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venerdì, novembre 28, 2008

LA STRAGE DI MUMBAI 

Anzitutto precisiamo una cosa che nessuna televisione – almeno quando ero sintonizzato io – ha detto: Mumbai è nient’altro che Bombay, la capitale economica dell’India e in particolare del cinema, tant’è vero che viene chiamata, nell’ambiente dello spettacolo, un po’ ironicamente Bollywood.
Detto questo, parliamo della strage di ieri l’altro, continuata anche ieri e che al momento in sui scrivo sembra terminata con un bilancio finale di 135 morti e oltre 300 feriti, fra i quali molti sono gravissimi.
Un piccolo – mica tanto piccolo, si parla di 200 attentatori – esercito ha attaccato i luoghi più rinomati della città, i luoghi simbolo, come l’Hotel Marriott e altri ed ha cominciato a sparare all’impazzata, uccidendo tutti quelli che gli si paravano di fronte, usando anche granate ma soprattutto armi automatiche (mitra e pistole).
La contemporaneità dell’attacco in vari posti della città, ha fatto si che la Polizia e le Forze Armate avessero un comprensibile ritardo nell’inquadrare l’attentato in tutta la sua gravità e, questo ritardo, è stato ben utilizzato dai terroristi che proprio nelle prime ore hanno fatto la maggior parte delle vittime.
Chi sono questi terroristi? Così come in Italia si dava la colpa di tutto a Gelli e alla mafia, in questo caso si è scomodato Al Qaeda, per la splendida organizzazione del piano d’attacco che – dicono in molti, anche il nostro Ministro degli Esteri – fa pensare ad una struttura super organizzata come quella del fantomatico Bin Laden; per la verità, l’unica immagine che ho avuto modo di vedere, riprende uno degli attentatori che indossa il braccialetto tipico degli hindu, ma potrebbe essere un depistaggio e la pista islamica, in particolare quella del “principe del terrore” resta la più probabile.
In realtà la situazione socio politica dell’India è assai complessa sia sotto il profilo economico che quello religioso: lo sviluppo del Paese esploso a metà degli anni ’80 e ancora in piena corsa, ha accentuato il già presente divario di povertà, generando una differenza impressionante tra ricchezza e povertà, laddove quest’ultima sta ad indicare coloro che non hanno mezzi per mangiare a sufficienza e questi rappresentano l’80% della popolazione, un numero impressionante in assoluto che rasenta la cifra mostruosa di un miliardo di persone.
L’altro problema – quello religioso – vede una netta predominanza degli hindu i quali hanno ridotto la minoranza musulmana – 120 milioni di persone, un decimo dell’intera popolazione – alla più completa emarginazione, quasi come i “fuori casta”; oltre a questo c’è da ricordare che la maggioranza hindu infierisce sulla minoranza con azioni violente, la peggiore della quale è stata il pogrom del 2002 nel quale vennero uccisi 2.000 islamici.
A latere di tutti i problemi, c’è la rivendicazione autonomistica del Kashmir, con una popolazione quasi interamente musulmana, che interessa anche al vicino Pakistan, e che rivendica di essere la vera “Casa Naturale dell’Islam” e dove i musulmani si rifugiano.
Nell’organizzazione dell’attentato c’è probabilmente lo zampino di qualche servizio segreto – Indiano o Pakistano o entrambi – in quanto la precisione del commandos mostrata sul campo sembra appartenere ad un esercito ben addestrato.
Comunque a tutti fa comodo dare la colpa ad Al Qaeda: all’Europa ed all’America perché costringe tutti gli Stati a fare quadrato contro Bin Laden ed all’India in quanto gli permette di glissare sulle questioni aperte all’interno del proprio Paese.

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