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sabato, gennaio 05, 2008

PARLIAMO UN PO' DI PETROLIO 

In questi primi giorni del 2008, si assiste ad un curioso balletto: aumento dei prezzi su energia e generi alimentari e, in contemporanea, clamorosa impennata del prezzo del petrolio che raggiunge la soglia di 100 dollari al barile, livello assai critico, psicologicamente, per i mesi a venire.

Ho da sempre sostenuto che le crescite e le decrescite del prezzo del petrolio non hanno una base nella realtà, ma tutti ci hanno dato ad intendere che invece era così: l’aumento della richiesta, da parte di Cina ed India, induceva i paesi produttori ad aumentare il prezzo del greggio; ma allora, mi chiedevo, se è così il ribasso da cosa dipende, dato che l’aumento della domanda da parte di questi paesi emergenti è ormai strutturale? No, non è così o almeno non è solo così!

Ed ecco che timidamente, senza articoli ed interviste televisive, si comincia a dire la parola giusta: speculazione; si va bene, ma come funziona questa stramaledetta speculazione? Semplice, facendo le quotazione sul petrolio virtuale e non su quello reale.

Volete un esempio: all’inizio dello scorso mese di ottobre la Borsa americana ha fatto registrare un massimo di scambi per oltre 500 milioni di barili di petrolio, ma la produzione del greggio di riferimento è stata di appena 0,3 milioni di barili; analoga situazione si è venuta a creare anche nelle borse europee.

Quindi, cosa significa questo? Significa che non si contratta la materia prima ma si scommette e si specula sul suo rialzo o ribasso, con riferimenti che si vanno facendo sempre più labili, al prodotto reale.

Del resto questo “modus operandi” è già patrimonio delle Borse nelle quali si scommette sul rialzo o sul ribasso di un titolo e questo indifferentemente dal proprio portafoglio titoli: come dire che gioco sul rialzo di tizio e sul ribasso di caio, poi al termine del periodo di riferimento si fanno i conti e si vede se ho guadagnato o rimesso.

Adesso, queste contrattazioni virtuali che sono più una “scommessa” che un vero investimento, sono entrate a pieno titolo anche nel mercato del greggio, tant’è vero che ormai le decisioni del mitico OPEC – che ha fatto tremare generazioni di automobilisti – adesso hanno pochissima incidenza sulla formazione del prezzo: altre sono le fonti da considerare per questa quotazione, ed in primis l’andamento della finanza, cioè le decisioni della Federal Riserve americana o della Bce europea.

C’è un altro dato che ho appreso da un bell’articolo dell’economista Alberto Clò ed è il nome di chi sono questi “scommettitori”: anzitutto diciamo che rappresentano il 90% di tutte le transazioni, lasciando agli operatori petroliferi puri solo il 10%; e poi hanno nomi altisonanti, dalla Goldman Sachs alla Morgan Stanley, dai maggiori “hedge funds” (fondi di investimento) fino ai più importanti “traders” internazionali.

Possiamo quindi dire che questi cento dollari si riferiscono ad un “barile virtuale”, che ha al suo interno i bit provenienti dalle contrattazioni speculative; ed è questa speculazione che crea e distrugge ricchezza.

A proposito, tra questi “giocatori” ce n’è uno che vince sempre: lo Stato, che su ogni aumento della benzina e del gasolio, applica implacabile l’IVA del 20% e quindi si fa ricco sulle disgrazie della gente; salvo poi sentire i vari ministri stracciarsi le vesti in televisione contro i petrolieri o contro i distributori, indicandoli all’opinione pubblica come affamatori della gente; e loro…..ma mi facciano il piacere!!


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