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martedì, maggio 08, 2007

SECESSIONE 

Domenica scorsa, oltre al trionfo di Sarkozj, si è avuto un altro exploit nelle votazioni – di tutt’altro genere, ne convengo – che si sono tenute nel Veneto, dove otto Comuni dell’Altopiano di Asiago hanno scelto di abbandonare il Veneto e di trasferirsi nel Trentino Alto Adige: il risultato è stato a dir poco plebiscitario, con il 94,09% di cittadini che si sono pronunciati a favore della “emigrazione” in un’altra regione.

Alcuni giorni fa ho già affrontato il problema, ma vorrei approfondirlo, perché leggo commenti che si rifanno a concetti “ideologici” e invece – come diceva Sciascia, gratta solo un po’ l’ideologia e subito sotto ci trovi la “roba”, cioè l’interesse personale, tutto e soltanto materiale.

Anzitutto un commento del presidente della regione Veneto merita di essere riportato: “nessun comune potrà passare dalla nostra ad altre regioni, semplicemente perché gli oggetti dei desideri, in particolare la Provincia di Trento e quella di Bolzano, hanno votato nelle loro assemblee delle risoluzioni con cui dichiarano di non volere il passaggio di comuni del Veneto nella loro regione”.

Come si vede, c’è anche una difesa – probabilmente legittima – dei privilegi da parti di chi li ha e non li vuol allargare a nessun altro; cosa significa tutto questo: che il cittadino, se lasciato libero di fare come vuole, cerca il proprio tornaconto e basta, fregandosene non solo del bene comune – che nemmeno conosce – ma neppure di quello del vicino di casa.

Torniamo a parlare dei perché questi cittadini chiedono di “traslocare” in altre regioni; la ragione è di una semplicità disarmante e deriva dal fatto che questa regione dove si aspira di andare, gode di benefici che le altre nemmeno si sognano e quindi è facile attendersi che piano, piano anche altri comuni del Veneto (tra loro anche la celebrata Cortina) intraprenderanno la stessa strada e se non ci sarà una qualche disposizione legislativa, mi aspetto come minimo dei forti disordini di piazza.

A mio avviso la soluzione è semplice e complicata al tempo stesso: semplice perché basterebbe che lo Stato Centrale azzerasse tutti questi privilegi (attualmente ridicoli e antistorici) perché tutte queste ventilate secessioni rientrassero; difficile perché in tutti gli Stati – ma particolarmente in Italia – quando è stato concesso qualcosa a qualcuno è difficilissimo togliergliela; magari si preferisce ampliarla ad altri (non a tutti perché non sarebbe possibile) invece di toglierla a tutti.

Eppure diciamo la verità, eliminare i privilegi che queste Regioni hanno avuto all’indomani della seconda guerra mondiale, in quel particolarissimo clima, con le paure di autentiche secessioni, sembrerebbe la cosa più logica da fare, ma se fate caso, non se ne accenna neppure, proprio perché si ha paura che gli attuali destinatari dei privilegi da eliminare, si arrabbino e, da noi, chi si arrabbia ha quasi sempre ragione.

Ma qualcuno mi dovrà pure spiegare prima o poi per quale motivo il trattamento fiscale e le facilitazioni per l’acquisto di appartamenti, sono assai diverse nel Trentino rispetto all’Emilia? E perché gli stipendi dei dipendenti di enti locali in quelle regioni è almeno il doppio rispetto a quello dei toscani?


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