martedì, maggio 13, 2008
QUI COMINCIA L'AVVENTURA
Stamani ho avuto modo di ascoltare alla radio – ero in macchina – il discorso con cui Berlusconi ha chiesto la fiducia al Parlamento; un paio di cose lo caratterizzano: la prima è un reiterato invito alla minoranza a collaborare con il governo ed a suggerire idee e proposte e, la seconda, fa trasparire la grossa preoccupazione per lo stato in cui versa la nostra economia e, in particolare, l’andamento della produzione industriale (quella dello scorso marzo ha fatto segnare un -2,5 rispetto allo stesso mese del 2007, dato corretto in relazione ai giorni effettivamente lavorati nei due periodi).
Subito dopo il discorso, la radio sulla quale ero sintonizzato ha sguinzagliato un proprio giornalista nei corridoi di Montecitorio per sentire alcuni commenti, in particolare da parte dell’opposizione: una costante che ho rilevato è che gli intervistati hanno quasi tutti ribadito come i provvedimenti promessi da Berlusconi erano già in animo di essere realizzati dal PD e, qualcuno, addirittura era già stato fatto; va bene fare il proprio mestiere (e quindi anche dire palesi menzogne), ma in questo modo non si coglie neppure lo spirito di apertura avanzato dalla maggioranza, spirito che farebbe tanto bene all’Italia (ma di lei chi se ne frega!) e che è in netta controtendenza con quella chiusura totale che ebbe il governo Prodi verso l’opposizione di allora.
Per quanto riguarda le aspettative che si possono ragionevolmente avere da questo esecutivo, ero e rimango scettico, specialmente per quanto concerne il capitolo dell’equa distribuzione delle risorse: queste tre parole sono state pronunciate anche da Berlusconi, ma da qui a vedere realizzato il programma che avrei in testa io, ce ne corre, specie per quanto concerne il ricorso ai valori che vengono messi in campo.
Ma, a proposito, cosa sono questi “valori”? Il Devoto-Oli è molto laconico al riguardo e li definisce: “nobiltà d’animo, come sinonimo di virtù”; ma proseguendo su questa strada, dobbiamo riconoscere un parametro sul quale confrontare i valori di ciascuno di noi e quale “metro” migliore di Dio?
Ma se Dio non esiste o comunque è indifferente alle nostre pene, allora non esistono neppure i valori, perché non c’è il “valore Assoluto” che possa essere preso come punto di riferimento da cui far discendere la stranota e strausata gerarchia fra ciò che è Bene e ciò che è Male.
Bene e Male, va bene, ma per chi? Per ognuno di noi il Bene è sempre lo stesso e altrettanto è il Male? Se lasciamo stare le cose di enorme evidenza, le catastrofi, le guerre (anche se fino a qualche tempo fa c’erano “le guerre giuste”), le carestie e cose del genere, quando scendiamo a livello del singolo essere umano, dobbiamo porci alla ricerca della condivisione dei valori.
Questo perché ognuno di noi vive all’interno di una società che gli “impone” determinate ideologie che non sono altro che un insieme coerente di valori; ma se tali valori ci vengono – come dire – inculcati a forza, in particolare attraverso i mezzi di comunicazione di massa, allora diventano cose che non ci appartengono in quanto tali, ma solo come sogni, come illusioni, cose cioè che servono a dare un senso alla nostra esistenza, ma che non appartengono alla realtà.
E badate bene che tali valori comuni (o condivisi come è meglio dire!!) diventano un elemento indispensabile per la sopravvivenza nelle attuali comunità; colui cioè che non ha “valori comuni” è destinato ad essere espulso – con le buone o con le cattive – in quanto corpo estraneo; e se i valori che ci vengono inculcati sono “negativi”? Allora la società è negativa!! Ma dove ci siamo ritrovati partendo dal discorso di Berlusconi!!