tutti gli italiani per le prossime feste natalizie che non potranno essere festeggiate con il solito splendore, io ho pensato di ricercare il sorriso – se non si può ridere – dei miei lettori parlando di due argomenti che non c’entrano niente l’uno con l’altro e che neppure si legano con la crisi economica in atto.
Per prima cosa vorrei tornare all’elezione di Barack Obama ed all’affermazione del nostro Presidente del Consiglio che si trattava di un “giovane, bello, alto e abbronzato”; la battuta venne effettuata durante una visita di stato in Russia e tutti i giornalisti al seguito la usarono come elemento centrale degli incontri, alla faccia della politica energetica, la crisi con la Georgia ed il dispiegamento dei missili.
In realtà si è trattato di una manifestazione dello smisurato “io” che possiede Berlusconi, in virtù del quale si crede, oltre a tutto il resto, anche un uomo molto spiritoso; ho già avuto modo di dire che quando si fa una battuta e si deve spiegare “che è una battuta” vuol dire che è una battuta malriuscita; specie in un Paese come il nostro nel quale tutti ci consideriamo “anti-razzismo” ma insorgiamo troppo violentemente quando si tratta di manifestazioni del genere, tanto da far supporre che in fondo, in fondo….
A titolo di ricordo, vorrei riferire di una disavventura capitata al commentatore sportivo e telecronista Bruno Pizzul che in occasione di una partita della nazionale inglese, apostrofò amabilmente il terzino della compagine britannica con il termine di “simpatico negretto”; da notare che siamo in un periodo storico in cui i giocatori di colore che giocano nelle nazionali occidentali erano rarissimi.
Ebbene, in quella occasione il povero Pizzul venne mazzolato da destra ma soprattutto da sinistra e non gli venne risparmiato il famigerato insulto di essere razzista, quando invece il bravo telecronista aveva tentato una battuta di spirito e basta: sfortuna che non gli era riuscita molto bene!
La seconda notizia che tento di portare alla vostra attenzione – come ho già detto non ha nessun legame con la prima – si riferisce ad una sentenza della Cassazione nella quale è sancito l’inesistenza del “danno esistenziale” ai fini del rimborso in sede civile.
In pratica viene stabilito che non vale – ai fini del rimborso – invocare diritti immaginari come quello alla qualità della vita, allo stato di benessere ed alla serenità; e questo perché – per dirla con due parole – non esiste il diritto “ad essere felice”.
Questa asserzione così categorica della Magistratura, ci pone di fronte alla domanda di “che cosa sia la felicità” e quindi, visto il nostro essere circonvoluti e complicati, si è tolto di circolazione il concetto stesso e così è tutto più chiaro.
A quanto mi è dato sapere, l’unica struttura giuridica che mette “la felicità” tra i diritti inalienabili dell’individuo è la Costituzione Americana che riserva all’argomento un ben preciso spazio.
Pensate se una tale possibilità fosse stata introdotta anche nella nostra Costiutuzione, che peraltro è stata redatta molto tempo dopo; anzitutto i tifosi di una squadra potrebbero affermare di “essere infelici” quando la propria squadra perde e quindi, a titolo di risarcimento, potrebbero fare causa alla società o, in subordine, all’arbitro.
Insomma, nel nostro Paese, le occasioni non mancherebbero ed allora è meglio non avere la possibilità di adire le vie legali, altrimenti tutti gli “infelici” intaserebbero i Tribunali in un modo amcora maggiore di quello che sono al momento.
Per prima cosa vorrei tornare all’elezione di Barack Obama ed all’affermazione del nostro Presidente del Consiglio che si trattava di un “giovane, bello, alto e abbronzato”; la battuta venne effettuata durante una visita di stato in Russia e tutti i giornalisti al seguito la usarono come elemento centrale degli incontri, alla faccia della politica energetica, la crisi con la Georgia ed il dispiegamento dei missili.
In realtà si è trattato di una manifestazione dello smisurato “io” che possiede Berlusconi, in virtù del quale si crede, oltre a tutto il resto, anche un uomo molto spiritoso; ho già avuto modo di dire che quando si fa una battuta e si deve spiegare “che è una battuta” vuol dire che è una battuta malriuscita; specie in un Paese come il nostro nel quale tutti ci consideriamo “anti-razzismo” ma insorgiamo troppo violentemente quando si tratta di manifestazioni del genere, tanto da far supporre che in fondo, in fondo….
A titolo di ricordo, vorrei riferire di una disavventura capitata al commentatore sportivo e telecronista Bruno Pizzul che in occasione di una partita della nazionale inglese, apostrofò amabilmente il terzino della compagine britannica con il termine di “simpatico negretto”; da notare che siamo in un periodo storico in cui i giocatori di colore che giocano nelle nazionali occidentali erano rarissimi.
Ebbene, in quella occasione il povero Pizzul venne mazzolato da destra ma soprattutto da sinistra e non gli venne risparmiato il famigerato insulto di essere razzista, quando invece il bravo telecronista aveva tentato una battuta di spirito e basta: sfortuna che non gli era riuscita molto bene!
La seconda notizia che tento di portare alla vostra attenzione – come ho già detto non ha nessun legame con la prima – si riferisce ad una sentenza della Cassazione nella quale è sancito l’inesistenza del “danno esistenziale” ai fini del rimborso in sede civile.
In pratica viene stabilito che non vale – ai fini del rimborso – invocare diritti immaginari come quello alla qualità della vita, allo stato di benessere ed alla serenità; e questo perché – per dirla con due parole – non esiste il diritto “ad essere felice”.
Questa asserzione così categorica della Magistratura, ci pone di fronte alla domanda di “che cosa sia la felicità” e quindi, visto il nostro essere circonvoluti e complicati, si è tolto di circolazione il concetto stesso e così è tutto più chiaro.
A quanto mi è dato sapere, l’unica struttura giuridica che mette “la felicità” tra i diritti inalienabili dell’individuo è la Costituzione Americana che riserva all’argomento un ben preciso spazio.
Pensate se una tale possibilità fosse stata introdotta anche nella nostra Costiutuzione, che peraltro è stata redatta molto tempo dopo; anzitutto i tifosi di una squadra potrebbero affermare di “essere infelici” quando la propria squadra perde e quindi, a titolo di risarcimento, potrebbero fare causa alla società o, in subordine, all’arbitro.
Insomma, nel nostro Paese, le occasioni non mancherebbero ed allora è meglio non avere la possibilità di adire le vie legali, altrimenti tutti gli “infelici” intaserebbero i Tribunali in un modo amcora maggiore di quello che sono al momento.