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giovedì, ottobre 30, 2008

LE PREFERENZE 

Tra le varie polemiche che dividono – come è giusto che sia – la maggioranza dall’opposizione, c’è la ventilata riforma delle legge elettorale per le “europee”, dandogli un’impronta, secondo il centro destra, simile a quella attuale di Camera e Senato e invece facendola tutta diversa, secondo il centro sinistra.

Principale motivo del contendere sembra essere quello della indicazione sulla scheda del nominativo di coloro che poi la gente può “scegliere” e quindi – in caso di vittoria del proprio partito – essere eletti.

In gergo politico si chiamano “preferenze” e dovrebbero dare un maggior contenuto di democraticità alle elezioni; e qui siamo a chiederci una cosa assai semplice: ma questa democrazia interessa a tutti i partiti oppure sono più propensi ad optare per il potere a qualunque costo?

A parole sembrerebbero tutti votati anima e corpo alla causa della “democrazia”, ma poi nella situazione concreta si vedono strane cose; una su tutte è l’esempio che posso portare nella mia Regione, dove le due compagini politiche sono sui fronti opposti rispetto alla situazione nazionale: il centro sinistra ha promulgato una legge che abolisce le “preferenze” e questa normativa è accanitamente combattuta dall’opposizione di centro destra; ma allora come si conciliano queste diverse posizioni su una cosa che dovrebbe essere uguale sia al centro che alla periferia e cioè il maggior conferimento possibile della “democrazia” alla tornata elettorale.

Sulla vicenda pesa anche la solita “moral suasion”, cioè l’affermazione del Presidente della Repubblica che una tale legge deve essere condivisa da “quasi” tutto il Parlamento; tale concetto non mi riesce proprio di afferrarlo: ma come si fa ad andare d’accordo su qualcosa se non ci si incontra su niente? E poi, ditemi cosa succede se questo accordo non si trova? Resta la norma in vigore, la quale prevede le preferenze ma anche l’assenza di qualsiasi sbarramento, per cui largo a gruppi e gruppuscoli.

Già, ma è proprio questo il tasto che userà la maggioranza per premere sull’opposizione, in quanto l’uso dell’attuale normativa per le prossime elezioni porterà, presumibilmente ad una emorragia di voti del PD verso Di Pietro e, soprattutto, verso i piccoli partiti dell’ultra sinistra che attualmente sono fuori dal Parlamento (con grande giubilo della componente diessina): entrambe queste situazioni porteranno Veltroni sotto il livello di sopravvivenza della propria segreteria, con gravi rischi di stabilità anche per l’intero Paese che già si trova inguaiato per proprio conto.

Inoltre, l’attuale legge, ha la possibilit6à di scegliere le preferenze e quindi all’interno del PD si scatenerà la lotta tra le correnti ex diessine e quelle ex DC, con risultati facilmente prevedibili per la leadership; ovviamente tale situazione avverrà anche nella attuale maggioranza, tra Forza Italia e AN, ma qui abbiamo un leader che sembra – almeno per ora – ben visto da entrambe le forze politiche e quindi “più forte”.

Tutto questo in nome della presunta democrazia che alligna nelle nostre istituzioni o almeno che dovrebbe esserci; a questo proposito mi piace chiudere questo mio intervento con un breve cenno alle elezioni americane: come consideriamo la spesa da parte di Obama di circa 20 milioni di dollari (soldi trovati da lui e non statali!!) per un maxi spot di 30 minuti che è stato passato proprio ieri in contemporanea su cinque network (l’unica che si è dissociata è la CNN)? Cosa c’entra con la democrazia? Eppure gli Stati Uniti vengono portati ad esempio della democrazia: pensate se questo fosse accaduto da noi cosa sarebbe successo? Meditiamo, gente, meditiamo!

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