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domenica, ottobre 07, 2007

ESCATOLOGIA 

Questa volta lasciamo in pace Prodi, Berlusconi, Mastella, Santoro, Grillo e compagnia bella; questa volta voliamo alto, altissimo, così alto che se c’è qualcuno che soffre di vertigini è meglio che scenda: questa volta affrontiamo – con le mie misere e poverissime forze – la soluzione escatologica dell’esistenza, una ricerca, cioè, su cosa pensiamo ci sia dopo.

Quanti di noi non hanno pensato, in qualche momento di particolare disperazione, di lasciare questo mondo a chi ci sta bene e “togliere il disturbo”? Credo che questo tragico pensiero sia venuto almeno una volta a quasi tutti, credenti, poco credenti e atei; ebbene, questa soluzione che qualcuno di noi può cercare di dare all’esistenza è la cosiddetta soluzione escatologica, soluzione che discende da due considerazioni: la prima è la “fede” (cioè la speranza) che dopo la morte ci sia un mondo migliore nel quale rifugiarsi, e la seconda è che non ci può essere una condizione peggiore di quella che l’individuo sta vivendo in questo momento.

Il cristianesimo, in particolare il cattolicesimo, fornisce ai credenti una visione del mondo dell’al di là che è in parte idilliaca (l’incontro con Dio) e in parte piena di sorprese delle quali non ci viene svelato il finale.

In concreto, la religione augura ai morti di “riposare in pace”, quindi si tratta non di una “sparizione” completa ma di una sorta di sonno dal quale è previsto il risveglio al termine del Mondo, che si sostanzierà con l’abbraccio di Dio (per i giusti) o con la pena che Dio ci vorrà far scontare prima di unirsi a noi.

L’ateo, da parte sua, considera la morte come una fase della vita e quindi non si aspetta niente dal “dopo”, sapendo che il corpo è soltanto materia (non crede nell’anima o come si vuol chiamare l’entità ultima dell’uomo) e quindi la morte è soltanto la conclusione di un ciclo al termine del quale non ci sono premi o pene da scontare, non c’è proprio nulla,”il nulla”.

È chiaro che la soluzione prospettata ai cristiani dalla loro fede è più “invogliante” a fare il grande passo e infatti – se ci avete fatto caso – la frase “soluzione escatologica della tragica esistenza è applicata (in cinema o nella letteratura) da autori che o credono o sono alla ricerca di qualcosa di superiore; un solo esempio con il film “Mouchette” di Bresson – autore “quasi giansenista” – nel quale la tragica esistenza di una bambina che non ha alcuno sbocco positivo nella realtà del mondo, si risolve nella ricerca di una diversa soluzione “in un altro mondo”: è una vera “liberazione”!!

Ma torniamo un attimo a noi – in questo noi ci comprendo i credenti, i tiepidi e gli agnostici – e vediamo se al di là della fede si può trovare una comune soluzione: anzitutto chiariamoci che l’uomo è l’unico animale su questa terra che ha la lucida coscienza della propria limitata esistenza e della morte; questa attesa del compimento del proprio ciclo è quanto di più tragico si possa immaginare, poiché l’uomo si rende conto di andare verso la fine e non possiede alcuna leva per modificare la propria fine.

Quindi la concezione dell’esistenza ha un periodo di gioia e di spensieratezza ed uno successivo di presa di coscienza dell’incalzare del tempo: volete una delle mie idee (come al solito balzana)? Ebbene, se l’uomo dopo la sua morte, potesse andare a finire in una sorta di “loggione” dal quale poter assistere agli sviluppi delle situazioni personali che ha lasciato a metà, sono quasi certo che l’angoscia della morte sarebbe assai ridotta; potremmo appagare la nostra “curiosità” e quindi si accetterebbe meglio la morte fisica, in qualunque modo si pensi che vada a finire!! Siete d’accordo??


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