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venerdì, maggio 02, 2008

ANCORA SULLA GIUSTIZIA 

Ricorderete che tempo addietro – eravamo in piena campagna elettorale – ebbe a dire che uno dei problemi principali che attanaglia il nostro Paese è il pessimo funzionamento della macchina messa in piedi per amministrare giustizia.

È di questi giorni l’ennesima “situazione imbarazzante” (per la verità sono quattro) che mi induce a riprendere il discorso di allora, nel quale sollecitavo il nuovo esecutivo a occuparsi dei magistrati-bighelloni (quasi tutti) ed a premiare quelli efficienti (gli altri).

I primi due casi sono avvenuti entrambi a Padova, dove c’è stata quella che sento dire con sempre maggiore ricorrenza: imputato rilasciato per decorrenza dei termini di custodia cautelativa; il galantuomo in questione viene rilasciato in quanto nei termini previsti dalla legge non è stata ancora terminata la fase precedente al dibattimento.

Nell’altro caso – un assassino reo confesso – è stato rimesso in libertà l’imputato in quanto un documento che doveva essere inviato ai due avvocati difensori, è invece stato recapitato ad uno solo.

E siamo a due; gli altri avvengono in Calabria e riguardano assassini che vengono rilasciati per gli stessi motivi: uno per decorrenza del termini e l’altro per errata intestazione del documento di chiusura delle indagini (è stato mandato a due omonimi degli avvocati difensori).

Nel caso dell’assassino reo confesso di Padova, si tratta della barbara uccisione della fidanzata alla quale il gentiluomo in questione ha sparato in faccia: ebbene questo individuo scorrazza liberamente per le strade del paese che, guarda caso, è lo stesso della famiglia della ragazza uccisa; e non c’è niente da fare, fino alla fine del processo il signore si gode il bene più prezioso che esista al mondo: la libertà.

Lo sapete quello che mi turba? Nel caso della decorrenza dei termini, non c’è nessuno che si è accorto di questa scadenza? E nel caso positivo, non aveva la possibilità di dire ad un suo collega o subalterno che sia, di evitare – per qualche giorno – di andare a giocare a tennis o a golf e dedicarsi a sistemare queste pratiche, altrimenti alcuni imputati di gravi reati uscivano di galera? Nel caso negativo – ovvero se non c’è nessuno che può dire queste cose – mi sembra chiaro che siamo in presenza di una struttura di enorme importanza per la convivenza civile della nazione che è letteralmente allo sbando. Una proposta: anziché nominare i procuratori capo ed altri titoli roboanti del genere, passiamo a commissariale tutte le procure e questo signore dovrà rispondere direttamente al Ministro.

Lo so da solo che quello che ho detto è una fesseria, che non potrà mai essere realizzata, ma vorrei sapere come si intende procedere per ovviare a questa situazione di “giustizia negata”; ed è anche l’ora di smetterla di nascondere dietro ai pochissimi nomi eroici (Falcone, Borsellino, Costa) una sequela di bighelloni e di sfaccendati, anche scarsi nella propria professione, se e quando gli mancano i famosi “pentiti”.

Nei casi degli errori (un solo avvocato invece di due, omonimia dei difensori), credo che si dovrebbe operare allo stesso modo in cui si procede nelle altre strutture: chi sbaglia paga, e paga anche salato, dalla esclusione dalle graduatorie per le prossime promozioni, fino alla rimozione dall’impiego e, in qualche caso, anche alla richiesta dei danni, materiali e morali, che lo Stato subisce per siffatti comportamenti.

Sono conscio che sto estremizzando un problema comunque grave, ma nel nostro Paese bisogna per forza andare “sopra le righe” per essere compresi, magari anche solo in parte; e noi, gente, continuiamo a meditare, mi raccomando!!.


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