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domenica, maggio 04, 2008

LA RETE E IL TRENO 

Scusate il titolo un po’ criptico, ma se riesco ad esprimere con chiarezza il mio pensiero, poi si capirà l’accostamento; dunque tutto parte dalla messa sul sito dell’Agenzia delle Entrate dei dati relativi alle dichiarazioni dei redditi per il 2005 fatta sulla base di una legge del 1973, poco chiara, mai applicata e di una data nella quale non c’era Internet; dopo qualche ora interviene il garante per la privacy e intima al Ministero di togliere i dati, ma gli stessi continuano egualmente a circolare.

Come è stato possibile? Semplice: è accaduto che gli “internauti” hanno visto i dati sul sito del Ministero delle Finanze, li hanno riversati sui propri per poi includerli in alcuni motori di ricerca; in sostanza i blogger hanno fatto in tempo a copiare la lista delle dichiarazioni dei redditi del 2005 e rimetterla in rete incuranti dell’altolà del garante, la cui dichiarazione è sintomatica: “La diffusione in Internet anche per poche ore rende ingovernabile la circolazione e l’uso di questi dati, così come la loro protezione”.

La dichiarazione del garante è intrisa di impotenza ma anche di oggettività e prende le mosse dalla consapevolezza che la rete – quando riceve un dato – lo gestisce in forma assolutamente incontrollabile anche dagli stessi autori dell’immissione.

E qui subentra la comparazione con il “treno”, di cui ho parlato in un mio post di qualche tempo fa; la metafora è del Premio Nobel Rubbia e recita grosso modo così: “siamo su un treno che va ad altissima velocità, il quale, per una sua dinamica interna, deve continuare ad aumentare la velocità; non esiste un macchinista e quindi il convoglio va per conto proprio”. In questa condizione, hanno senso alcune domande che ci poniamo – e che a ben guardare valgono anche per la rete – ma alle quali non è detto che ci siano delle risposte (io almeno non le ho): dove sta andando il treno? Qual è il rapporto tra i viaggiatori ed il meccanismo che li sta portando? Possono i viaggiatori decidere quale deve essere la velocità e la meta del viaggio, oppure è il treno, la cui via è segnata dalle rotaie su cui è stato messo, a decidere per loro?

Ovviamente l’esempio del treno con cervello autonomo rappresenta l’attuale società con il suo continuo impellente bisogno di espansione, pena una catastrofe economico finanziaria della cui portata nessuno osa immaginare le conseguenze; e questo automatismo del sempre avanti senza che nessuno sia ai comandi della locomotiva, mi sembra facilmente assimilabile alla realtà della rete, la cui potenza è proprio nella sua possibilità di espansione fino a livelli ancora da scoprire.

Queste due realtà, la cui intima natura è strettamente connessa, hanno la caratteristica che nessuno di noi è stato interpellato per la loro creazione e nessuno di noi viene chiamato a decidere sulla loro prosecuzione; evidentemente esiste una realtà ineluttabile che ci “costringe” ad accettarle ed a farne il miglior uso possibile per ciascuno di noi, dando cioè fondo alla nostra intima personalità.

Ed è per questa ragione che trovo incomprensibile l’affermazione del nostro Presidente Napolitano in occasione della giornata della stampa: “in un mondo aggressivamente multimediale bisogna resistere per garantire la libertà e la dignità della stampa”; mi sembra una posizione di retroguardia – che non scuso neppure per l’età di colui che l’ha pronunciata – che non comprende come le situazioni multimediali hanno ormai il sopravvento su ogni altra cosa e che è vano soltanto il pensare di poterle abbattere.

Questo è il mondo, il nostro mondo e soprattutto il mondo dei nostri figli e dei nostri nipoti: non lo abbiamo scelto noi? Inutile adesso recriminare, l’importante e saperci vivere ed operare al meglio per il nostro e l’altrui bene; chiaro il concetto??


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