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martedì, novembre 27, 2007

TREMATE, LE STREGHE SON TORNATE !! 

Non molti dei miei lettori sapranno che lo slogan che fornisce il titolo a questo post era uno dei gridi di battaglia del movimento femminista negli anni a cavallo tra il ’60 e il ’70: ebbene, quel grido lo abbiamo sentito riecheggiare nuovamente nelle vie e nelle piazze di Roma, nella manifestazione contro la violenza alle donne, argomento che meriterebbe non uno ma cento cortei; vediamo come è andata.

A vederle sfilare con i soliti slogan e con il gesto delle due mani che formano un rombo schiacciato a simboleggiare l’organo femminile, mi sono venuti in menti tanti ricordi di quello che fu il femminismo, di quante speranze erano riposte in quelle lotte che, al momento, erano velleitariamente rivolte soltanto contro l’uomo/maschio.

Sinceramente, in quegli anni avevo sperato che il mondo potesse cambiare per effetto di una rivoluzione condotta dalle donne, ma poi il sistema, il lurido sistema, fece rientrare tutto in un alveo privatistico e tolse dalle strade dei personaggi scomodi che in quel tempo erano diventate famose: anche le dirigenti, le cape del movimento scomparvero dalla circolazione ma solo perché il potere trovò loro dei bei posti lautamente pagati, ma dove non contavano niente.

E adesso? Adesso si assiste ad un rigurgito di volontà di lottare, ma non si capisce (o almeno io non capisco), dove si voglia andare a parare: il motivo della manifestazione era la legge sulla violenza presentata dal ministro Pollastrini (“meno pollastrine e più ribelli galline”) della quale viene contestato il succo del provvedimento con questo slogan “se la violenza è sotto il tetto che ci facciamo con questo pacchetto?”.

In tutti questi slogan, in queste contestazioni, mi sembra di notare un feroce ed esasperato “grillismo”, specie nelle contumelie rivolte alle “donne ministro o solo onorevoli” con una generalizzazione delle colpe che non conduce a niente di buono.

Anche la Turco è stata pesantemente contestata e, con la mascella volitiva che si ritrova, ha replicato che “tutte le donne che stanno sfilando chiedono unità” (sembra una battuta di Berlusconi) al che si è beccata un’altra scarica di fischi e parolacce.

C’erano anche onorevoli dell’opposizione e si sono prese le loro fischiate, tanto per accomunare tutte le donne nello stesso destino; ci potremmo chiedere il motivo per il quale “tutte” queste donne che rappresentavano una qualche autorità sono state fischiate; forse viene loro imputato di essersi vendute al potere per fare carriera e per raggiungere posti di prestigio: non hanno tutti i torti!!

A dimostrazione della poliedricità dell’evento, c’era anche un gruppo di ragazze e bambine rom che innalzavano un cartello – in romeno, albanese, russo ed arabo – nel quale si poteva leggere: “La violenza sulle donne non ha colore, né religione, né cultura, ma solo un sesso: il maschio”. C’è qualcuno che se la sente di dar loro torto??

Ho parlato delle contestazioni alle donne, ma alla manifestazione c’era anche qualche uomo (giornalisti, fotografi, cameraman) che non sono stati soltanto contestati ma…semplicemente cacciati.

Cosa potremmo augurarci da quello che è successo ieri l’altro a Roma? Che il movimento femminista prenda coscienza delle proprie aspettative e cerchi di sviluppare un discorso comune contro il potere, tenendo comunque presente che al giorno d’oggi, il potere – quello vero – non fa distinzione tra uomo e donna e quindi anche loro farebbero bene a comportarsi allo stesso modo se intendono combatterlo.

Sapete qual è il mio timore (ce l’avevo anche quaranta anni fa): che le donne riescano a scardinare la porta del palazzo e che poi i primi ad entrarci siano i soliti uomini!!


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