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martedì, ottobre 30, 2007

DONNE E SALARI 

Due argomenti che già mi avevano occupato nel passato, recente e un po’ meno, sono ritornati a galla con un certo fragore e quindi meritano una ripresa di interesse.

Il primo è quello riguardante la situazione delle donne in politica, argomento ritornato di moda per effetto della vittoria di Cristina Kirchner nelle presidenziali argentine: con l’arrivo di Cristina, sono salite a tredici le donne elette Capi di Stato o di Governo; se poi a questo aggiungiamo un certo numero di “donne di potere” (la Rice è un esempio) si arriva tranquillamente a 20; se poi si ipotizza l’arrivo della Clinton alla Casa Bianca (posizione che vale almeno per dieci), vediamo che il numero totale non è poi così basso.

Ma non mi interessano le “quote rosa” per un tipo di potere che è veramente decisivo, piuttosto mi interessa la situazione di quest’ultima arrivata nel Club delle Presidentesse.

Sembra infatti che la vittoria di Cristina Kirchner sia stata dettata da una sorta di strategia di famiglia: il marito Nestor ha retto il potere in Argentina per due mandati e – sotto il profilo costituzionale – non avrebbe potuto concorrere per la terza volta; allora il bravo maritino che cosa ti combina? Semplice, affida temporaneamente il potere alla moglie salvo riprenderselo alla prossima elezione.

Questo è quanto si mormora – a voce piuttosto alta, peraltro – nelle redazioni dei giornali e questo vi ho raccontato, soggiungendo che un potere preso in questo modo non deve inorgoglire più di tanto le nostre “donne in politica”. Piuttosto, quello che mi colpisce è l’assunzione del ruolo di Vicepremier e Ministro della Sanità da parte di Wu Yi in quella Cina da sempre e tuttora considerata maschilista al massimo grado e con le donne relegate all’ingrato ruolo di “angelo del focolare”: e invece anche lì qualcosa cambia; è qui da noi che non cambia mai niente.

L’altra notizia che mi ha colpito si riferisce ancora al caso del titolare di un pastificio marchigiano che ha concesso spontaneamente un aumento di 200 euro, quando si è accorto che con il salario dei suoi operai lui stesso non ce la faceva a campare.

Per cavalcare l’onda della notorietà, si è presentato allo Stabilimento il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, il quale ha lasciato andare alcune perle di “saggezza” che sono certo i lavoratori marchigiani ricorderanno per un pezzo.

Ha esordito dicendo: “Il vostro datore di lavoro ha avuto una buona idea, ma anche voi dovete puntare sulla contrattazione e sui sindacati.”. Poi, parlando dei salari, ha avuto un’uscita di quelle che mi fanno arrabbiare: “Che quelli reali non consentano di arrivare alla fine del mese noi lo sapevamo da anni e ora ci sono delle conferme molto autorevoli come quelle del Governatore Draghi”.

Piccolo commento: così, sono anni che tu e i tuoi compagni di merenda sapete che l’operaio non arriva alla fine del mese e cosa state facendo in proposito? Niente!! O meglio, delle lunghissime trattative per discutere su aspetti assolutamente appendicolari al problema reale, cioè come arrivare alla fine del mese.

Ma la cosa più gustosa l’ha detta all’uscita, quando ha chiesto agli operai se avessero un sindacato e si è sentito rispondere: “No, per nostra scelta”; sapete qual è stato il commento di Damiano? “Sono contento perché riceverete l’aumento, ma sappiate che è importante la contrattazione tra le parti sociali e fondamentali sono i sindacati”.

Altro piccolo commento: come suona tutto così falso, come un attore che recita una parte a memoria che ripete continuamente ma all’ennesima volta il pubblico si accorge che siamo lontani dalla realtà: perché è quello che ci interessa, è la realtà e non la finzione!!


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