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giovedì, agosto 09, 2007

GIOVANI, FATE COME NEL '68 !! 

Mi è piaciuto Baffino, al secolo Massimo D’Alema, quando pochi giorni fa, rivolgendosi ai giovani militanti dei D.S. li ha spronati ad essere “come la generazione che nel ’68, sia pure rumorosamente e fra tanti errori, si è fatta strada ed ha lottato per affermare le proprie convinzioni”.

Ed è tutto vero quello che afferma Massimo, che nel ’68 tirava le molotov e adesso siede alla Farnesina; non mettiamo in stretta relazione i due fattii, ma qualcosa c’entrano.

E vediamo a chi si rivolge D’Alema – dal suo alto scranno – ed io dal mio modesto blog gli faccio eco: i giovani di ora sono risultati sconfitti nella lotta per assicurarsi la conoscenza della comunicazione e non hanno compreso che ogni messaggio immesso nel circuito mediatico diventa una sorta di annuncio che sembra provenire dallo spazio siderale ed invece arriva proprio da lì, dalla porta accanto alla nostra, dove siede un signore che gestisce questo circuito.

Ma chi possiamo incolpare di questa gestione parzialissima della comunicazione? Forse Murdoch, forse Berlusconi – con tutti i suoi berluschini – forse Turner con le sue TV americane, forse Bill Gates con la sua intrusione nel campo della comunicazione attraverso l’uso a volte distorto dell’elettronica; forse, forse…..

Perché il problema sta tutto lì, nell’uso distorto dei mezzi e nella incapacità della gente ad accorgersi di questa distorsione che, piano piano diventa un qualcosa di fortemente gradito e addirittura da replicare più volte: se non si fosse capito, alludo ai vari reality che vengono propinati alla gente di tutto il mondo, oppure alle soap opera strappalacrime, tanto gradite dal pubblico femminile.

Per quest’ultimo prodotto televisivo, voglio raccontarvi una scenetta che mi è capitata in occasione di una mia conferenza sulla lettura dell’immagine: al termine del mio dotto intervento, mi si avvicina un giovane missionario destinato in Brasile e mi dice: “Sono completamente d’accordo con lei circa la necessità di alfabetizzare la gente all’uso dell’immagine, ma cerchi di risolvere il mio problema: io opero in una nazione e in particolare in una città che ha circa il 60% di analfabeti, ma che in ogni casa ha in ogni casa un televisore che trasmette quasi ininterrottamente delle telenovelas; come faccio ad inserirmi nella loro mentalità??”

Confesso che non ho saputo cosa rispondergli, anche perché quel mondo mi è completamente sconosciuto; gli ho solo detto che l’analfabetismo dei suoi brasiliani può forse paragonarsi alla nostra non-conoscenza dell’espressività dell’immagine e quindi, in fondo in fondo, siamo tutti sulla stessa barca.

Ma torniamo all’incitamento di D’Alema volto a scuotere la gioventù di adesso, spingendola anche a commettere errori ma almeno a fare qualcosa; invece la particolarità dei mezzi di comunicazione di massa è quella di rendere tutto bello, tutto soporifero, tutto in via di sistemazione, con altri che ci stanno pensando per nostro conto e che quindi ci lasciano liberi di occuparci di altro; di cosa? Ma è semplice, di seguire i vari reality oppure, se siamo sportivi, di vedere le partite del prossimo campionato in televisione.

Vorrei concludere utilizzando un modo di dire che anni addietro ha fatto scuola: “la religione come oppio dei popoli”; adesso abbiamo altre cose che rincretiniscono la gente e tra queste il posto principale è della televisione, vera creatrice di mentalità e quindi di modi di vita. Baffino, tu che adesso hai un po’ di potere, perché non metti obbligatorio un serio studio dell’educazione all’immagine??

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