<$BlogRSDUrl$>

giovedì, agosto 07, 2008

AGOSTO, MOGLIE MIA NON TI CONOSCO 

Il detto, di gran moda negli anni ’50 e ’60, stava a prefigurare che il marito – lasciata la moglie ed i figli in villeggiatura oppure in città – se ne partiva solo, soletto in cerca di avventure; adesso mi sembra che di mariti in cerca d’avventure, a parte i soliti noti, non ci sia quasi più nessuno: sarà colpa della crisi, sarà effetto del caro viveri o del caro benzina? Certo che gli aumenti di pane, pasta e benzina hanno ridotto l’uomo ad essere più virtuoso: sarà vero oppure è una balla.

Ma andiamo avanti e vediamo come ci stiamo muovendo per la crisi che taglia gli stipendi di tutti i prestatori d’opera per effetto di una inflazione galoppante:il Governatore della Banca d’Italia, Draghi, in un intervento all’A.B.I., ha recentemente affermato che “i salari sono fermi da 15 anni”, mentre prezzi e tasse sono andati ben avanti, addirittura stanno toccando vette da record.

La ricetta di Draghi ricalca quella della Marcegaglia – Presidente di Confindustria – diversificandosi solo nella tempistica: mentre il Governatore pone sullo stesso piano e contestualizza la diminuzione delle tasse sul lavoro e l’aumento della produttività, la responsabile degli industriali, pone ai vertici di qualsiasi modifica, contrattuale o di altro genere, il benedetto aumento della produttività, ottenuta la quale si possono negoziare nuovi contratti e si passa poi a chiedere al governo di ridurre le imposte sul lavoro.

Il discorso sulla produttività non è nuovo, anzi, direi che sembra quasi un chiodo fisso per la nuova inquilina di Confindustria; se ricordate anch’io – molto più modestamente – me ne sono occupato tempo addietro e, se potessi ridirei le stesse identiche cosa: il voler tirare fuori il concetto di produttività in un universo produttivo così tanto tecnologico, significa soltanto tirare fuori un problema che è al momento irrisolvibile: chi dovrebbe stabilire se l’aumento o la diminuzione della produzione dipende dal maggiore impegno del lavoratore o da cattiva gestione aziendale? No, amici belli, è un modo come un altro per sviare il problema che è invece quello della busta paga del lavoratore che non basta più a far quadrare il bilancio familiare.

Per quanto riguarda poi il problema degli aumenti dei prezzi, siamo partiti dall’imputare qualsiasi aumento a quello del petrolio: ed ora che il petrolio è in caduta libera, si dovrebbe verificare il percorso opposto, cioè i prezzi dovrebbero tornare al livello precedente e invece, se notate, neppure la benzina – che è direttamente collegata al petrolio – sta calando.

Gli altri comparti – pane, pasta e semola – dovrebbero anch’essi calare in virtù di un analogo calo delle relative materie prime, ma evidentemente nella cosiddetta filiera c’è qualche angolo buio nel quale si nasconde la speculazione e contro questa mi sembra che ci sia poco da fare.

Sul calo delle materie prime alimentari, occorre un breve discorso: mi sembra che si dicesse come gli imputati degli aumenti erano Cina ed India, in virtù degli incrementi demografici e delle “nuove bocche” che si apprestano a sedere a tavola: poiché la situazione dei due colossi orientali non si è modificata, mi sembra evidente che anche qui – ed io, modestamente, l’avevo detto – la colpa è solo della speculazione selvaggia.

Da questi pochi concetti traspare che in questo nostro mondo ci sono alcuni individui – non molti, un centinaio al massimo – che governano a loro piacimento i prezzi di tutte le derrate più importanti, facendoli fluttuare in base al guadagno del momento; e questi non sembra possibile individuarli e tanto meno colpirli: sarà vero??


This page is powered by Blogger. Isn't yours?