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martedì, luglio 31, 2007

IL DEPUTATO GODURIOSO 

La vicenda è arcinota: un deputato dell’UDC di cui si conosce nome e cognome, si è presentato un paio di notti fa ad un ospedale romano accompagnandovi una bella signorina – si scoprirà poi che è una “squillo” professionista – la quale era in preda ad una overdose: al milite di guardia all’ospedale è stato riferito che l’onorevole proveniva da una suite di uno splendido albergo del centro romano, dove stava consumando un piccolo festino con un paio di signore (una è quella in overdose); la cocaina ci sarà stata oppure no, questo non lo sappiamo, ma il fatto che una delle partecipanti si fosse ridotta in quelle condizioni, qualche dubbio sugli altri ci resta: l’onorevole ha comunque smentito l’uso di droghe.

Non è mia intenzione compilare un post di accuse nei confronti dell’onorevole in merito alla “notte brava” e quindi se dovessi cascarci fatemelo notare nei vostri commenti; il mio intento è quello di commentare “i commenti e gli atteggiamenti” dei colleghi e degli altri (compresa la stampa perbenista).

Anzitutto i cosiddetti benpensanti si sono scapicollati a mostrare – per l’ennesima volta – tutti i benefici che un onorevole ha dall’appartenenza alla propria “casta”; e fin qui lasciamo perdere, perché sono cose note e arcinote.

In secondo luogo, i colleghi più vicino all’onorevole in questione, hanno prospettato una causale che sinceramente mi lascia sbigottito: “chi ha la moglie lontana va aiutato”; pensate che questa affermazione proviene da Lorenzo Cesa, segretario del partito al quale appartiene l’onorevole (adesso dimessosi per togliere l’imbarazzante presenza) e allora mi coglie l’obbligo di fare un paio di conti e rapportarli magari a qualche altro lavoratore pendolare.

Un deputato lavora in media 21 ore la settimana ed ha la settimana più corta che io conosca: inizia il martedì pomeriggio e termina il giovedì sera (ovvio, salvo casi eccezionali, tipo votazioni speciali ed altre cose del genere): non rientrano certo tra i “lavoratori usurati” e forse nemmeno tra i “lavoratori.

L’eroe della nostra storia è di Brindisi e non credo che possa sentire la lontananza dalla famiglie per quei pochi giorni che resta assente; forse è più probabile che la solitudine possa essere stata galeotta e qui gli sono sinceramente vicino.

Non sono vicino invece al già citato segretario Cesa che ha avuto il coraggio di continuare a sottolineare la vita dura di un deputato che lavora fuori dalla sua città ed ha aggiunto che da più parte gli viene detto che “si fa un gran parlare dei costi della politica e invece al parlamentare bisognerebbe dare di più e consentire il ricongiungimento familiare”.

E qui, amici carissimi, siamo in piena sbornia da arteriosclerosi oppure da qualche droga che non conosco: ma come, si invocano ancora soldi da utilizzare per il ricongiungimento familiare? Perché, quelli che prendono i signori onorevoli non sono sufficienti ad affittare casa a Roma e ad arredarla? E allora coloro che lavorano nelle altre strutture e che vengono trasferiti come diavolo fanno?

No signori, se avevo qualche dubbio sulla pusillanimità e sulla scempiaggine di coloro che – noi, stupidi – abbiamo mandato a governarci, questo episodio me li ha tolti completamente: questa classe politica non è difendibile, è convinta di avere tutti i diritti e nessun dovere, neppure quello di una minima decenza.

Non sarebbe stato più saggio commentare la vicenda con queste parole: “l’onorevole è un uomo, gli è capitata l’occasione e ne ha approfittato, come avrebbe fatto la stragrande maggioranza di noi tutti. Stop.”


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