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domenica, ottobre 28, 2007

FINALMENTE SI PARLA DI STIPENDI E SALARI 

Ha cominciato Draghi – governatore di Bankitalia – affermando una cosa che a definirla scontata è troppo poco e cioè che gli stipendi e i salari in Italia sono all’ultimo posto in Europa e questa circostanza è uno dei principali freni per lo sviluppo dell’economia in quanto frena i consumi.

Ovviamente tutti si sono detti d’accordo – ci mancava anche che non lo fossero – ma non ho letto un rigo di qualcuno che si avventurasse a dirci cosa fare per uscire da questa situazione.

Si sono avute soltanto delle uscite estemporanee, come quell’imprenditore marchigiano (da me citato nel post di ieri l’altro) che dopo aver provato a campare con lo stipendio di un suo operaio ed essere arrivato appena al quindici del mese, ha aumentato i salari di tutti i dipendenti di 200 euro; le notizie di stampa non dicono se tale aumento è diventato ormai un dato fisso per le retribuzioni dei suoi collaboratori oppure se è stata soltanto una mossa estemporanea.

Se la cifra è diventata “fissa” significa che il mercato in cui opera quell’imprenditore gli consente questo aumento, a meno che lo stesso abbia tolto questa cifra dal suo utile; se è stata una tantum possiamo dire che il signore è un bravo pubblicitario perché con poche migliaia di euro ha ottenuto una campagna di stampa di valore infinitamente più elevato.

Ma torniamo a cercare una strada per questi benedetti aumenti: un’altra strada potrebbe essere quella “classica” dell’aumento riveniente da una trattativa sindacale, ma siamo solo a parlare di briciole, niente di significativo.

Come al solito mi viene in mente un sistema – strano, come sono strano io – che potrebbe fare al caso nostro; come al solito quando “invento” una di queste cose mi appare semplice come l’uovo di Colombo, poi però quando si va ad applicarla arrivano i guai.

Allora, partiamo dal presupposto che sul monte salari, le trattenute per oneri sociali e fiscali incidono da un minimo di un terzo 35%) a circa il 50%; ed io propongo una cosa molto più articolata che vada da un minimo del 20% ad un massimo del 75/80%.

Mi spiego meglio con un esempio: uno stipendio lordo di 2.000 euro al mese non può tollerare un abbattimento per tasse e oneri sociali superiore al 20%, cioè 400 euro, fornendo così un netto di 1.600 euro mensili che considero come un baluardo insuperabile, un limite cioè che rappresenta il minimo indispensabile per un individuo per campare.

Chi guadagna di più, paga di più (come è logico) e quindi, facendo un altro esempio, il barbiere della Camera dei Deputati che ha uno stipendio di 133mila euro l’anno, si ritrova un mensile di oltre 11.000 euro, sui quali pagare il 60% di tasse e quindi gli rimarrebbero 4.400 euro il mese che non mi sembrano poca cosa, anzi sono certo che nessun metalmeccanico prende tali cifre.

Chi guadagna di più della cifra sopra indicata paga una percentuale superiore al 60%, fino ad arrivare al 75 e in alcuni casi all’80%: tanto, statene certi, gli resta da campare lui ed i figli per le prossime tre generazioni!!

Questo è un sistema che allargherebbe la base imponibile non solo come individui ma anche come percentuali di trattenute, un sistema che fornirebbe alla società una maggiore giustizia sociale (e quindi non è proponibile!!) nell’unico modo di tassazione proporzionale, perché per il resto ai nostri governanti piacciono tanto le “imposte” (sulla benzina, sulle sigarette, ecc) che fanno pagare la stessa cifra all’operaio che usa l’auto per andare a lavorare ed al multimiliardario al quale serve per andare a vedere lo stato dei lavori sul suo ultimo yacht.

La giustizia sociale è un’utopia, lo so, ma io continuo a sperare!!


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