sabato, gennaio 26, 2008
E ORA ??!!
Come era largamente previsto da tutti gli osservatori politici, il governo Prodi non ha ricevuto la fiducia al Senato e il Premier è stato costretto a dimettersi; vediamo come è andata: i “no” al suo governo sono stati 161, mentre i “si” hanno raggiunto solo quota 156 (i senatori a vita – assente solo Andreotti malato – hanno tutti votato per il governo).
I conti sono molto semplici: a Prodi sono mancati i due voti del partito di Mastella e i due di quello di Dini, oltre a quello di Fisichella che però si era già dimesso; se ciò non fosse avvenuto, cioè se i suddetti cinque nominativi avessero votato per la coalizione di appartenenza, i “no” sarebbero stati 156 ed i “si” 161, quindi il Senato avrebbe dato la fiducia al governo.
Ma ciò non è avvenuto e adesso – prima di parlare di quello che succederà da ora in poi – cerchiamo di individuare alcune portanti dell’insuccesso governativo: Dini era abbastanza previsto, vista l’uscita di un po’ di tempo addietro, motivata “ufficialmente” dalla cattiva gestione della cosa pubblica ed anche i dubbi di Fisichella erano noti da tempo, mentre il “no” di Mastella e di uno dei due senatori dell’UDEUR è cosa recente, da porre in diretta relazione con la bufera giudiziaria che
Ma è solo colpa di questi pochi senatori? Alcuni diessini non confluiti nel PD (Mussi e Angius) attribuiscono l’intera responsabilità dell’incidente a Veltroni per l’ultima uscita circa le prossime elezioni “con questa legge o con un’altra, il PD andrà alle urne da solo; soltanto dopo si cercheranno gli apparentamenti”.
È chiaro che i piccoli partiti della sinistra si sono sentiti “scaricati” e quindi si sono rivoltati ferocemente; però, al momento di votare in Senato, escluso il solito Turigliatto che ormai non fa più parte della maggioranza, tutti si sono disciplinatamente presentato a Palazzo Madama ed hanno votato compatti il “si” al governo.
Quindi, come si direbbe in un libro giallo, essi hanno un alibi solidissimo e non possono essere accusati di niente; allora dobbiamo far risalire tutto a Dini e Mastella? I numeri dicono questo e solo la più sfrenata dietrologia ci potrebbe portare in un’altra direzione.
Solo per inciso, dobbiamo ricordare che
E ora cosa si potrebbe fare? Sostanzialmente le strade sono due: un governo di “responsabilità nazionale” come auspica qualcuno, incaricato di fare una nuova legge elettorale, oppure si va subito alle urne con la normativa che abbiamo.
La prima strada ha un buffo nome, come se il governo che è caduto fosse stato “irresponsabile” e adesso ce ne volesse uno “di responsabilità”; e poi fare la legge elettorale: sembra facile, ma quando ci si mette ad un tavolo con tutte le forze politiche attuali, si vede che trovare una soluzione è come trovare la quadratura del cerchio: i tentativi abbastanza recenti di Veltroni e Berlusconi ne sono testimoni; in pratica i piccoli partiti non vogliono uno sbarramento e quindi se manca questa soglia salta qualunque impianto, sia quello “alla francese” che quello “alla tedesca”.
Comunque, un governo “di responsabilità” avrebbe anche il compito di portare la legislatura fino ad agosto, data nelle quale scatta il termine per beneficiare della “pensione”; poveretti i signori parlamentari, mi sembra giusto!!