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domenica, dicembre 02, 2007

SE NON E' RAZZISMO QUESTO ??!! 

Ricordate le frasi tipo “ci servono”, “sono necessari alla nostra economia” che – riferite agli extracomunitari che legalmente o no approdano da noi - vengono ripetute fino alla nausea da politici e, soprattutto, imprenditori?

Da queste affermazioni ne discende che “se non servissero” li tratteremmo in ben altro modo, speronando le misere barche che tentano di attraversare il lembo di mare che ci unisce all’Africa, oppure fermandoli sul bagnasciuga, come voleva fare con gli angloamericani una frase di mussoliniana coniazione, oppure decimando quelli che provengono dall’est Europa.

Ci rendiamo conto che questo è vero, autentico razzismo? Noi importeremmo questo tipo di popolazioni che dovrebbero sostituire la mano d’opera locale in quanto quest’ultima si rifiuta di fare alcuni specifici ed umilianti lavori.

Un po’ come avvenne nell’Impero Romano che ad un certo momento della sua storia si trovò ad importare mano d’pera da altri mondi, già sconfitti ma non culturalmente superati, come ad esempio il mondo ellenico. E ne subì il fascino sottile e, in parte ne venne conquistato.

Ma torniamo ai nostri extracomunitari che arriverebbero in Italia (ma anche nel resto del mondo occidentale) per sostituire i nostri compatrioti nei lavori che non hanno più voglia di fare: anzitutto, se questo è vero, il nostro atteggiamento non ha niente a che vedere con la fratellanza, il multiculturalismo, l’integrazione razziale e culturale e tanti bei discorsi che sento fare: si tratta solo di una banale e vergognosa importazione di mano d’opera a basso costo, un po’ come facevano i grandi coltivatori di cotone americani nei confronti degli schiavi fatti venire (con le buone o con le cattive) a lavorare nei campi; ma in questo caso non si trattava di sostituire una manovalanza locale che non voleva più fare quel lavoro, bensì di abbattere l’incidenza del “costo/lavoro” in quanto gli schiavi costavano soltanto quello che occorreva per camparli.

Da noi, fatte le debite proporzioni, dato che i tempi un po’ sono cambiati e le vicende umane un po’ sono andate avanti, siamo all’incirca nelle stesse condizioni: la mano d’opera locale – sia per “colpa” dei sindacati o per altri motivi – sta subendo da anni degli incrementi; il produttore di materiale a bassa incidenza tecnologica, si sente tentato da una mano d’opera a più basso costo e, così facendo, abbatte i suoi costi (senza abbassare i prezzi) e aumenta i profitti.

Tutto bene, tutto giusto e tutto lecito, ma non mi si dica che gli extra comunitari sono una conseguenza del rifiuto dei lavoratori italiani o europei, perchè questi – se retribuiti in modo da poter campare la famiglia – fanno qualsiasi lavoro, più o meno umile; è l’imprenditore che ritiene “esoso” corrispondere al suo simile una paga così alta per un lavoro così umile; chiaro il concetto!!

E tornando per un momento ai romani dei tempi di Nerone, esse videro le grandi potenzialità dei greci e li impiegarono nella burocrazia statale (i famosi liberti) cosa che contribuì a rendere ancora più grande l’impero romano; noi invece si prendono donne romene laureate in psicologia e si impiegano come badanti, oppure ingegneri extracomunitari a pulire i nostri cessi; la differenza balza evidente e possiamo dire che i romani attuarono una integrazione culturale, mentre noi tentiamo di fare unicamente una sopraffazione etnica; in concreto stiamo creando una nuova categoria di paria: gli “schiavi salariati” (malissimo peraltro).


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