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venerdì, gennaio 04, 2008

E DOPO LA BEFANA ?? 

Dopo il richiamo di Napolitano alla necessità di adeguare le buste paga di lavoratori e pensionati “che non ce la fanno più”, il primo a raccogliere la palla è stato Bonanni, Segretario Generale della CISL che ha dichiarato “dopo l’incontro dell’8 gennaio con il governo, potremmo dichiarare subito lo sciopero generale se non ci saranno fatti concreti entro, al massimo, il 20 gennaio 2008”.

Nello stesso periodo o giù di lì, ci sarà la verifica con i partiti della maggioranza nella quale sarà discussa la lista dei sette punti presentata da Dini, anch’essi contenenti una sorta di diktat, anche se alcuni di quei “punti” mi sembrano di difficile tempificazione.

Nel frattempo si sono messi in movimento i maestri del “rinvio è bello”: ha iniziato Padoa Schioppa che ha chiesto almeno di attendere la verifica del 31 marzo per controllare l’andamento dei conti dopo la trimestrale di cassa; ha proseguito il Ministro del Lavoro Damiano che si è allineato alla compagine dei rinvio, chiedendo più tempo e più pazienza ai sindacati e – di conseguenza – ai lavoratori.

È il solito minuetto che viene danzato sulla testa dei lavoratori che – nella migliore delle ipotesi – verranno mandati allo sbaraglio in uno sciopero generale dalla dubbia redditività, in quanto interromperà la trattativa e rimanderà il tutto alle calende greche; il problema, mi sembra di capire, è che non c’è molto tempo e occorre inventarsi una soluzione alle problematiche dei lavoratori e dei pensionati prima che questi si arrabbino davvero.

Chi mostra di avere trovato il sistema per aggirare velocemente leggi e procedure sono i nostri Deputati che ne hanno combinata un’altra delle loro; facciamo un passo indietro e ritorniamo all’inizio 2007 quando per entrambi i rami del Parlamento scattava l’adeguamento automatico di indennità legato alla retribuzione dei Presidenti di Cassazione; ebbene, in tale occasione i comportamenti di senatori ed onorevoli furono dissimili e, mentre gli inquilini di Montecitorio – baciati dal sacro fuoco del risparmio – decidevano di non adeguare le loro prebende, i senatori – evidentemente un po’ meno baciati – si adeguarono all’adeguamento, sia pure mugugnando, ne sono certo.

Adesso che si sono ritrovati staccati dai cugini senatori, i nostri onorevoli ci hanno ripensato e intenderebbero ripristinare la situazione precedente e quindi riprendersi l’adeguamento mancato nel 2007; in concreto, a fine gennaio i deputati dovrebbero ricevere un aumento di stipendio di 200 euro mensili lordi e quindi, ciascuno dei 630 inquilini di Montecitorio, percepirebbe non più 5.486 euro (cui se ne aggiungono 4.000 di diaria e 4.600 di rimborsi) ma 5.613 euro, con un incremento netto di “soli” 127 euro (gli mangia tutto le tasse, poveretti!!); se la mia calcolatrice non è guasta, farebbero 14.213 euro netti mensili che non mi sembrano comunque bruscolini.

Pensierino della sera: ma come possiamo soltanto ipotizzare che persone salite a tale livello di pappatoria siano interessati a sistemare le cose di quelle piccolissime formiche che stanno sotto le loro scarpe; essi sono votati esclusivamente a due cose, la prima a far lievitare la loro prebenda il più possibile e la seconda a fare in modo che la loro permanenza alla greppia duri il più a lungo possibile.

Quindi, se avevamo sognato un intervento dei nostri onorevoli teso ad alleviare i bisogni dei loro compatrioti “meno fortunati”, come si diceva una volta nelle altre sfere cattoliche, togliamocelo dalla testa: i meno fortunati, cioè noi) continuano a restare tali e la fortuna la lasciano tutta a quei compatrioti che agiscono in politica e nel suo sottobosco (C.d.A. di Banche ed enti pubblici, Aziende Municipalizzate, ecc.).


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