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lunedì, novembre 10, 2008

DUE PAROLE SULL'UNIVERSITA' 

In particolare mi riferisco ad un evento universitario che – salvo rare eccezioni – resta unico nella vita dello studente e forse anche in quello della famiglia: la discussione della tesi di laurea; tratto questo argomento perché una mia nipote ha vissuto un’esperienza traumatizzante per “merito” di una sua professoressa che rivestiva il ruolo di relatrice nella cerimonia e che ha tenuto un comportamento a dir poco imbarazzante, al limite della decenza.

Analoga situazione è stata vissuta anche da un giornalista che ne ha scritto sul suo giornale e mi ha ricordato la mia vicenda; ma lasciamo stare gli “interessi privati” e parliamo invece di quello che è accaduto al giornalista che – presente alla laurea di un proprio amico – si è imbattuto in una docente (presidente della commissione) che al posto del pistolotto iniziale nel quale viene presentato il candidato ed il titolo della tesi, ha inscenato un autentico comizio contro il Ministro Gelmini e l’intero Governo, colpevoli di avere apportato dei tagli pesanti al bilancio delle Università; ma non basta, perché dopo un po’ la signora ha invitato tutti i componenti della commissione a togliersi la toga “in segno di protesta” (lei, ovviamente ha dato il buon esempio)

Dopo questo “coup de théatre” tutti erano convinti che si sarebbe passati alla discussione sulla tesi (senza toga), ma la signora insegnante ha ripreso il suo dire contro il Governo fino a che i presenti non sono addirittura invitati a dire la loro (sarebbe questa la democrazia??) sulla normativa – peraltro non ancora approvata – riguardante le Università.

È stato a questo punto che una delle neo-dottoresse in attesa del proprio turno, si è armata di forza e coraggio e ha preso la parola per dire “Per favore, noi siamo qui per laurearsi, possiamo lasciare la politica fuori da quest’aula?”. È calato il gelo nell’intero emiciclo e finalmente la presidente ha dato inizio ai lavori per i quali veniva “lautamente” pagata ed è cominciata la discussione della tesi.

Nella nostra sgangheratissima università, l’unica frase saggia è uscita dalla bocca della ragazza “non ancora laureata”, la quale mi sembra auspicare che ognuno faccia il proprio mestiere e quindi l’insegnante si occupi di “insegnare” e lasci le altre cose al di fuori della scuola; per fare politica ci sono altre occasioni e altri luoghi nei quali la signora può – vorrei aggiungere “deve” - esprimere il suo giudizio sui fatti della politica e su quelli della propria vita educativa in particolare; a questi incontri - fuori dalla scuola - la signora può, se vuole, invitare anche i propri alunni in modo che si rendano conto delle idee della propria insegnante.

Il volere imporre la propria ideologica impostazione a persone che si trovano lì per festeggiare un amico o un parente che si laurea (fatto unico nella vita, come dicevo) mi sembra stridente e fuori posizione: non c’è l’atmosfera giusta e neppure la voglia di ognuno dei presenti di impegnarsi in barbose filippiche antigovernative: siamo tutti lì per festeggiare e per andare, subito dopo, a brindare con lo spumante.

Per la verità, gli studenti non hanno molte armi per difendersi dall’invadenza culturale e ideologica dei propri insegnanti per vari motivi: anzitutto perché sono loro che in ultima analisi lo devono “addottorare” e quindi è sempre utile tenerseli buoni e poi perché tutti coloro che hanno frequentato l’Università conoscono bene la sete di vendetta dei docenti per soprusi avuti o creduti di avere da qualche loro studente.

Tutto questo per dire che in questo ambiente ci vorrebbero dei tagli, ma di qualche parte del corpo!!


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