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martedì, luglio 01, 2008

NUDO CONTRO GRIFFE 

La cronaca dei giornali ci racconta una vicenda talmente strana che mi ha colpito in modo così pesante da indurmi a farvi partecipi di queste mie sensazioni.

Come è mio costume, prima la vicenda: siamo in una cittadina del Veneto e protagonista della nostra storia è una ragazzina di 12 anni che frequenta la scuola media inferiore; questa fanciullina ha una passione sviscerata per gli abiti griffati, ma i genitori non riescono – con le loro entrate – a soddisfare le voglie della figlia la quale, cerca allora con le proprie “forze” di ovviare a questa situazione e, così facendo, anche di “dare una mano alla famiglia” in quanto si rende autonoma nel vestire.

Cosa produce questo studio nella testolina di Barbara (ovviamente nome di fantasia)? Dunque, se il problema è trovare dei soldi, l’unico “strumento” nelle mani della ragazzina è il proprio corpo e, in particolare, la giovinezza del medesimo.

Ed ecco l’idea: Barbara ogni tanto si allontana dall’aula e si reca nei bagni della scuola da dove invia degli MMS (foto scattate dalla camera interna al telefonino) a propri “clienti” con i quali in precedenza ha fissato lo scambio; faccio l’ esempio: immagine del seno nudo tre euro, basso ventre e cosce, naturalmente nudi, 5 euro, nudo totale della ragazzina 10 euro; ci sono poi le pose più sexy che hanno un listino a parte.

Barbara, secondo le ordinazioni avute, invia ai propri compagni di classe le immagini richieste e, una volta tornata in classe ed accertatasi che tutta l’operazione è filata liscia, incassa i soldi pattuiti e li mette da parte fino a quando non ha raggiunge i 180 euro occorrenti per comprarsi quegli splendidi jeans firmati da quel celebre stilista che qualche volta si vede anche in TV (è solo un esempio, ovviamente).

E adesso qualche commento: il primo che mi balza davanti è la leggerezza dei genitori che durante l’intera vicenda appaiono come cerberi limitatori delle spese della figlia ma non si accorgono che quello che loro negano la figlia indossa comunque: come è possibile che non si siano accorti di niente?? Quando entrava in casa indossando i Jeans che loro le avevano rifiutato non le hanno chiesto dove li aveva “trovati”? Credo che siamo in presenza di una carenza gravissima di comunicazione.

Abbiamo poi la piccola Barbara il cui comportamento merita alcune osservazioni: la prima discende dal fatto della disobbedienza ai genitori (lasciamo pure perdere…!!) e prosegue con l’ingegnoso (non so se è il termine più adatto) sistema della nostra giovincella per raggranellare dei soldi; questo anzitutto significa che la ragazzina si è già resa conto che il proprio corpo può essere fonte di denaro e questa scoperta evidentemente nasce dall’uso – scorretto naturalmente – dei mezzi di comunicazione di massa e in particolare della TV: in questi strumenti esiste un messaggio occulto per il quale “tutto può essere comprato” e “tutto può essere venduto” e in entrambe le operazioni deve esserci un esplicito tornaconto o godimento.

L’ultimo elemento che mi stuzzica è l’aspetto sessuale dell’intera storia: a mio modo di vedere siamo in presenza di qualcosa che va oltre (o viene prima) del sesso così come noi lo conosciamo; i ragazzini acquirenti delle foto non hanno poi cercato di “andare oltre”, limitandosi ad usarle, magari come salva schermo sul telefonino.

Magari sarà una sorta di insegnamento, propedeutico per una successiva “prima volta”, ma adesso siamo fermi all’ammirazione o poco più del corpo acerbo di una dodicenne che ha scoperto come questo suo corpo abbia un valore monetizzabile.

È una nuova forma di educazione sessuale? Forse è quella che meno traumatizza i giovanissimi, in quanto muove da realtà “virtuali” che loro ben conoscono!!


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