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domenica, aprile 06, 2008

QUALCUNO DOVRA' PENSARE ALLA GIUSTIZIA 

Ricorderete il caso, avvenuto alcuni mesi fa, di quel giudice che in otto anni non aveva trovato il tempo per scrivere le motivazioni di una sentenza a carico di un gruppo di mafiosi, con la conseguenza che i medesimi “galantuomini” erano usciti dalle patrie galere per decorrenza dei termini di custodia cautelare.

Le polemiche per l’uscita dal carcere dei mafiosi furono violentissime, con in testa l’indignazione del Presidente della Repubblica e del C.S.M., Napolitano, dell’allora Ministro di Giustizia, Clemente Mastella; quest’ultimo, l’11 gennaio, cioè quasi tre mesi fa, chiese di procedere nei confronti del giudice mediante la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio; è di questi giorni la replica del C.S.M., la cui negazione alla sospensione delle funzioni è addirittura umoristica, ma direi meglio grottesca: non viene accolta la richiesta del ministro in quanto “non c’è più urgenza”, nel senso che avendo lo stesso giudice depositato di recente la famosa motivazione della sentenza, si può attendere con calma gli esiti delle indagini in corso, una penale per omissione di atti d’ufficio ed una disciplinare.

Appare chiaro che la sentenza del C.S.M. non è censurabile, se non sul piano della comunicazione che viene data a tutti i cittadini ed al rispetto delle garanzie di tutti, non solo del giudice bighellone, peraltro già sanzionato due volte in passato, ma evidentemente con scarsi risultati pratici.

Prima di entrare nel vivo del problema “giustizia”, vale la pena spendere due parole sulla validità di questa “giurisdizione domestica”, della quale peraltro il Capo dello Stato è Presidente, anche se quasi tutti coloro che si sono succeduti nell’Alto Scranno hanno fatto finta di non ricordarselo; orbene, delegare ad altri magistrati la tutela della disciplinare interna dei giudici e dei P.M., è una conquista solo italiana (gli altri Paesi non l’hanno adottata nella forma cogente che abbiamo noi) e senza farla troppo lunga, mi limito a dire che il vecchio detto “cane non mangia cane” è sempre valido e soprattutto frutto di atavica saggezza.

Sul caso in questione sento dire le stesse cose di sempre e cioè: “bla….bla….bla… il rispetto per l’alta funzione della magistratura così come per l’impegno dei singoli che hanno pagato con la vita, è fuori discussione, ma quando ci sono casi, peraltro isolati di inefficienza, si dovrebbe intervenire….bla….bla”.

Io invece la penso in maniera opposta e cioè che i pochi casi isolati, riguardano coloro che fanno il proprio dovere fino in fondo e che la gran massa di magistrati è fortemente inefficiente, specie perché dedita ad altre cose: tutti voi conoscerete il magistrato che ha scritto un libro di grosso successo oppure quello che affronta con scioltezza Chopin in concerti pianistici al altissimo livello.

Sono solo due casi ma potrei continuare; evidentemente la professione di magistrato consente così tanto tempo libero da potersi dedicare a queste altre attività, peraltro molto ben remunerate.

A mia memoria c’è stato un solo magistrato – il capo dell’ufficio di Sassari (o Cagliari?) Pintus – che ha sostenuto questa tesi e cioè che nessun dirigente si può permettere di intromettersi nell’organizzazione del proprio ufficio: come dire che ognuno fa quello che vuole; ma mi chiedo se questa è “indipendenza della magistratura” oppure anarchia operativa a danno del cittadino, ovviamente il più debole, perché il potente sa arrangiarsi da solo, con l’ausilio di fior di avvocati con parcelle stratosferiche. Credo che il nuovo governo dovrà affrontare, tra i primi impegni, questa problematica!


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