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martedì, luglio 29, 2008

COMPAGNI, MA DOVE STATE ANDANDO ?? 

Si è chiuso il congresso di Rifondazione Comunista e la lotta tra Vendola e Ferrero per la segreteria del partito, si è conclusa – di stretta misura – con la vittoria di quest’ultimo, il quale ha affermato come al primo punto del suo programma ci sia “la ricostruzione di un limpido conflitto di classe in questo paese”.

A parte l’aggettivo “limpido” che non mi è molto chiaro, ritengo di poter affermare che il partito della Rifondazione Comunista si impegna in una sorta di rivoluzione, magari in stile più moderno di quelle che la storia ci ha consegnato, ma sempre di rivoluzione si tratta, quando “la classe dominata, dopo avere acquisito i mezzi di produzione, abbatte la classe dominante e vi si sostituisce”.

Ma all’affermazione di Ferrero, tutta l’intellettualità che si proclama “di sinistra”, controbatte alcuni concetti che superano l’antica strada del richiamo all’operaismo, e ricorda, con saccenza, come “le classi non esistano più” e che “la classe operaia è minoranza nei ceti popolari”.

La prima affermazione (le classi non esistono più) evidentemente parte da uno stereotipo non ancora superato, ma ricordiamo loro e ricordiamocelo anche per noi, che “gli scalini” o “le classi” – chiamiamole come si vuole – esistono eccome e sono rappresentate dai diritti in mano a ciascuno di noi e dalle prospettive di vita che ogni individuo ha per se e per i suoi figli.

Sulla quale di questo possiamo considerare meglio la seconda affermazione (“la classe operaia è minoranza nei ceti popolari”) e qui il discorso si fa più complesso e richiede l’introduzione di un nuovo termine – caro a Pasolini – e cioè di “sottoproletariato”, con cui si intende la fetta di umanità che sta ancora aspettando di accedere al proletariato, cioè – per i canoni classici – la classe più bassa di tutte.

In quest’ultima categoria ci possiamo mettere tutti coloro che fanno parte del precariato, nonché la grande fetta di immigrazione che scende da noi per cercare da mangiare: se non sono sottoproletari loro non saprei dove cercarne altri.

Ma torniamo a Ferrero ed alla sua auspicata “lotta di classe”; come intende attuare questa lotta che, sia pure in forma surrettizia, incarna la rivoluzione?

E qui siamo veramente nel difficile, perché i canoni per la riuscita della rivoluzione sono sempre gli stessi: situazione oggettivamente rivoluzionaria (e questa ci potrebbe anche essere), classe sociale disposta a fare la rivoluzione (e qui mi crescono i dubbi) e per finire un partito autenticamente rivoluzionario (e qui i dubbi mi si ingigantiscono).

Spiegatemi infatti per quale motivo i vari Ferrero, Diliberto, Vendola, Giordano e compagnia bella, dovrebbero mettere a rischio la loro lauta prebenda mensile che gli proviene da “sudatissimi” anni passati in Parlamento (circa 10.000 euro).

Qualcuno mi dirà: ma ci sono le nuove leve, quelle che non sono integrati completamente con il partito ma che hanno altre vite trascorse in modi diversi, altre provenienze storiche: vogliamo fare qualche nome? Eccone uno: Vladimir Luxuria, imbarcato in Parlamento in virtù della sua “diversità” che al momento poteva apparire come qualcosa di rivoluzionario.

Fermi tutti, fermiamo le masse anelanti alla rivoluzione; Luxuria non è al momento disponibile, deve partecipare a “L’Isola dei famosi” per un compenso che è stato calcolato in 300 annualità di uno di quegli operai che sono in fila per fare la rivoluzione; ma si può andare avanti così? Eppure, miei cari amici, l’ho detto tante volte, ma voglio ripeterlo: con le “buone” non si risolve proprio niente!! Meditiamo gente, meditiamo!

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