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lunedì, giugno 02, 2008

SUGGERIMENTI 

Sembra che a Raffele Lombardo, neo governatore della Sicilia, sia stato trovato un sistema elettronico, cioè un programma fatto ad hoc, relativo alle raccomandazioni ricevute, al successivo inoltro ed alla fase finale con i risultati e le comunicazioni al beneficiato; fate conto che l’artigianale metodo Mastella fa la figura del retrogrado e del dilettante.

Non meravigliamoci però, perché e il “sistema Italia” che è malato, laddove si vede che cambiano i governi – anche con una certa frequenza – ma il modo di fare e ricevere le italianissime raccomandazioni è sempre in auge, sembra quasi che si stia creando una coscienza collettiva di tipo mafioso.

Il “Divo” Andreotti aveva – forse ce l’ha ancora – una sorta di ciclostilato (a quei tempi!) nel quale bastava aggiungere il nome del destinatario della raccomandazione e quello del raccomandato; ed ebbe a coniare una celebre battuta, parafrasando Vittorio Emanuele “un sigaro ed una raccomandazione non si nega a nessuno”.

Ci troviamo qualcosa di male in questo andazzo? Diciamo subito che la sua evidente penalizzazione del merito nel contesto delle assunzioni è quello di cui adesso ci stiamo riempiendo la bocca, con concetti tipo: “dobbiamo lasciare fuori i parrucconi e mettere nuove linfe giovani”; ma oltre a questo non credo che faccia molti danni, anche perché il sistema è così abusato che una raccomandazione viene elisa da un’altra di segno contrario, per cui – essendo quasi tutti raccomandati – è come se quasi nessuno lo fosse: paradossale ma reale!

Sia chiaro che queste forme di “aiuto” sono utilizzate non soltanto per la Pubblica Amministrazione (Stato e Enti Locali), ma anche per le grandi aziende a carattere nazionale, dove molto spesso la dirigenza riceve una sorta di benestare dalle forze politiche; tutto questo potrà mai essere dimesso??

Accanto a questo malcostume, ne vediamo un altro nei suddetti Enti Locali: si tratta della diversificazione statutaria e regolamentare tra struttura ordinarie e quelle (Regioni e Province) a statuto speciale.

Sappiamo bene che queste realtà nascono per far fronte a spinte autonomistiche del passato (molto remoto) e in questo senso vanno intesi i molteplici benefici che vengono concessi a queste strutture, benefici che ricadono su quei cittadini.

Qualcuno di voi ricorderà che un annetto fa, molte province ai margini di regioni a statuto speciale, indissero dei referendum con cui si chiedeva ai cittadini se desideravano passare alla regione vicina (autonoma) e questi referendum dettero tutti il risultato sperato: andarsene dalla regione a statuto ordinario e approdare a quella a ordinamento speciale.

Ora mi chiedo – e Vi chiedo – poiché non sono più immanenti i motivi che determinarono quelle decisioni legislative (cioè nessuno se ne vuole più andare o con l’Austria o con la Francia o da sola, come la Sicilia e la Sardegna) e se qualche spinta autonomista esiste ancora sarà bene “favorirla”, non credete che sarebbe il caso di togliere questi assurdi privilegi che determinano delle autentiche disparità, così che l’impiegato della Regione Trentina guadagna molto di più di quello dell’Emilia e, soprattutto, ha diversi benefit che portano utili alla propria prebenda?

Se questo taglio non può essere fatto, allora mi viene da pensare che ci sono degli interessi di bottega di quello e quell’altro capoccia; penso male? Forse, ma come dice Andreotti, a pensar male si fa peccato ma ci si indovina quasi sempre!!


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