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martedì, settembre 16, 2008

ZIBALDONE N.9/2008 

Mentre il tempo si sta raffrescando ed il pensiero corre all’inverno ed in particolare alle bollette sull’energia, ci sono un paio di cose che mi stanno incuriosendo e che voglio condividere con voi.

La PRIMA si riferisce ad una notizia di oggi, in base alla quale, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sanzionato l’ENEL di 1,2 milioni di euro: motivo della multa è quello di aver condizionato i consumatori e non averli informati sufficientemente; in particolare è stato messo sotto accusa uno spot televisivo che è stato giudicato ingannevole.

La vicenda si riferisce al passaggio della clientela da ENEL a ENEL energia e l’autorità garante rileva un sacco di scorrettezze di entrambe le strutture per cui le ha multate: la prima di soli 100 mila euro e la seconda di 1,1 milioni di euro e poiché le due strutture sono la stessa cosa (uno dei tanti esempi di scatole cinesi all’italiana) la somma da versare è di 1,2 milioni di euro.

E fin qui tutto bene, siamo perfettamente d’accordo con l’Autority, solo che mi viene in mente una domanda che, per la verità mi sono posto in altre occasioni simili: ma questi soldi dove vanno a finire? Chi li prende? Se li dividono i componenti dell’Autorità garante oppure vengono versati all’Erario? Tutte queste domande in quanto il danneggiato è il cittadino e a lui non ho mai visto ridare neppure un centesimo; e questo, se mi permettete, non mi sembra giusto!

La SECONDA prende lo spunto da una notizia che non farà piacere alla Ministra (anche) dell’Università, Gelmini: una dottoressa di 28 anni, attualmente precaria, è stata sorpresa alla Coop mentre si allontanava con tre carrelli carichi di generi alimentari; interrogata dalla Polizia e dal magistrato, ha detto chiaramente di aver rubato quella roba per poter tirare avanti senza continuare a gravare sulla famiglia che, pur avendo una figlia laureata, deve ancora mantenerla.

Insieme alla dottoressa, nello stesso supermercato c’era Lara, stessa età, che sta per conseguire la stessa laurea e per guadagnare qualcosa lavora il sabato alla Coop; e c’era anche Gemma, anch’essa studentessa, diciannove anni; le tre donne sono state prese insieme mentre uscivano tranquillamente con un carrello a testa ricolmo di generi di prima necessità: tutte e tre hanno detto che lo avevano fatto “per bisogno”.

Questa sorta di “associazione per delinquere” (scherzo, ovviamente) sembra nata dalla necessità della dottoressa – che vive da sola, ha iniziato da poco a lavorare e non ha un posto fisso (insomma è la classica “precaria” – la quale si è rivolta alle amiche, anch’esse in situazione di bisogno e ha organizzato, con l’aiuto dell’”infiltrata” Lara, una specie di spesa proletaria d’altri tempi: una volta tutto questo era quasi ammesso, adesso ci si ritrova a rispondere in Tribunale di furto aggravato.

È un’altra vittima del precariato? Forse, ma se andiamo a guardare bene è comunque una persona di 28 anni che a questa non più tenera età non è in grado di mantenersi: a chi vogliamo dare la colpa? Alla solita società che calpesta i diritti della gente? Forse; ma fatto salvo l’impegno della dottoressa, del quale non ho motivo di dubitare, mi sembra che siamo in presenza di un “caso di scuola” che dovrebbe scuotere non solo l’opinione pubblica – che domani non ricorderà niente – ma gli addetti ai lavori, cioè i Sindacati, facendogli intendere che siamo in presenza di una situazione nella quale il motto “difesa del posto del lavoro” forse non basta più.

Mi spiego meglio: chi dovrebbe difendere coloro che il posto non ce l’hanno??


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