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domenica, giugno 08, 2008

A.N.M. 

La A.N.M. sta per Associazione Nazionale Magistrati (così come l’A.N.P. starebbe per Associazione Nazionale Precari) e riunisce i magistrati italiani (P.M. e Giudici); nei giorni scorsi si è tenuto un loro congresso e in quella sede il loro Presidente, tale Luca Palamara, ha bollato con parole di fuoco la ventilata proposta del Governo di introdurre il reato di clandestinità.

“Questo reato, qualora fosse introdotto, porterebbe gravissime disfunzioni per il sistema giudiziario e per il sistema carcerario”: queste le parole usate dal Palamara per sintetizzare la “collaborazione” che i magistrati intendono portare alla soluzione dei problemi della sicurezza.

Lo stesso magistrato ha poi continuato citando il caso dei “piccoli uffici dell’Italia meridionale, maggiormente esposti al fenomeno degli ingressi illegali, nei quali sarebbe però praticamente impossibile celebrare ogni giorno centinaia di udienze di convalida dell’arresto e processi per direttissima”; a questo proposito c’è qualcuno dei miei lettori che ha avuto modo di vedere quella serie di telefilm che si svolgono in un tribunale di New York aperto 24 ore al giorno e – proprio sui processi della notte – è incentrato il sequel, il quale evidenzia tutta una serie di reati di piccola entità, anche ripetitivi, ma che la giustizia persegue come se fosse omicidio: e la notte, nel “turno di notte” si ritrovano P.M., Giudici e avvocati; ve la figurate una cosa del genere proposta ai nostri magistrati e avvocati?!

Al congresso che ho citato all’inizio è intervenuto il nuovo Ministro della Giustizia, tale Angelino Alfano, (mentre a quello dell’A.N.P., Associazione Nazionale Precari non c’è andato nessun ministro e neppure un sottosegretario) che ha parlato di norma di dissuasione, come a dire che basta la parola per scongiurare il reato: ci credo pochissimo, comunque è una sorta di immagine che serve almeno a far sentire più sicura la nostra gente.

Già, perché ai nostro eroici magistrati continua a sfuggire il significato della frase che pronunciano quando emettono una sentenza, quell’”in nome del popolo italiano” che è una sorta di delega che la gente italica concede loro per risolvere i problemi di giustizia con la stessa volontà che li risolverebbe il prototipo dell’uomo della strada se fosse assiso nel nobile scranno.

E quindi mi chiedo e chiedo a loro: se ne sono accorti che la gente ha paura e che con il sistema usato dalla magistratura italiano negli ultimi anni non si risolvono i problemi – soprattutto psicologici – della gente, anzi si aggravano? Ed allora proviamo anche questa e pazienza se qualche magistrato dovrà saltare qualche ora di tennis per dedicare qualche ora in più al proprio ufficio.

D’altra parte, quasi tutti i paesi europei hanno questo reato nel loro ordinamento giuridico e non mi sembra che sia successo niente di spiacevole, quindi direi che sarebbe sufficiente andare a vedere come funziona la cosa in quei paesi (Francia, Spagna e Germania) ed applicarla, con le opportune ed eventuali modifiche, anche nel nostro paese.

E si ricordino tutti – magistrati, ma anche politici dell’opposizione che sembrano abbonati al “no ad ogni costo” – che alle prossime elezioni la gente che non avrà ottenuto quel minimo di sicurezza che sta implorando adesso, si cercherà una nuova strada politica a cui attaccare le proprie speranze e per entrambe le categorie sopra citate potrebbe andare molto, ma molto peggio di adesso.


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