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martedì, agosto 14, 2007

E QUESTA VOLTA DIFENDO PRODI !! 

Sulla polemica circa i modi con cui trattare Hamas, difendo Prodi, almeno fino a quando non mi accorgo che il suo ragionamento è nient’altro che un aggrovigliamento di concetti espressi in puro stile politichese.

Vediamo cosa ha detto il nostro premier, sia pure ancora in vacanza ed al riparo di un ombrellone sulla spiaggia di Castiglione della Pescaia: “Bisogna parlare con Hamas ed aiutarlo ad evolversi ed a lavorare per la pace”: in questo concetto non ci trovo niente che contrasti né con la logica e neppure con la politica; infatti non dobbiamo dimenticare che la fazione palestinese di Hamas ha vinto le recenti elezioni politiche e quindi rappresenta una parte notevole del popolo palestinese, per cui estrometterla e rinchiuderla, o meglio “ghettizzarla” nell’enclave di Gaza sarebbe un modo di dividere la Palestina ed il suo popolo.

Caso mai si potrebbe dire che a monte di ogni contatto e di ogni discussione si potrebbe “pretendere” che i leader di Hamas facciano un passo avanti verso il riconoscimento dell’esistenza dello stato di Israele, ma questo probabilmente avrebbe troncato la discussione sul nascere, in quanto Hamas si ostina a negare questo riconoscimento.

La presa di posizione di Prodi arriva dopo una serie di dichiarazioni del suo Ministro degli Esteri, D’Alema, tutte bollate da antiebraismo o – quel che è peggio – da volontà filo palestinese; adesso, sembra dire il premier anche per coprirsi le spalle all’estrema sinistra, ci sono anch’io in ballo e in due facciamo squadra.

Uno dei più accaniti accusatori delle parole di Prodi è stato l’onorevole diessino Furio Colombi, ex direttore de l’Unità, che ha stigmatizzato il comportamento del Presidente del Consiglio, affermando testualmente che “con i terroristi non si dialoga”, considerazione che non fa una grinza in linea di principio ma che viene sistematicamente violata nella pratica; ha poi aggiunto che questa presa di posizione è una sorta di approvazione della linea di Hamas e che, conseguentemente, la posizione di Abu Mazen viene fortemente ridimensionata.

Ed anche questo è vero, nonostante in politica ed in particolare in quella “estera” bisogna turarsi il naso con maggiore forza di quando si dialoga al nostro interno: di fatto la situazione palestinese – vera madre di tutti i problemi mediorientali – non può continuare come adesso e quindi si deve agire in modo tale da riportare a galla il principio “due popoli, due stati”, aggiornandolo magari con l’aggiunta di “democratici” subito dopo la parola stati.

Ma continuiamo adesso a concentrarsi sul concetto da cui siamo partiti: è lecito “parlare” con Hamas, anche se è tutto il male possibile e anche di più?

Vediamo anzitutto di definire meglio il concetto di parlare: per fare questo bisogna essere in due, ed entrambi vogliosi di comunicare, altrimenti si raggiunge il massimo della confusione e si arriva a tirare fuori la vecchia affermazione militaresca: “lei stia zitto quando parla con me!!”, con la quale si prevede un solo elemento autorizzato a parlare mentre l’altro deve solo ascoltare.

Questo non è “parlare con”…e non porterebbe a niente; auguriamoci invece che Prodi (e D’Alema) riesca a sbloccare la vertenza palestinese mitigando le pretese di Hamas e riconducendo i suoi dirigenti al tavolo della pace e che in tale occasione venga riconosciuto il diritto all’esistenza dello stato israeliano e al tempo stesso il diritto ad un proprio stato per il popolo palestinese.


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