sabato, luglio 26, 2008
KARADZIC
E’ stato finalmente catturato Radovan Karadzic, detto “il boia di Srebrenica”, colpevole di alcune centinaia di migliaia di esecuzioni a danno dei bosniaci musulmani; il gentiluomo era alla macchia da 12 anni, dopo avere abbandonato il suo quartier generale nel 1996 ed essere diventato uccel di bosco.
Lo hanno rintracciato a Belgrado, dove il delinquente faceva il medico psichiatra, prescriveva cure “alternative” e si atteggiava a “guru”, sia per la foggia fisica (lunghi capelli bianchi portati al centro della testa e retti da un filo; fluente barba bianca e occhiali con lenti pesanti), ma anche per i discorsi che faceva ai suoi pazienti nel tranquillo studio medico da lui affittato, ma anche nelle numerose conferenze svolte in Jugoslavia ed in alcuni paesi vicini, tipo Austria e, si dice, anche in Italia.
Era ricercato dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, organismo istituito dall’O.N.U. nel 1993 con l’incarico di perseguire tutte le violazioni dei diritti umani nei territori della ex Jugoslavia durante le guerre che insanguinarono la regione tra il 1991 e il 1995.
La storia del personaggio prende l’avvio nel 1992, quando
La cattura di Karadzic ha fatto tornare alla ribalta il Tribunale speciale per la ex Jugoslavia, che sembrava caduto in letargo dopo il processo a Milosevic, ultimo suo atto di rilievo; la struttura di questa iniziativa mi interessa e quindi me la sono andata a cercare: ecco il risultato che riporto anche a voi.
È un vero e proprio Tribunale ed ha i suoi centri nevralgici nell’Ufficio del Procuratore e nel Collegio Giudicante; quest’ultima struttura è composta da 32 giudici, eletti dall’Assemblea Generale dell’ONU, ed è organizzata in collegi, di primo grado (3 magistrati giudicanti) e di secondo grado (5 giudici). In totale, l’organismo ha circa 1.100 dipendenti, comprese le guardie carcerarie, gli investigatori e gli interpreti; il budget complessivo per il biennio 2008-2009 è di 200 milioni di euro, cioè potremmo definirlo una comoda nicchia nella quale farsi il proprio nido ed invecchiare in tutta tranquillità all’ombra dei dorati stipendi: una notizia supplementare è che l’attuale Presidente è un italiano, tale Fausto Pocar; non mi meraviglio, dato che siamo così bravi a trovare situazioni di favore!!
Se vogliamo rimanere all’estero, dobbiamo rilevare l’inusuale viaggio di Obama, non ancora neppure candidato ufficiale dei democratici americani, in alcune capitali mediorientali ed europee; fra queste ultime, l’apoteosi si è avuta a Berlino, dove di fronte alla mitica Porta di Brandeburgo, ha scimmiottato Kennedy in un discorso ascoltato da circa centomila berlinesi, che potrebbe benissimo essere usato come testo per una canzone in stile “Beetles”, contenente tutta una sventagliata di “we can”, ai quali però ne mancava uno – forse il più importante – e cioè “we can delete war from our future”, tenendo presente che lei Mr. Obama, nel caso dovesse vincere le prossime elezioni, si troverebbe a gestire un bilancio del Pentagono che, da solo, potrebbe risolvere tutti i problemi del Pianeta.
Ci pensi, Mr. Obama, e aggiunga questo nuovo “we can” ai suoi slogan e cerchi, magari, di farlo usare anche a qualche suo collega!!