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sabato, giugno 28, 2008

SAREBBE DA RIDERE...SE NON FOSSE DA PIANGERE 

“Una notevole propensione a condotte vittimistiche e una marcata carenza di equilibrio, nonché una personalizzazione delle vicende processuali a lei affidate (soprattutto quelle aventi forte carattere mediatico) tali da determinare contrasti, conflitti e sospetti nei confronti di altri magistrati milanesi”.

Si tratta del giudizio su un magistrato, ma l’autore non è Berlusconi, come parrebbe, ma la prima commissione del C.S.M. e il destinatario delle maleparole è il PM Clementina Forleo.

Fin qui niente di strano, in quanto il C.S.M. tra le tante cose che dovrebbe fare c’è anche quella di sovrintendere alla condotta dei magistrati; il bello viene adesso, in quanto lo stesso PM milanese si è ritrovato di fronte all’organo di tutela dei magistrati per un’altra vicenda, quella legata alla richiesta di utilizzare le intercettazioni a D’Alema e Fassino per la vicenda Unipol e questo suo atteggiamento l’ha portata – come dire – “sotto processo”: il P.G. della Cassazione, Sorrentino, aveva chiesto la condanna alla sanzione della censura e al trasferimento d’ufficio.

Dopo aver letto – primo capoverso – il modo come il PM milanese viene considerato dai suoi colleghi, mi sembrava che “non ci fosse corsa” e cioè che la condanna per aver “violato gli obblighi di imparzialità ed equilibrio” fosse cosa fatta e invece la sezione disciplinare del C.S.M. ha assolto la brava Clementina perché “il fatto non costituisce illecito disciplinare”: come dire che in un mesetto e con due sezioni diverse la Forleo sembra “migliorata”, diciamo che sembrano due persone diverse; da notare che la “turbolenta” Clementina ha pendente un nuovo giudizio: vuoi vedere che rispunta fuori la sua “marcata carenza di equilibrio” e questa volta viene condannata? Non ci sarebbe da stupirsi più di tanto.

Intanto in Puglia una ventina di affiliati ad un clan malavitoso del Gargano, il più pulito dei quali aveva soltanto un paio di omicidi sul groppone, è stato rimesso in libertà in quanto – dopo tre anni di reclusione – i magistrati non sono stati in grado di istruire un processo e quindi, in gergo tecnico, si dice “decorrenza dei termini”; fatto sta che i galantuomini di cui sopra sono liberi come uccellini e possono farsi gli affari loro.

Volete sapere quale è stata la “scusa” addotta dai magistrati incaricati di questo procedimento? Hanno detto che la montagna di intercettazioni ordinate ed eseguite ha prodotto un volume altissimo di nastri che debbono essere tutti ascoltati e copiati, anche quelli in cui il boss chiama la madre per informarsi della sua salute.

Un profano, un normale uomo della strada come sono io, si chiede due cose: la prima è se esiste in ogni Tribunale o Procura un “capo” che possa dire al magistrato “tizio” di smettere di occuparsi di questo processo e di occuparsi di quest’altro, in quanto l’ultimo è più importante e contempla reati dei quali la pubblica opinione ha particolare ribrezzo (tipo quelli associativi).

Insomma se c’è qualcuno che possa selezionare è dare un ordine prioritario ai processi da istruire oppure se ognuno fa come vuole.

La seconda domanda che mi pongo riguarda il C.S.M.: sono molti i magistrati che ne fanno parte e mi chiedo chi potrebbe indurli (non tutti, solo una buona parte) a prestare - per un certo periodo di tempo - la loro opera di normale magistrato e quindi “aiutare” le Procure che sono con l’acqua alla gola per il troppo lavoro; smetterebbero così , per un po’ di tempo, di occuparsi della Clementina Forleo e si otterrebbe la permanenza dei delinquenti nelle patrie galere!! Non vi sembra un affare??!!


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