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lunedì, novembre 17, 2008

IL LAVORO (CHE SI PERDE) 

A margine dell’intrigata vicenda Alitalia, si è potuto capire che i cosiddetti “esuberi” –del cui numero non si può essere certi, in quanto le forze in campo divergono notevolmente – avranno uno “scivolo” garantito ed assistito di 7 anni di lavoro, al termine del quale molti di loro, direi la quasi totalità, raggiungerà la “meritata” pensione e gli altri avranno un qualche aiutino per arrivare alla stessa meta.
Dico questo perché ai margini della mia città, una azienda tessile ha chiuso i battenti e ha messo in mezzo ad una strada 98 persone (tra operai e impiegati); a questi è stata riconosciuta la CiG (cassa integrazione guadagni) a zero ore – ovviamente, dato che è chiuso – e queste 98 famiglie dovranno trovare il modo di campare fino al prossimo gennaio in quanto è previsto per tale data il primo pagamento dell’INPS.
Una di questi 98 sfortunati dipendenti – una donna che ha lavorato nell’azienda per 28 anni consecutivi – ha fatto notare, a me e ad altri - che mentre ci sono state, ci sono attualmente e ci saranno anche nel prossimo futuro, mobilitazioni ed interventi di politici e sindacalisti per risolvere la crisi della nostra compagnia area di bandiera, per la situazione intervenuta nell’azienda dove ha lavorato la signora in questione c’è un silenzio assordante.
Il giornale locale al quale la donna si è rivolta, le ha detto –ovviamente in tono sarcastico ma venato di malinconia – che la signora ed i suoi 97 colleghi hanno alcuni “difetti”, dei quali il primo è senz’altro quello di non essere dell’Alitalia, ma hanno anche quello di non “provocare alcun disagio” in caso di manifestazione o corteo di protesta e, per ultimo, hanno il difetto di non creare confusione, picchetti, turbative, come fanno migliaia di loro colleghi; insomma tutti e 98 hanno il difetto di non essere “nessuno”.
Questo che ho prospettato è uno dei tanti, tantissimi casi di ingiustizia sociale che in Italia si continua a perpetrare; ed è proprio in questo guazzabuglio di schifezze, che si apre il teatrino delle nefandezze, dove si esibiscono politici che giocano a fare gli interessi di qualcuno mentre in effetti se ne fregano di tutti e fanno solo i propri, sindacalisti che hanno tentazioni politiche e quindi fanno solo il proprio gioco ed altri furbi che in tali caotiche situazioni cercano il proprio tornaconto e quasi sempre lo trovano: se volete appiccicare ad ognuna di queste categorie alcuni nomi e cognomi, fatelo pure da soli, tanto è facile!!
Voglio chiudere con una cosa curiosa: negli Stati Uniti, dove si stanno perdendo oltre 500.000 posti di lavoro, si coniano dei “modi di dire” per sostituire il termine licenziamento; ed infatti la eBay non licenzia 1.500 dipendenti, ma “semplifica le forze lavoro” e la Fidelity Investment non taglia 1.300 teste, ma ”migliora i costi” ed il celebre motore di ricerca Yahoo per ridurre del 10% gli occupati, “alleggerisce la società”.
A leggere queste prese in giro, sembrerebbe quasi che nel mondo dell’economia sempre più soggetta alla finanza, il termine “licenziamento” faccia .paura e quindi è ufficialmente bandito; anche perché da qui alla fine dell’anno dovrà essere ripetuto parecchie volte e quindi si apre la caccia ai “modi di dire” più graziosi e simpatici.
Ma ricordiamoci, amici carissimi, che il significato ultimo è lo stesso, sotto ogni latitudine, ed è quello di una famiglia che sprofonda nel baratro della precarietà e, a gioco lungo, dell’indigenza: certo che a situazione politico economica diversa, corrisponde anche una diversa sistemazione delle persone, ma sarà sempre una tragedia, anche quella mitigata dall’intervento più o meno tempestivo dello Stato.
E quindi, meditiamo, gente, meditiamo, magari facendo anche un po’ di rumore!!

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