<$BlogRSDUrl$>

sabato, luglio 05, 2008

ATTENZIONE ALLE STATISTICHE 

Dopo avere tanto parlato sull’abbattimento del potere d’acquisto su stipendi e salari, è logico complemento l’allarme di Confcommercio sul KO avuto dalla spesa degli italiani in questi ultimi tempi.

Ed allora si vede che due settori scontano la situazione direi quasi emergenziale: i beni per la mobilità (auto e combustibili) che calano del 13%, gli alimentari che fanno registrare un -3,3% e i beni e servizi ricreativi (immagino che siano cinema, teatri e altre forme di spettacolo) con un – 5%.

Questi dati mostrano un italiano più accorto nelle sue spese e più interessato ad altri comparti che, infatti, fanno registrare un marcato segno più: alludo ai beni e servizi per la comunicazione (telefonini e internet) che aumentano di oltre il 6% e quelli per la cura della persona (non credo ci vogliano delle spiegazioni!!) con un segno positivo del 3%.

Cosa significa tutto questo? Anzitutto che la spesa degli italiani non è fatta soltanto di spaghetti e di pane e prosciutto, ma comprende altre “abitudini” alle quali non si rinuncia, appunto il cellulare, il computer e le sedute nelle beauty farm.

Questo atteggiamento – che pochi rilevano – manda in crisi un’analisi corretta dei flussi di spesa degli italiani in quanto, dopo aver sottolineato i cali di benzina e alimentari – cose che finora segnavano sempre segni positivi – continua a marcare aumenti in settori nuovi o addirittura nuovissimi, come l’elettronica e la cura della persona (beauty farm e simili).

Quindi, se aumentano i cellulari e le fisioterapie e diminuisce il pane e la benzina, cosa significa, forse che sono cambiati gli usi degli italiani?

In parte possiamo dire che è così, ma non in forma assoluta; la spiegazione forse più corretta è che la spesa è diventata settorializzata per coloro che hanno “poco da spendere” (acquirenti di alimentari e di un po’ di combustibile per muovere l’auto), mentre per coloro che “possono” (utilizzatori dell’elettronica e della cura fisica) l’andamento del loro budget è sempre in salita.

C’è poi un'altra cosa che deve essere vista insieme all’andamento delle spese rilevato da Confcommercio: il settore delle utenze ed in particolare quelle delle quali non possiamo fare a meno.

Alcuni esempi: gas e luce hanno aumenti di oltre il 4% ed è difficile ipotizzare risparmi da parte del cittadino medio; le forniture di acqua potabile (almeno nella mia città) sono aumentate di oltre l’8%; il treno, e parlo di quello per i pendolari, cioè quello che uso io, ha segnato un aumento di quasi il 3%; la tassa sulla nettezza urbana (anche qui parlo della mia città) ha segnato un aumento del 9%.

Ecco, questi sono esempi di aumenti di costi ai quali il comune cittadino può contrapporre ben poco; mi spiego meglio: è difficile fare economia su quasi tutte queste forniture, addirittura impossibile per il treno e la nettezza urbana.

Questi “comparti” ai quali il cittadino non può far segnare una diminuzione di utilizzo, sono quelli che – a mio modesto avviso – discendono direttamente da organi pubblici o controllati dal pubblico e che “la mano pubblica”, come si diceva una volta, può far sentire la propria voce per regolamentare tali aumenti.

È chiaro che nei settori maggiormente privati, c’è poco da fare; anche Mister Prezzi (a proposito, ma c’è ancora??) non ha alcun potere di intervento, ma negli Enti Locali o nelle strutture dell’energia (ENI, ENEL) credo che lo Stato possa dire qualcosa; oppure non può niente neppure con chi sono di sua nomina??!!


This page is powered by Blogger. Isn't yours?