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giovedì, settembre 13, 2007

PRIVILEGI PICCOLI E GRANDI 

Vorrei riprendere un piccolo accenno che ho fatto nel mio post di ieri: i privilegi che hanno i baroni dell’università (quindi non solo di medicina): il primo e più importante è quello di non essere soggetti a nessun controllo operativo, un po’ come sono i magistrati, i quali peraltro svolgono funzioni che possono essere compatibili con tale forma di indipendenza assoluta.

Citavo anche un “caso di scuola” – come si potrebbe definire la docenza da parte di professionisti affermati – e mi riferivo in particolare a professori di diritto che, contestualmente all’insegnamento, tengono aperti vari studi in altrettante città, attività che li prende ovviamente molto più dell’insegnamento.

Che io sappia, non esiste norma che gli possa impedire di comportarsi in tale modo e quindi – oltre che per mandare avanti le proprie attività di liberi professionisti – tali docenti possono mancare per i più futili motivi, dal tennis quotidiano giocato in orario di scuola, alla partecipazione a congressi di partito, ecc; tutto questo senza che nessuno possa dir loro niente: mi chiedo se sia giusto e quale sia lo spirito che consente a questi “valorosi” signori di fare come vogliono, lasciando la loro cattedra in mano ad assistenti, in qualche caso volontari, cioè non retribuiti e, in altri casi a personale che guadagna un decimo di quello che si intasca il titolare.

Detto questo, passiamo ad esaminare un‘altra stortura: come ogni autunno, anche quest’anno è cominciato il ritornello che “sono previste carenze nell’erogazione del gas” e quindi si comincia a chiedere sacrifici e riduzioni di consumi; in questa attività ci sono due opposte fazioni, la prima che imputa il tutto a carenze strutturali dei nostri sistemi di approvvigionamento, mentre dall’altra c’è il Ministro dell’Ambiente che ribatte sempre sullo stesso tasto: “prima di pensare alle infrastrutture, pensiamo a ridurre gli sprechi”.

Prendiamo quest’ultima affermazione e vediamo dove ci porta: ogni Comune ha fissato una gamma di accensione dei riscaldamenti a seconda del luogo e degli sbalzi climatici; ma mi domando: e se qualcuno, o molti, se ne fregano e tengono acceso il proprio calorifero per l’intera giornata chi se ne accorge? Direi proprio nessuno, perché non mi risulta che vengano fatte ispezioni o visite a sorpresa nelle abitazioni.

Quindi come si può ovviare a questa situazione? Semplice, aumentando il costo del gas (o del gasolio) e quindi “inducendo” i meno abbienti a tenere il riscaldamento spento per molte ore al giorno.

Naturalmente, coloro “che possono”, tale necessità non l’hanno e quindi possono sperperare a loro piacimento, senza che nessuno li scopra.

Conclusione: anche in una circostanza nel quale si chiede “a tutti” di risparmiare energia (anche per il conseguente inquinamento) finisce che solo i poveri ubbidiscono alla richiesta, mentre “gli altri” possono tranquillamente fregarsene, dicendosi che “non occorre che loro diminuiscano il riscaldamento, tanto ci pensano gli altri che poi sono di più”.

Ecco, questo fatto che i poveri siano “di più” diventa, da elemento puramente sociale, una caratteristica antropologica che consente ai ricchi di scialacquare anche per conto dei miseri!!

Quindi signori poveri che vi sentite in colpa se un giorno – causa un raffreddore – tenete acceso il riscaldamento un ora di più, pensate che è solo la vostra presenza che consente “agli altri” di fare il loro porco comodo. Capito tutto??


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