<$BlogRSDUrl$>

giovedì, ottobre 16, 2008

RIPRENDERE L'ECONOMIA REALE 

Dopo lo tsunami finanziario e sperando che lo stesso sia in fase di recessione (si parla di colpi di coda) bisogna pensare all’economia reale e, in particolare a come farla ripartire; la prima cosa di cui ha bisogno credo che sia la liquidità per i propri investimenti e questa – a mio modo di vedere – può venire solo dalla ripresa dei consumi, autentico serbatoio dal quale le aziende, attraverso la vendita dei loro prodotti, traggono il fabbisogno occorrente per la vita aziendale.

Come si vede è il gatto che si insegue la coda e in questa figura emblematica ci possiamo mettere al vertice i consumi della famiglia che dipendano da stipendi e salari non più taglieggiati dall’inflazione galoppante che abbiamo in Europa tutta, ma in Italia in particolare: esiste un termine coniato di fresco, “stagflazione”, cioè il combinato disposto della stagnazione e dell’inflazione.

Esistono alcuni dati che dovrebbero indurci a forti riflessioni: nonostante il progresso del “reddito nominale” dovuto al rinnovo di alcuni contratti nazionali, il “reddito disponibile” è rimasto praticamente lo stesso di un anno addietro, per effetto dei rincari dei prezzi, dovuto principalmente ad un analogo andamento delle quotazioni internazionali delle materie prime; a questo si aggiunge la situazione energetica che vede l’Italia pagare il prezzo più alto di tutti i competitori europei per approvvigionarsi di luce, gas ed acqua.

A questo poi dobbiamo aggiungere un “irrigidimento” (il termine è della Banca d’Italia) dei criteri adottati dalle banche per l’erogazione di prestiti alle imprese ed anche nel comparto del credito alle famiglie che sembra andare dietro agli andamenti dei mutui.

Da tutto questo discende una realtà incontrovertibile: se non si riesce a sostenere i consumi – qualunque sia l’esito della burrasca borsistica – non si risolve il problema di far ripartire l’economia “reale”; non a caso la Marcegaglia dice che anche nel 2009 il Paese sarà a crescita zero: cerchiamo invece di fare in modo di smentirla con i fatti.

A meno di non voler partecipare al “Ballo di Gala” messo in piedi dalla sinistra, adesso extra parlamentare: “la situazione dimostra che il capitalismo è una gigantesca truffa; adesso vogliono ripianare i disastri delle banche con i soldi dello Stato, cioè con i soldi nostri: allora meglio nazionalizzarle!”. È il “verbo” del segretario del PDCI Oliviero Diliberto e non possiamo dire che sono tutte fesserie; se non altro mi trova d’accordo nel dire che un capitalismo senza regole non è accettabile, perché il vecchio assioma che è il mercato stesso ad autoregolarsi è chiaramente fallito.

Ci sono anche dei ballerini che hanno un po’ alzato il gomito, come il direttore di “Liberazione”, Franco Berardi Bifo, che teorizza come i comunisti abbiano “l’opportunità di cavalcare la (inevitabile) disfatta dell’Occidente”, ma non dice versa quale punto cardinale si debba guardare visto che a est è quasi peggio.

Se poi vogliamo continuare con le citazioni, usiamone almeno una di un autentico genio, Brecht, che diceva – a proposito delle Aziende di Credito – che “è più criminale fondare una banca che svaligiarla”.

Capisco la loro voglia di “rimettersi in gioco”, capisco anche che abbiano sentito l’odore di una possibile rivoluzione, ma invito loro a riflettere: anche se la situazione potessimo considerarla “rivoluzionaria”, dove sarebbe il partito che ha questa caratteristica e che si potrebbe mettere alla testa di un tale movimento? Ricordatevi, signori compagni, che prima di ogni cosa c’è da sistemare la barca e curare il campo da tennis nella villa in campagna; dopo….solo dopo….caso mai…..nei ritagli di tempo….


This page is powered by Blogger. Isn't yours?