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martedì, maggio 27, 2008

PEARL HARBOR A MONTECARLO 

Altro titolo criptico che ovviamente necessità di una spiegazione e soprattutto della narrazione di un pomeriggio (domenica scorsa, 25 maggio) trascorso di fronte alla televisione a seguire il Gran Premio di Montecarlo di Formula 1.

Tutte le volte che la regia televisiva staccava dalla ripresa delle auto dei concorrenti, si portava sulla baia del principato dove erano all’ancora un numero indicibile di mega-yacht giunti sul posto anche per seguire l’evento sportivo che ormai fa parte delle manifestazioni di carattere mondano alle quali “proprio non si può mancare”.

Devo dire che le riprese erano ben realizzate, ma la lotta sportiva era abbastanza carente ed allora mi è subentrata una sorta di “noia esistenziale” e mi sono rifugiato in una specie di sogno/desiderio, sul tipo di quello usato da Antonioni in Zabriskie Point, quando fa “immaginare visivamente” al giovane protagonista che la mega villa del multimiliardario esploda in mille frantumi e di questa operazione l’autore effettua delle riprese, bellissime, da varie angolazioni per sottolinearne l’effetto “fantastico”: ebbene, io ho “sognato” che le navi alla fonda nella baia di Montecarlo, facessero la stessa fine della flotta americana ormeggiata a Pearl Harbor, che venne distrutta dagli aerei giapponesi; non ho deciso la specie degli aerei che avrebbero dovuto bombardare gli yackt cosmopoliti radunati a Montecarlo, ma possiamo fare delle ipotesi, sul tipo di “esercito del bene” oppure “armata degli onesti”, “stormo dei poveri” e potremmo continuare su questa linea, ma mi interessa che sia emerso il concetto.

Allora, andiamo avanti col sogno: le navi sono state tutte affondate ed i loro equipaggi sono in fondo al mere; quale risultato abbiamo ottenuto? Il mondo risulterà mancante di una serie abbastanza cospicua di multimiliardari, in massima parte “finanzieri” e in parte minore rappresentata da industrialotti che si sono fatti la barca lucrando sul compenso ai loro dipendenti; di grossi industriali ce ne sono pochi e quelli – “dal denaro antico”, come dice un mio amico – probabilmente saranno gli unici che salveranno la pelle.

E adesso cosa succede? Il mondo è più povero della massa di denaro rappresentata dai ricchi calati in fondo alle acque? Sicuramente no, perché il denaro – come ben afferma il filosofo Mathieu – “agisce senza essere una cosa fisica e senza neppure essere legato alla materia, se non come simbolo”.

Ovviamente il denaro deve essere distinto dalla moneta così come lo Spirito nell’ostia consacrata; e quindi possiamo dire che il denaro è un’idea, un concetto, una logica, un’astrazione, che però – come ognuno di noi sperimenta nella pratica quotidiana – ha una sua inequivocabile concretezza.

Ricordiamo una sola “avventura” capitata al denaro, o meglio ad un suo succedaneo, cioè alle azioni di Borsa: nel 1929 gli americani che avevano investito nella Borsa di New York, si ritenevano ricchissimi, ma fu sufficiente che qualcuno non credesse più nel valore di quelle azioni perché quelle ricchezze (cioè quel denaro), per effetto del trascinamento psicologico a valanga, si rivelassero per quello che erano effettivamente: carta straccia.

Mi sono svegliato di colpo perché il sogno è diventato un incubo: se paragoniamo il desiderio del bombardamento con quello accaduto a Pearl Harbor, non possiamo dimenticare che la guerra fu poi vista dai bombardati e non dai bombardatori e quindi, anche nel nostro caso, a vincere sarebbero sempre i “possessori del denaro”!!

E quindi, amici carissimi, io sarei dalla parte degli sconfitti!! E voi??


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