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giovedì, ottobre 23, 2008

LA RIVINCITA DELL'ECONOMIA "REALE" 

Dopo i tanti tracolli delle Borse di tutto il mondo, generati dalla “finanza”, con i suoi titoli tossici e le Banche che falliscono, si assiste adesso ad un ribaltone della situazione: le borse che calano per paura dell’economia “reale”, cioè delle banali e conosciute crisi delle famiglie che non riescono a far quadrare il loro bilancio ed allora riducono i consumi; ovviamente questa riduzione dei consumi si comporta come una valanga inarrestabile, andando a colpire gli andamenti delle aziende di primaria importanza nazionale ed internazionale.

Sembra quasi una sorta di rivincita che la normale e straconosciuta economia dei comuni mortali, si prende sulla “misteriosa” finanza, della quale solo gli addetti ai lavori – e non tutti – sa bene cosa succede e soprattutto perché succede.

Dopo che in Italia la Mediolanum aveva compiuto una doverosa azione di copertura per quei clienti che erano in possesso di titoli della Lehman (buoni solo per accendere il fuoco), sembrava che questo gesto fosse ripagato dalla Borsa e invece è bastato che si desse conto della situazione recessiva che “si paventa” per l’economia americana, perché i titoli, anche quelli che – almeno apparentemente – non c’entrano niente con gli Stati Uniti, avessero dei cali vistosissimi in tutta Europa e in Asia.

Mi chiedo: perché i titoli quotati alla Borsa di Milano (tutti relativi ad aziende italiane), si devono comportare in questo modo al minimo accenno delle difficoltà che “forse” l’economia americana “potrebbe” avere in un prossimo futuro? Noterete che ho virgolettato alcune parole che danno l’aleatorietà di quanto viene preso in considerazione per vendere o comprare un titolo.

Mi si risponde: ma ignorante che non sei altro, non sai che siamo in piena “globalizzazione” e che il battito di ciglia di una farfalla a Tokyo provoca una ventata a New York?

No non lo so e non lo voglio sapere, perché è sempre trincerandosi dietro la stramaledetta globalizzazione che avvengono le cose più truci in economia e nella finanza e questo mi rafforza nell’odio profondo verso questo sistema.

Se ci fate caso, viene tirata fuori la globalizzazione quando si vuole uniformare i comportamenti, ma poi quando siamo nella concreta realtà, ogni Stato – ma che dico Stato, ogni Comune – fa razza a sé; vogliamo fare un esempio? Quando si parla di probabile recessione e soprattutto di “certa” riduzione dei consumi, si arriva a paragonare alcune realtà che fino a poco tempo fa venivano considerate “minori”, come ad esempio la pausa pranzo.

Ebbene, un recente studio ha portato a questi risultati: nel Nord (Milano, Varese, Pavia) si spende circa il 40% in più che a Napoli e Reggio Calabria: 10 euro al Nord e 6 al Sud; ma di contro a questi dati che già di per se dividono uno staterello come l’Italia, si ha le differenze nei “buoni pasto” all’interno dell’Europa e così vediamo che in Italia la cifra è poco sopra i 5 euro, mentre in Francia è 7 e in Spagna è 9.

Eppure sono tutte nazioni che aderiscono al Trattato dell’Unione Europea e tuttavia in una cosa banale come il rimborso del pasto ai lavoratori, si avvertono già notevoli differenze; se poi scendiamo alle differenze geografiche al nostro interno, vediamo che un italiano del Sud ci rientra a fatica a pranzare con il buono, mentre quello del Nord ha un rimborso di poco più del 50%; il resto ce lo deve mettere di tasca propria.

Nella piccolezza e nella banalità dell’esempio, si possono riscontrare le distonie che stanno nel nostro attuale sistema; e allora? Si può cambiare? Non con le buone!!


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