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sabato, febbraio 23, 2008

UNA BELLA INNOVAZIONE DELL'ISTAT 

La chiamo io “innovazione”, perché ne ho contezza per la prima volta, ma potrebbe anche darsi che fosse una prassi di qualche tempo che a me era sfuggita; comunque sia è una novità interessante e che mostra volontà di affinare lo strumento statistico per i fini cui è stato inventato.

Mi riferisco ad una nuova rilevazione dell’ISTAT, che accompagna il normale carovita agganciato al consueto “paniere”: si tratta di un nuovo dato legato ai consumi quotidiani degli italiani (dagli alimentari ai trasporti, dai bar ai tabacchi ed ai ristoranti),dal quale quindi si sono tolte quelle spese, in particolare per l’hi-tec, che toccano la nostra tasca con minore frequenza (navigatore satellitare, TV al plasma, ed altre diavolerie del genere), rendendolo così più attuale e veritiero per la maggior parte delle nostre famiglie.

Orbene, questo nuovo “panierino” ha fatto registrare nel gennaio del corrente anno, un incremento di ben il 4,8%, oltre il 50% in più del già alto 2,9% dell’intero paniere, di cui abbiamo già discusso nel mio post n. 24 del 7 febbraio.

Con questo dato finalmente possiamo confrontarci, in quanto rappresenta la realtà degli aumenti e, contestualmente, di quanto sia diminuito il potere d’acquisto delle buste paga. Sindacati e Associazioni Consumatori sono entrati immediatamente in fibrillazione e sulla base di questi dati pretendono che l’ISTAT riveda l’intero paniere rendendolo più vicino alla verità; d’altro canto dobbiamo dire che il dato del 4,8% è il più alto fatto registrare negli ultimi undici anni.

All’interno di questo dato abbiamo una sorta di classifica dei rialzi che vede ai primi tre posti il pane (+12,8%) la pasta (+10%) ed il latte +8,7%).

Non vorrei ripetermi, ma il problema che si porrà al nuovo esecutivo che nascerà dalle elezioni di metà aprile, è quello di reintegrare le buste paga degli italiani in modo tale da raggiungere un livello accettabile di potere d’acquisto; insomma, se non fosse una parola proibita, mi verrebbe di usare il termine di “ripristinare la scala mobile”, ma non mi pongo in forma assolutistica e mi aspetto di vedere qualsiasi altra manovra che riesca a realizzare questa forma di restituzione di potere d’acquisto.

Al momento nessuno dei due schieramenti impegnati nella campagna elettorale mostra il minimo interesse al problema: si fanno alcuni accenni, assolutamente generici e non in sintonia con il problema, come il concetto di salario minimo, oppure l’altro che prevede la diminuzione dell’IRPEF di un punto per i prossimi tre anni, a patto che il Paese faccia registrare una contestuale crescita del PIL.

Tutte idee da valutare positivamente, ma nessuna di queste affronta il vero problema sul tappeto che è quello di (lo ripeto) ridare a stipendi, salari e pensioni, lo stesso potere d’acquisto che gli è stato tolto da questi e da altri aumenti: sono convinto che non è facile trovare un sistema valido, ma sono altrettanto convinto che se il nuovo governo non interverrà efficacemente su questo comparto, sarà considerato come quello che è stato sostituito e che adesso tutti gli alleati fanno a gara a spernacchiare.

Nelle Marche si sta tentando una specie di esperimento che vede insieme Produttori, Commercianti e Consumatori, impegnati a varare un blocco temporaneo (sei mesi) dei prezzi di un paniere di prodotti di largo consumo (grosso modo quello usato dall’ISTAT scremato dai prodotti di lusso); tutti i partecipanti all’iniziativa sono impegnati a segnalare al famoso Mister Prezzi o alla Guardia di Finanza, eventuali speculazioni da qualunque parte si verifichino: vediamo come va a finire!!


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