domenica, novembre 30, 2008
ALCUNI COMMENTI AL PIANO ANTICRISI
Credo che il grosso del piano messo a punto per fronteggiare la crisi finanziaria ed economica sia già alle nostre spalle e quindi possiamo adesso formulare alcuni commenti – e giudizi – sul come si è mosso l’esecutivo.
In ogni narrazione che si rispetti, si dice: facciamo un passo indietro; ebbene se noi facciamo questo, ci accorgiamo che i postulati che il Governo si era dato erano sostanzialmente due, da una parte promuovere la ripresa dei consumi e dall’altra dare fiducia alla gente che aveva impegnato dei soldi in operazioni finanziarie.
Per la seconda situazione, è bastato dare ossigeno alle Banche (forse ne è stato dato anche troppo!!) e la cosa sembra avviata alla soluzione; per la prima, non ci siamo assolutamente, perché se qualcuno pensa di risolvere il problema dei consumi con la “social card” e con il “bonus”, se lo può scordare: entrambe le operazioni sono unicamente delle ciambelle di salvataggio lanciate verso coloro che sono ai gradini più bassi della scala sociale e, sperando che sia sufficiente, auguriamoci che almeno nei loro riguardi sia un aiuto per tirare avanti; nient’altro c’è da aspettarsi.
D’altronde, sono anche d’accordo con il ministro “ombra” dell’economia, quel Bersani che simpaticamente commenta: “meglio di niente!”; quello che invece mi preme sottolineare – ancora una volta – è la totale assenza di esempi da parte della classe politica, o meglio di “buoni esempi”, perché di cattivi è piena la cronaca.
L’ho già detto, ma mi piace ripeterlo: se la situazione è a questo punto, non è certo colpa del “pensionato” di Lamporecchio o della signora Carla, casalinga di Vicenza; la classe politica, per un verso o per l’altro c’è implicata, se non altro per non aver sorvegliato sufficientemente l’immissione nei portafogli bancari dei famosi titoli “tossici”.
Se così è, la stessa classe politica si sarebbe dovuta mettere in testa ai tagli che vengono effettuati nei confronti di varie categorie e tagliarsi le probende – stipendio, benefit e privilegi vari – di almeno il 30% (il rimanente era più che sufficiente!).
Non che il ricavato di tali operazioni avrebbe potuto risolvere da solo la situazione, ma avrebbe dato un forte segnale alla gente nel quale si sarebbe letto che le classi politiche sono in testa a coloro che stringono la cinghia.
E invece ho atteso invano un gesto del genere e adesso posso solo inveire verso coloro che non l’hanno compiuto; anzi – visto che siamo già abbastanza arrabbiati – voglio continuare l’opera, tornando a parlare di una delle tante malefatte della nostra classe politica: ricordate il mio post sui “pianisti”, cioè coloro che votano per due persone? Per ovviare a tale scandalosa condotta si era messo a punto un costoso meccanismo che prevedeva un pulsante “personale” che poteva essere schiacciato solo da una persona della quale venivano identificate le impronte digitali.
Ebbene, i signori parlamentari si sono rifiutati di sottostare alla “schedatura” delle loro preziose impronte digitali, accampando i soliti diritti alla privacy: vergogna, vergogna e ancora vergogna! E dire che dovrebbero esserci d’esempio!
Per ovviare al problema si potrebbe mettere a punto un sistema che preveda l’uso di entrambe le mani, pena il taglio automatico della falange che “vota da sola”.
Scherzi a parte, poiché “i pianisti” sono ben visibili da tutti – Presidente e Questori delle due Camere – non si potrebbe mettere una piccola postilla al regolamento nella quale si dice che il parlamentare preso “con le mani nel sacco” viene punito con il ritiro della tessera ed il conseguente allontanamento dall’aula per un certo tempo (poniamo dieci giorni) che ovviamente verrebbe defalcato da stipendio e benefit vari?
In ogni narrazione che si rispetti, si dice: facciamo un passo indietro; ebbene se noi facciamo questo, ci accorgiamo che i postulati che il Governo si era dato erano sostanzialmente due, da una parte promuovere la ripresa dei consumi e dall’altra dare fiducia alla gente che aveva impegnato dei soldi in operazioni finanziarie.
Per la seconda situazione, è bastato dare ossigeno alle Banche (forse ne è stato dato anche troppo!!) e la cosa sembra avviata alla soluzione; per la prima, non ci siamo assolutamente, perché se qualcuno pensa di risolvere il problema dei consumi con la “social card” e con il “bonus”, se lo può scordare: entrambe le operazioni sono unicamente delle ciambelle di salvataggio lanciate verso coloro che sono ai gradini più bassi della scala sociale e, sperando che sia sufficiente, auguriamoci che almeno nei loro riguardi sia un aiuto per tirare avanti; nient’altro c’è da aspettarsi.
D’altronde, sono anche d’accordo con il ministro “ombra” dell’economia, quel Bersani che simpaticamente commenta: “meglio di niente!”; quello che invece mi preme sottolineare – ancora una volta – è la totale assenza di esempi da parte della classe politica, o meglio di “buoni esempi”, perché di cattivi è piena la cronaca.
L’ho già detto, ma mi piace ripeterlo: se la situazione è a questo punto, non è certo colpa del “pensionato” di Lamporecchio o della signora Carla, casalinga di Vicenza; la classe politica, per un verso o per l’altro c’è implicata, se non altro per non aver sorvegliato sufficientemente l’immissione nei portafogli bancari dei famosi titoli “tossici”.
Se così è, la stessa classe politica si sarebbe dovuta mettere in testa ai tagli che vengono effettuati nei confronti di varie categorie e tagliarsi le probende – stipendio, benefit e privilegi vari – di almeno il 30% (il rimanente era più che sufficiente!).
Non che il ricavato di tali operazioni avrebbe potuto risolvere da solo la situazione, ma avrebbe dato un forte segnale alla gente nel quale si sarebbe letto che le classi politiche sono in testa a coloro che stringono la cinghia.
E invece ho atteso invano un gesto del genere e adesso posso solo inveire verso coloro che non l’hanno compiuto; anzi – visto che siamo già abbastanza arrabbiati – voglio continuare l’opera, tornando a parlare di una delle tante malefatte della nostra classe politica: ricordate il mio post sui “pianisti”, cioè coloro che votano per due persone? Per ovviare a tale scandalosa condotta si era messo a punto un costoso meccanismo che prevedeva un pulsante “personale” che poteva essere schiacciato solo da una persona della quale venivano identificate le impronte digitali.
Ebbene, i signori parlamentari si sono rifiutati di sottostare alla “schedatura” delle loro preziose impronte digitali, accampando i soliti diritti alla privacy: vergogna, vergogna e ancora vergogna! E dire che dovrebbero esserci d’esempio!
Per ovviare al problema si potrebbe mettere a punto un sistema che preveda l’uso di entrambe le mani, pena il taglio automatico della falange che “vota da sola”.
Scherzi a parte, poiché “i pianisti” sono ben visibili da tutti – Presidente e Questori delle due Camere – non si potrebbe mettere una piccola postilla al regolamento nella quale si dice che il parlamentare preso “con le mani nel sacco” viene punito con il ritiro della tessera ed il conseguente allontanamento dall’aula per un certo tempo (poniamo dieci giorni) che ovviamente verrebbe defalcato da stipendio e benefit vari?