giovedì, settembre 20, 2007
DIZIONARIO E GRAMMATICA
Da un po’ di tempo m’imbatto in alcune frasi o parole che vengono usate da politici e giudici in modo molto disinvolto ma che per la gran massa di persone rappresentano delle autentiche rasoiate.
Tre sono gli eventi che contengono tali realtà “scritturali” (come si sarebbe detto una volta), la prima delle quali è la sentenza con cui il PM del Tribunale di Roma chiede l’archiviazione della vicenda Visco-Speciale (ricordate, quest’ultimo è quel generale della Guardia di Finanza licenziato dal ministro); il magistrato romano afferma che la condotta di Visco fu “illegittima” ma con “illecita”.
Ed allora, qui urge l’intervento del fedele Devoto-Oli che così definisce i due termini: per il primo, il mio dizionario così recita: “privo delle qualità o delle condizioni richieste dalla legge per il riconoscimento o il conferimento della validità giuridica”; vediamo adesso come viene definito il termine illecito: “non consentito dalla norma morale o dalle leggi civili o religiose”.
In soldoni, il magistrato avrebbe affermato che il ministro ha commesso un atto da censurare, ma nel quale non si riscontrano rilievi penali tali da continuare il procedimento: Dio mio, possibile che per decifrare una sentenza ci voglia il dizionario? E chi non ce l’ha? Probabilmente dà ai due termini lo stesso significato e si scaglia contro la magistratura per la palese incongruenza!!.
Il termine illegittimità (del quale già conosciamo il significato) accomunato ad “acrimonia” – del quale vi fornisco immediatamente la “traduzione”(acredine, asprezza, livore, rancore) - figura nella dichiarazione con cui Massimo D’Alema ha bollato un altro magistrato – il GIP Clementina Forleo – reo di avere chiesto al Parlamento l’autorizzazione per poter utilizzare le telefonate scambiate dal nostro Ministro degli Esteri con vari personaggi implicati nella fallita scalata di Unipol alla B.N.L.
Quindi anche qui abbiamo la presenza di un termine (illegittimo) che è ai limiti della legalità, pur non sconfinando in una piena illegalità; ed abbiamo poi il termine – direi abbastanza offensivo se rivolto ad un magistrato – di essere rancoroso verso l’intercettato.
Ma mi sbaglio oppure queste cose le diceva un tempo il compianto (ma non rimpianto) Silvio Berlusconi e tutti, D’Alema in testa, gli si scagliavano contro invitandolo a lasciare che
La terza disquisizione – questa volta sintattica e grammaticale – prende lo spunto dalla famosa definizione di “assassini” data a Biagi e Treu dal deputato di Rifondazione, Francesco Caruso, il quale, a seguito delle tante polemiche, “rimise il proprio mandato” alla segreteria del partito che adesso lo ha assolto, o meglio non ha ritenuto di doverlo sanzionare in alcun modo per le frasi ingiuriose in quanto le stesse erano rivolte alla legge e non a chi l’aveva scritta: c’è una grossa differenza? Forse si, in quanto tale norma venne approvata dall’intero Parlamento e dall’intero Governo, per cui sono tutti assassini e se sono tutti assassini nessuno è assassino. Chiaro il concetto??!!
Comunque il prode Caruso, per festeggiare la reintegrazione, ha promesso un po’ di “confusione” in occasione della manifestazione del 20 ottobre ed ha affermato: “non si può chiedere a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese di manifestare PER il governo”: devo dire la verità, questa affermazione non fa una grinza, ma allora deve prima confrontarsi all’interno del suo partito e dopo rivolgersi all’intero governo; questa sarebbe la prassi, ma si sa, in queste occasioni, si cerca soprattutto “visibilità”.